Cari amici di Duc in altum, vi propongo qui questo mio contributo per la rubrica La trave e la pagliuzza di Radio Roma Libera.
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Da quando non è stato più possibile recarci in chiesa per la Messa, mia moglie ed io partecipiamo alla celebrazione eucaristica quotidiana trasmessa in streaming dalla nostra parrocchia. L’appuntamento è alle 18:30 nei giorni feriali e alle 10:30 la domenica. Il parroco, per ovviare ai problemi di acustica (in chiesa c’era troppa dispersione), celebra la Messa in quello che prima era l’ufficio parrocchiale, in un’atmosfera molto intima.
Noi seguiamo la Messa al computer, che si trova in un locale solitamente utilizzato per il lavoro, lo studio o il gioco. Sgomberato il tavolo da fogli, portapenne e oggetti vari, vi stendiamo sopra una fascia bianca ricamata, con accanto un’icona che raffigura la sacra famiglia e una candela accesa.
Devo dire che all’inizio queste celebrazioni mi mettevano un po’ di tristezza. Mi sembravano simil-Messe. Più che pensare all’opportunità che mi fornivano, mi concentravo su ciò che mi veniva tolto. Adesso invece il momento della Messa domestica è tra i più belli della giornata. Mi sono rassegnato? Non penso. Sto solo cercando di cogliere il bene che c’è anche in questa situazione.
Il parroco è ovviamente da solo e la celebrazione è all’insegna dell’essenzialità. Una Messa “povera”, si potrebbe dire. E invece trovo che sia ricchissima, perché ci permette di rivolgere lo sguardo della mente e del cuore a ciò che è veramente importante, senza distrazioni, senza orpelli. Ogni protagonismo umano (che a volte, nelle messe “normali”, si manifesta nei celebranti e in noi fedeli anche se siamo animati dalle migliori intenzioni) è eliminato. Resta solo il rapporto fra noi e nostro Signore in virtù della mediazione del sacerdote.
Anche la Comunione spirituale all’inizio mi sembrava un “di meno”. Ora invece, mentre la recito, mi rendo conto che a volte, quando andavo a ricevere l’Eucaristia, ero veramente troppo distratto. Della Comunione, come dell’aria che respiriamo, avvertiamo l’importanza quando ci viene a mancare, ma la Chiesa, madre premurosa, non ci lascia senza risorse.
Un altro mio motivo di perplessità, circa la Messa via streaming, era il seguente: vuoi vedere, mi dicevo, che in questo modo, con queste celebrazioni domestiche e virtuali, il mondo darà a noi credenti un’altra spinta verso i margini della vita sociale? Vuoi vedere che un giorno o l’altro ci diranno che, poiché la fede è un fatto individuale, l’unica Messa consentita è quella domestica, così da non arrecare troppo disturbo al mondo circostante?
Ammetto che questo pensiero non è del tutto scomparso. Però adesso sono portato più a ringraziare per la possibilità che mi viene offerta e meno a temere per ciò che potrà succedere in futuro.
In inglese stream è il ruscello e to stream significa fluire. Ringraziamo il buon Dio che lascia fluire le Sante Messe nelle nostre case con questo flusso benedetto. E prepariamoci al gran giorno in cui potremo tornare finalmente a rendergli culto a casa sua.
I problemi sono tanti ed evidenti. Siamo praticamente agli arresti domiciliari, mentre la scienza e la politica non hanno risposte. Ci troviamo in una situazione che fino a poche settimane fa era immaginabile solo sotto forma di brutto sogno. La sensazione di essere abbandonati a noi stessi è forte.
Molti lettori del mio blog Duc in altum mi scrivono per denunciare la mancanza di voci credibili e coraggiose da parte della Chiesa gerarchica, la quale, a dispetto dei proclami di un tempo sulla Chiesa in uscita e gli ospedali da campo, appare adesso barricata nei palazzi e lontana dai fedeli che soffrono.
Tutto vero. Però c’è anche una Chiesa che, in silenzio, senza fare notizia, sta vicina ai sofferenti. Ci sono tanti bravi sacerdoti che, pur nell’obbedienza, si ingegnano per trovare il modo di continuare a essere uomini di Dio e di stare vicini al gregge. Lasciarsi prendere dallo sconforto o, peggio, dal risentimento sarebbe come cedere al Nemico tentatore, che in una situazione come l’attuale vede un’opportunità ideale per appropriarsi delle nostre anime.
Tutto ciò non significa che dobbiamo smettere di pensare, non significa che dobbiamo diventare docili automi nelle mani di chi ci vuole tenere sotto sequestro. Manteniamoci però fiduciosi. Da questa brutta storia dovremo uscire più forti, non più incattiviti.
Aldo Maria Valli