Una parola al giorno / Emergenza

Se c’è una parola che non sopporto è emergenza. Non per la parola in sé, poverina, ma per l’abuso che ne è stato fatto. Nevica un po’? È emergenza neve. Fa un po’ più freddo? È emergenza freddo. Fa un po’ più caldo? È emergenza caldo. Cresce l’inquinamento dell’aria? È emergenza smog. La spazzatura resta per le strade? È emergenza rifiuti.

Data la situazione attuale, naturalmente siamo in piena emergenza virus. Una volta tanto, non è un’esagerazione, ma l’antipatia per la parola resta.

La colpa dell’inflazione emergenziale è di noi giornalisti, spesso in preda a sensazionalismo acuto, oltre che affetti da cronica pigrizia nella ricerca di sinonimi.

Emergenza deriva da emergere: venire a galla, salire alla superficie. Tutto sommato, l’emergere di qualcosa dovrebbe essere un fatto positivo. Far emergere un problema è il primo passo per riconoscerlo e affrontarlo.

Il bello di questa brutta emergenza è che stanno emergendo tante qualità: l’unione, lo spirito di fratellanza, l’abnegazione, la generosità. Molte di queste virtù sembravano un po’ sonnacchiose e invece stanno emergendo alla grande. L’emergenza che mi piace.

A.M.V.

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