Una parola al giorno / Obbedienza

“L’obbedienza non è più una virtù” scrisse don Lorenzo Milani. Correva l’anno 1965, alcuni cappellani militari dichiararono di considerare l’obiezione di coscienza un insulto alla patria, e don Milani reagì con quella famosa affermazione.

La frase mi è tornata alla mente vedendo quanto spesso, in questi giorni segnati dal coronavirus, dai pastori ci viene ricordato che noi fedeli dobbiamo obbedire alle disposizioni dei vescovi, anche quando magari non ci piacciono troppo.

È curioso che questo pressante richiamo all’obbedienza arrivi da chi, avendo fatto propria la teologia di ispirazione post-conciliare, finora aveva sempre puntato su ben altri concetti, quali la coscienza, la libertà e, addirittura, il dissenso. Tutto improvvisamente dimenticato e sovvertito?

Per quanto mi riguarda, rispondo come Garibaldi al generale La Marmora: “Obbedisco”. Ben sapendo però che l’obbedienza più importante non è quella dovuta da un uomo a un altro uomo, ma quella dell’uomo a Dio.

L’esempio viene da Cristo, l’obbediente per eccellenza. Ecco allora l’obbedienza non come obbligo, ma come grazia. “Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi” (Mt 26:39).

Senza mai dimenticare le parole rivolte da Pietro al sommo sacerdote: “Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini” (At 5,29).

A.M.V.

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