Quella volta che Giovanni Paolo II ci parlò con gli occhi
Non voglio lasciare trascorrere questo 2 aprile, quindicesimo anniversario della salita al Cielo di san Giovanni Paolo II, senza un ricordo del grande papa che ha segnato la mia vita. Non userò tante parole. Mi limito a ricordare un piccolo grande episodio, chiedendo scusa a chi, eventualmente, me l’ha già sentito raccontare.
È un papa già molto anziano e sofferente quello che incontriamo in Vaticano alla fine di un’udienza generale nell’aula Paolo VI. Al termine del Grande Giubileo dell’anno Duemila (quanto lavoro!) ho chiesto di poterlo vedere con la mia numerosa famiglia (moglie e sei figli) e Giovanni Paolo II ha accettato.
In occasione di qualche viaggio in giro per il mondo gli ho detto che il suo ruolo è stato decisivo per mia moglie e per me. È stato lui, quando eravamo giovani fidanzati, a provocarci con la proposta di una vita coniugale nella fedeltà e nell’apertura alla vita. È stato proprio rispondendo alla sua provocazione e al suo incoraggiamento (“Non abbiate paura!”) che siamo sempre andati controcorrente, cercando di mettere al primo posto l’essere e non l’avere. È dunque una grande gioia potergli presentare una famiglia che è anche, veramente, la sua famiglia, nel senso che si è sviluppata alla luce del suo insegnamento e anche, un po’, delle sue date, visto che le due gemelle sono nate, come lui, il 18 maggio e l’ultima figlia il 22 ottobre, lo stesso giorno dell’inizio ufficiale del suo ministero petrino (data scelta poi per la festa liturgica di san Giovanni Paolo II).
Il vecchio papa, quel giorno del 2001, non è in grado di parlare. Ma non ha bisogno di parole per dire quanto è contento di incontrare questa famiglia che è venuta a salutarlo. A ogni figlio traccia il segno della croce sulla fronte e dà un buffetto sulla guancia. Mette le sue mani nelle nostre mani, sorride con gli occhi. Non possiamo fermarci, perché altre persone premono. Ma quei pochi attimi ci bastano. Chiedo una benedizione e la riceviamo lì, inginocchiati davanti a lui.
Di quel giorno conserviamo le fotografie, ma soprattutto il ricordo di un nonno sorridente e sereno, addolcito dalla vecchiaia e pieno di tenerezza verso di noi.
“Andiamo avanti con speranza!” (Novo millennio ineunte, n. 58). San Giovanni Paolo II, non ti abbiamo dimenticato.
A.M.V.