Uno dei concetti ai quali teniamo di più è anche uno dei più pericolosi per la nostra libertà. Parlo del concetto di sicurezza.
In questa situazione determinata dal coronavirus, l’idea di sicurezza è spesso evocata per giustificare il ricorso a norme speciali, la cui conseguenza è limitare o annullare alcune libertà fondamentali. Non sono un complottista, mi limito a osservare.
Niente di nuovo sotto il sole. La storia è piena di circostanze in cui chi detiene il potere fa ricorso al concetto di sicurezza per introdurre leggi speciali. Ma occorre rifletterci.
Pensiamo, per esempio, alla teoria del Security State, fondata sull’idea che le condizioni di emergenza, se non vengono fornite “in natura”, possono anche essere create o per lo meno non impedite, così da determinare i presupposti che a loro volta legittimano lo Stato di sicurezza. Vi ricordate il segretario di Stato di George Bush, il generale Colin Powell, che mostra la fiala con le presunte sostanze chimiche usate come armi da Saddam Hussein? Una bufala di Stato, usata dalla Casa Bianca per giustificare l’attacco all’Iraq.
Qual è, alla fine, la conseguenza di questo uso, diciamo così, un po’ spregiudicato del concetto di sicurezza? La riduzione o la limitazione delle libertà. A partire da una libertà in particolare: quella di pensiero e di informazione.
Ecco perché quando vedo e sento che il governo sta predisponendo una task force contro le fake news (chiedo scusa per questa abbondanza di parole inglesi, ma uso lo stesso linguaggio dei paladini della sicurezza) mi pongo qualche domanda.
In un sistema liberale non c’è posto per entità governative del genere. “Unità per il monitoraggio contro la diffusione delle fake news”. Così si chiama il nuovo organismo che, ci viene assicurato, sarà “molto snello, molto smart” e, ovviamente, avrà a cuore la “qualità della democrazia”.
Sarà pure smart, ma questa Unità per il monitoraggio mi ricorda troppo il MinCulPop di mussoliniana memoria o il Ministero della Verità di Orwell o il Komitet gosudarstvennoj bezopasnosti, ovvero il Comitato per la sicurezza dello Stato. Meglio noto come KGB.
A.M.V.