È osservazione comune che a causa della pandemia stiamo vivendo una situazione di crisi. Vado sul vocabolario e leggo che la definizione di crisi è “perturbazione o improvvisa modificazione nella vita di un individuo o di una collettività, con effetti più o meno gravi e duraturi”. Direi che è proprio la situazione in cui ci troviamo.
Altre definizioni: “Situazione di malessere o di disagio, determinata, sul piano individuale, da un profondo dissidio o squilibrio interiore, oppure, sul piano sociale, dalla mancata corrispondenza tra valori e modi di vita, per lo più sintomo o conseguenza di profondi mutamenti organici e strutturali”. “Situazione di stallo, di recessione o depressione, cui estensivamente si associano o si sostituiscono i concetti di mancanza, insufficienza, preoccupante diminuzione”.
Non dovremmo mai dimenticare però le radici profonde di crisi, dal greco κρίσις (krisis), dunque dal verbo κρίνω (krino), che vuol dire separare, cernere e quindi discernere, giudicare, valutare.
Da krino viene anche κριτής (krites), il giudice, l’arbitro, nonché κριτήριον (kriterion), quel criterio che era il luogo in cui si giudicava, il tribunale, ed è rimasto il metro per giudicare qualcosa o qualcuno.
Insomma, per farla breve: oggi diciamo crisi e pensiamo a qualcosa di negativo, ma non è detto. La crisi impone una scelta, è il momento delle decisioni. Significa anche fare auto-critica.
Purché, mi sento di aggiungere, il tutto avvenga nella libertà.
A.M.V.