E il coronavirus colpisce anche le casse vaticane. Parola d’ordine: austerità
Gli effetti economici della pandemia si fanno sentire anche in Vaticano. Nei giorni scorsi il presidente del Governatorato, il cardinale Giuseppe Bertello, ha emanato una serie di direttive per contenere i costi e razionalizzare le spese. Si tratta di stringere la cinghia a tempo indeterminato, tenendo conto che le casse del Vaticano già da tempo non godono di buona salute.
Le misure comprendono il taglio delle consulenze, il blocco delle assunzioni e degli straordinari, lo smaltimento delle ferie arretrate e la rinuncia a viaggi e trasferte di lavoro. Sospesi gli acquisti per arredi e suppellettili, anche liturgici; annullato il calendario degli eventi in programma per tutto il 2020.
L’appunto interno firmato dal cardinale Bertello parla di “pesanti ripercussioni” della pandemia sulla situazione economica e finanziaria della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano, un problema che si farà sempre più grave con il passare del tempo.
Bertello sottolinea che il futuro è “incerto” e ammette: “Non sappiamo per quanto tempo durerà l’inevitabile recessione economica”.
Indirizzata al segretariato generale, ai direttori di dipartimento, ai capi di ufficio, al direttore della farmacia vaticana e al responsabile dell’osservatorio astronomico, la nota raccomanda a tutti una drastica riduzione dei costi. Quanto al blocco degli straordinari, si precisa che eventuali eccezioni saranno possibili solo per ragioni istituzionali essenziali e che in questo caso bisognerà procedere con flessibilità e turni.
Totale l’eliminazione di conferenze, congressi, mostre e incontri di vario genere. La parola d’ordine è austerità, in attesa di tempi migliori che comunque non sembrano dietro l’angolo. I responsabili economici e finanziari della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano, afferma la nota, sono consapevoli del fatto che sarà necessario un lungo periodo per il completo ripristino di tutte le attività sia nel Governatorato sia, più in generale, nella curia romana.
Particolarmente pesanti, per le casse vaticane, le perdite, più di undici milioni, causate dalla chiusura dei musei, il 9 marzo. Occorre ricordare che, con circa ventimila visitatori al giorno, i musei vaticani sono tra le principali fonti di reddito per i sacri palazzi, con un introito di ottanta milioni all’anno.
In Vaticano, dove sono impiegate più di 4.500 persone, l’allarme per i conti in rosso era già stato lanciato ben prima della pandemia. Negli ultimi anni il disavanzo è cresciuto, fino a raggiungere un deficit di 70 milioni di euro. Nello stesso tempo le donazioni hanno registrato un netto calo.
Mesi fa aveva fatto notizia il taglio degli straordinari festivi per gli ascensoristi del palazzo apostolico, con la conseguenza che il papa, rimasto bloccato in ascensore, in assenza dei due addetti al servizio restò prigioniero per quasi mezz’ora prima che i vigli del fuoco riuscissero a trovare un tecnico, incrociato quello stesso giorno per caso.
A.M.V.