Ho notato che fra le espressioni nuove segnalate settimanalmente dall’Istituto dell’enciclopedia italiana, meglio noto come Istituto Treccani, c’è una presenza costante: la parola furbetto.
Negli ultimi tempi sui giornali è apparso il “furbetto del coronavirus”, il “furbetto del contagio”, il “furbetto della quarantena”, il “furbetto del decreto anti-virus”, il “furbetto dell’autocertificazione”, il “furbetto della spesa” e perfino il “furbetto del non resto a casa”.
Incuriosito da questa costante presenza della parola furbetto, sono andato a controllare e ho scoperto che l’Istituto Treccani, nella sua instancabile ricerca di neologismi, ha individuato negli ultimi anni quasi trecento espressioni che contengono la parola “furbetto”. Si va dal “furbetto del quartierino” (forse il padre di tutti i furbetti) al “furbetto dei libri scolastici”, dal “furbetto del bagaglio a mano” al “furbetto del bollo auto”, dal “furbetto del botteghino” al “furbetto del cassonetto”. Un elenco infinito che comprende anche furbetti del casello, del catasto, del cellulare, del certificato medico, del contatore, del contrassegno disabili, del divieto di sosta, del disco orario, del fisco, del Jobs Act, della Asl, della benzina, della bolletta, della dieta, dell’affitto, della pensione, della raccolta differenziata, della tesina, dell’ZTL, delle fatture gonfiate, delle polizze auto, dell’assegno sociale, dell’autocertificazione, del passo carrabile, del semaforo, del subappalto, del tubo del gas, del weekend, del ticket…
Non c’è niente da fare. Siamo, a quanto pare, un popolo di furbetti. Sarà per questo che poi, per governarci, abbiamo spesso bisogno di affidarci a un furbetto più furbetto di tutti?
A.M.V.