La parola catastrofe viene dal verbo greco καταστρέϕω, katastréfo, capovolgere. Era usata per descrivere il colpo di scena finale in un dramma e siccome la soluzione, di solito, era luttuosa, catastrofe è diventato sinonimo di rovina.
“È una catastrofe!” esclamiamo di fronte alla pandemia, ma, pensando all’etimologia della parola, possiamo anche augurarci una catastrofe nel senso letterale del termine, cioè un capovolgimento della situazione: dal male al bene, dalla tenebra alla luce.
Alle catastrofi è dedicato un vecchio libro che sono andato a recuperare. Si intitola Catastrofi a scelta e l’autore è Isaac Asimov, il famoso autore di romanzi di fantascienza. In questo libro, però, Asimov non si dedica alla fantascienza, ma alla scienza. In quanto biochimico, prende in esame una serie di fatti che potrebbero portare alla fine della storia umana ed elenca un po’ di tutto: collasso di stelle, morte del sole, bombardamento della terra da parte di asteroidi e meteoriti, eruzioni vulcaniche, perdita del magnetismo, glaciazioni. Ma ci sono anche le catastrofi determinate dagli umani stessi, per esempio attraverso l’inquinamento o una guerra nucleare.
Chissà che cosa avrebbe detto il vecchio Asimov, morto nel 1992, circa la pandemia da coronavirus. In ogni caso, alla fine del suo librone di quasi cinquecento pagine scrive: “Non vi sono catastrofi imminenti che non possano essere evitate”.
Insomma, dipende da noi. La vera catastrofe sarebbe non essere consapevoli di questa responsabilità.
A.M.V.