Come avrete letto, la Cassazione ha accolto un ricorso dell’Unione atei e agnostici razionalisti in un giudizio civile promosso dall’Uaar contro il Comune di Verona, il quale nel 2013 non autorizzò l’affissione di manifesti con la parola “Dio” scritta con la D in stampatello barrata da una crocetta e, sotto, la scritta: “Dieci milioni di italiani vivono bene senza D”.
Il diritto di professare un credo che si traduce nel rifiuto di una qualsiasi confessione religiosa, hanno sostenuto i giudici, è espressione della libertà di coscienza sancita dall’articolo 19 della Costituzione.
Ricordo l’articolo 19 della Costituzione: “Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume”.
Certo fa un po’ impressione vedere l’ateismo equiparato a un credo religioso, ma in fondo anche il non credere è un credere.
Comunque, non me ne vogliano gli amici atei e agnostici, ma rimpiango un po’ i tempi in cui il loro pensiero era espressione di un anarchismo che rifiutava fieramente ogni forma di potere costituito. Vederli adesso andare a piagnucolare dai giudici non è uno spettacolo edificante. Posso dire che non ci sono più gli atei di una volta?
A.M.V.