Mentre aspettiamo di capire come avverrà la Fase 2 (ormai quasi sempre scritta così, con la maiuscola, come fosse un’entità superiore), è tutto un disquisire di ripartenze. Nel lavoro, nel commercio, nell’economia, nella politica…
Prima del ciclone coronavirus eravamo abituati ad ascoltare la parola ripartenza in bocca ai telecronisti del calcio, i quali da alcuni anni chiamano così l’azione di una squadra che, conquistata la palla, passa dalla difesa all’attacco.
Ovviamente ci auguriamo tutti che la nostra ripartenza, dopo la quarantena, non sarà lenta e farraginosa, come certe manovre senza brio, ma rapida, veloce ed entusiasmante come un bel contropiede.
Non me ne vogliano i tifosi delle altre squadre, ma io, che sono nerazzurro fin nel midollo, ho in mente l’Inter anni Sessanta: due, tre tocchi, tiro, gol! All’epoca non le chiamavano ripartenze, ma di certo lasciavano di stucco gli avversari.
Sandrino Mazzola ripartiva come un missile, Giacintone Facchetti volava sulla fascia e da difensore diventava attaccante, Luisito Suarez con un solo passaggio faceva fuori un’intera difesa.
Anche per la nostra ripartenza ci vorrà gente così. Magari capitanata da un Helenio Herrera, il cui motto, oltre al celebre taca la bala, attacca il pallone, era: “Giocando individualmente, giochi per l’avversario”.
A.M.V.