Cari amici di Duc in altum, sulla questione delle Messe negate ecco due lettere che ho ricevuto e che mi sono sembrate meritevoli di essere condivise.
A.M.V.
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Stiamo dicendo al Signore che è morto invano?
Gentile Aldo Maria Valli, sono un lettore del suo blog e condivido e apprezzo il suo lavoro. Proprio per questo ho deciso di scriverle per proporle alcune considerazioni sulla questione del divieto di celebrare Messe con la presenza di fedeli.
Ho trentuno anni, sono sposato e ho due bambini. In quanto battezzato, penso che se noi avessimo davvero la fede avremmo continuato ad andare a Messa anche durante la pandemia. Certo, avremmo preso alcune precauzioni, come il distanziamento, le mascherine eccetera, ma senza diventare accondiscendenti rispetto allo Stato e al pensiero del mondo.
Nel bene e nel male il cattolico mette al primo posto Gesù. Non ci sono discussioni che tengano. Ed è assurdo che la Chiesa, con il papa in testa, si pieghi alle decisioni di un governo. Non solo e non tanto per una questione di diritti violati o atteggiamenti anticostituzionali verso i cristiani, ma per il fatto che il papa è il vicario di Cristo sulla terra! E il vicario di Cristo non può sottomettersi a nessuna autorità umana!
Gesù dice chiaramente: io sono il pane disceso dal cielo, chi mangia e beve il mio Corpo e il mio Sangue avrà la vita eterna. Ai cattolici che approvano ogni parola del papa e accusano me di tradizionalismo vorrei chiedere: ma se davvero basta la Messa da casa, in streaming e su Facebook, perché il Signore, anziché farsi uomo e morire sulla croce, non ci ha mandato una bella lettera dal cielo?
Vi rendete conto che è come se stessimo dicendo a nostro Signore che è morto invano?
Credo, lo dico umilmente ma con convinzione, che siamo entrati nella lotta finale. Il Signore sta permettendo che tutto questo accada per “testare”, se posso dire così, la nostra fede.
Io sono solo un peccatore, però da quando c’è stata la pachamama in Vaticano ho capito tante cose.
Michele
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Il problema? Non sappiamo più che cos’è la Messa
Il fatto: un mio amico pubblica una foto in cui si vede un’infermiera che, in polemica con i cattolici che rivogliono le Messe, dice che si può pregare anche in cucina. E tanti cattolici le danno ragione. Perché? Semplice: perché c’è un processo di protestantizzazione della Chiesa cattolica che da tempo ormai si va realizzando sotto i nostri occhi. Un processo che ha, come ultimo e vero bersaglio, l’attacco alla dottrina eucaristica.
Il problema sta tutto lì. Se anche noi cattolici pensiamo che la domenica in chiesa non facciamo altro che pregare, cantare e recitare formule, è chiaro che un posto vale l’altro. Ma se davvero pensiamo che sia così significa che abbiamo perso di vista ciò che veramente facciamo la domenica in chiesa. Anzi, non ciò che facciamo noi, ma ciò che viene fatto per noi.
Se questa, anche tra i cattolici, è la visione, come possiamo far capire che cosa significa la mancata, prolungata partecipazione all’Eucarestia? A chi spiegheremo che cosa stiamo subendo? In un contesto liturgico in cui le nostre celebrazioni sono sempre più spettacoli irriverenti, con preti-showman coadiuvati da tanti registi improvvisati di un rito che neppure conoscono, come possiamo spiegare che con la Messa ci viene tolto il pane, l’alimento insostituibile, il culmine e il centro della nostra vita di fede?
Che beffarda sorte: ridotti a morire di fame eucaristica a pochi mesi da quella pagliacciata chiamata sinodo! Noi, che abbiamo usato la fame eucaristica di popoli desiderosi di Dio per portare avanti un brutale snaturamento dell’ordine sacro, siamo costretti ora a vivere quella stessa situazione di mancanza, di precarietà e di assenza.
Quei vescovi che ora alzano la voce contro gli abusi del governo dov’erano quando si attentava al sacramento dell’ordine? Dov’erano quando nei giardini vaticani si realizzava un osceno rito pagano con la venerazione di idoli, e quando un idolo veniva posto nello stesso Tempio sacro in cui era presente il Corpo del Signore?
Se oggi veniamo additati come bimbi capricciosi, che chiedono l’apertura del tempio in un clima di pandemia e di pericolo per la salute di tutti, se oggi nessuno ci prende sul serio, è perché noi stessi abbiamo ridicolizzato la nostra fede.
Pasquale