Cari amici di Duc in altum, l’affezionato lettore Alessandro Martinetti mi ha inviato una breve ma densa riflessione sulla Comunione in mano e con guanto, imposta dalla Cei in seguito alla pandemia. Mette bene in mostra che dietro certe misure non c’è nulla di scientifico. C’è, invece, tanto abuso.
A.M.V.
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Caro dottor Valli, la questione della Comunione con guanto monouso è semplicemente grottesca. Bene ha detto monsignor Nicola Bux in proposito.
Annoto che una semplice disinfezione delle mani del celebrante con Amuchina, prima di distribuire la Comunione, risolverebbe il problema e toglierebbe il guanto di torno (e sarebbe più igienica, perché il guanto usato una sola volta per tutti i comunicandi è ricetto più favorevole al virus di una mano disinfettata con Amuchina).
Surreale, e del tutto inconciliabile con la legge della Chiesa, è il divieto di ricevere la comunione sulla lingua.
Per una esaustiva spiegazione dal punto di vista canonistico si veda qui.
Dal punto di vista igienico-profilattico, che la Comunione in mano sia più “sicura” di quella in bocca è una fissazione pseudoscientifica, tanto che nemmeno il Comitato tecnico-scientifico del governo italiano ha preteso di imporla (quindi trattasi di eccesso di zelo – chiamiamolo così – della Cei): ne è prova il fatto che in Italia gli ortodossi seguitano a comunicarsi in bocca come meglio ritengono (forse che il virus faccia differenza tra cattolici e ortodossi?).
Gioverebbe inoltre riflettere sul fatto che, se c’è un ricetto di ogni porcheria, quello è proprio la mano, che il fedele deve sì disinfettarsi all’ingresso, ma non subito prima di ricevere l’Ostia; quindi nel frattempo entra a contatto con i banchi, con la mascherina (e magari il fedele ha tossito), e poi quella mano non disinfettata prende l’Ostia… Ne emerge l’insipienza delle misure profilattiche della Cei, che in fin dei conti forniscono solo un’illusoria, ingannevole rassicurazione psicologica: dà una sensazione di maggiore sicurezza vedere il prete con il guanto in lattice che non si avvicina alla bocca del comunicando.
Ma questa è scienza o, appunto, illusione? E possiamo permetterci di rinunciare alla Comunione alla bocca (cosa peraltro canonisticamente inammissibile) per correre dietro a illusorie rassicurazioni pseudoscientifiche che sconfinano in una fobica superstizione che prepara una dittatura igienico-profilattica?
Alessandro Martinetti
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