I cattolici e il Ddl Zan. Cronaca di una sconfitta annunciata
Da qualche tempo si leggono articoli di intellettuali cattolici (come Stefano Fontana[1], Gianfranco Amato, Costanza Miriano[2], Tommaso Scandroglio, Silvana De Mari, Mario Adinolfi e pochi altri) giustamente preoccupati per l’imminente conversione in legge del Ddl “Zan” e di altri progetti analoghi, che avrebbero l’effetto pratico di annullare ogni tipo di opposizione all’ideologia omosessualista, transessualista e gender.
Mi sono letto il Ddl [3] (disponibile sul sito della Camera): al di là di premesse false (“esponenziale aumento nel numero e nella gravità di atti di violenza nei confronti di persone omosessuali e transessuali”, cosa non vera, tant’è che persino l’Unione europea ha confermato che i casi segnalati sono pochissimi e in costante calo) apparentemente le modifiche da applicare agli articoli 604-bis e 604-ter del Codice penale potrebbero sembrare condivisibili. Si tratterebbe “solo” di aggiungere la piccola frase «oppure fondate sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere» all’elenco delle discriminazioni (di tipo razziale, etnico o religioso) già oggi punite penalmente.
Tuttavia, il cambiamento non sarebbe innocuo: introdurrebbe la possibilità di sanzionare non solo la discriminazione, ma anche l’espressione di una legittima opinione. Non rappresenta forse una legittima opinione il semplice fatto che una larga parte della popolazione italiana sia contraria al “matrimonio” omosessuale e all’adozione di bambini da parte di coppie omosessuali? Alfredo Mantovano[4] ricorda che persino la Corte costituzionale ha affermato che “le unioni omosessuali non possono essere ritenute omogenee al matrimonio”[5], che è lecito impedire alle persone omosessuali l’accesso alla procreazione medicalmente assistita[6] e che è ammissibile la preclusione legislativa in materia di adozioni[7].
A mio parere non è del tutto convincente l’argomentazione che alcuni di questi intellettuali utilizzano secondo la quale questa legge violerebbe l’articolo 21 della Costituzione italiana (“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”), perché il nostro ordinamento giuridico, giustamente, limita già la libertà di parola in alcuni casi (per esempio l’istigazione a commettere un reato, l’apologia di un delitto, la diffamazione, ecc.). Se, infatti, i comportamenti omosessuali e transessuali fossero atti moralmente buoni che concorrono al bene comune allora avrebbe senso tutelarli anche nei confronti di chi ne parla male; ma siccome non lo sono (o comunque non è evidente che lo siano), le critiche (sui comportamenti, non sulla persona in quanto tale) non meritano di essere sanzionate[8].
Se io affermo la superiorità di un’etnia su un’altra sto proponendo una tesi obiettivamente erronea, e può essere giusto che io venga sanzionato. Se, invece, affermo che le unioni omosessuali non sono un vero matrimonio e che alle coppie omosessuali dev’essere preclusa l’adozione di bambini sto esprimendo la mia legittima opinione, tant’è vero che in paesi democratici come il nostro è in corso un dibattito proprio su questi argomenti.
Non è necessario essere credenti per capire che il tentativo di introdurre un reato di opinione mascherandolo da “istigazione all’odio” nasconde la perversa volontà di uccidere il legittimo dibattito dichiarando inammissibile ogni opinione contraria a quella delle lobby omosessualiste e transessualiste.
Ciò che preoccupa questi credenti è che l’insegnamento della Chiesa cattolica fa parte proprio di queste “opinioni contrarie”. Quando questo Ddl verrà convertito in legge, chi citerà il contenuto della splendida “Lettera ai vescovi della Chiesa cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali”[9] della Congregazione per la dottrina della fede (1986), per dirne una, rischierà multe e carcere. Così chi riporterà il Catechismo della Chiesa cattolica laddove esso afferma che gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati, sono contrari alla legge naturale, precludono all’atto sessuale il dono della vita, non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale e in nessun caso possono essere approvati (2357). O chi leggerà il finale del capitolo 1 della Lettera di san Paolo apostolo ai Romani.
Sapendo tutto questo, sorprende che quasi tutti i nostri pastori se ne stiano zitti. D’altra parte, se ne sono stati zitti anche durante il dibattito sulle Dichiarazioni anticipate di trattamento e sul suicidio medicalizzato e quando l’Agenzia italiana del farmaco ha autorizzato, con il benestare del Comitato nazionale di bioetica, l’uso della triptorelina per bloccare la pubertà nei ragazzini.
D’altra parte, bisogna onestamente dire che nemmeno i christifideles laici hanno brillato per la loro presenza nel dibattito.
Per questo motivo temo che l’appello di questi pochi coraggiosi intellettuali cattolici cadrà nel vuoto. Chi di noi ha sentito recentemente dal pulpito il proprio parroco ricordare semplici verità come “i bambini hanno bisogno di un papà e di una mamma” o “il matrimonio è solo tra un uomo e una donna”?
Ricordo che qualche anno fa, durante un consiglio pastorale, si stava discutendo sul tema “Che cos’è la famiglia” e il nostro parroco, scavalcando non solo l’insegnamento della Chiesa ma anche la Costituzione italiana, affermò che “tutte le unioni, formali o informali, sono famiglia”.
Forse vale la pena riportare l’art. 29 della Costituzione: “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull’uguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare”.
Ho l’impressione che molti pastori non sappiano, o non concordino sul fatto che la famiglia è una società naturale ed è fondata sul matrimonio (tra un uomo e una donna, va da sé, anche perché in Italia il matrimonio omosessuale non esiste ancora).
Temo che si farà fatica a trovare tra i nostri pastori e i nostri catechisti qualcuno che si opporrà alla legge Zan, proprio perché non se ne trovano nemmeno oggi che la legge non è ancora in vigore (e quindi non c’è ancora la paura di essere sanzionati).
Per fortuna, rispetto al precedente Ddl “Scalfarotto” nel Ddl “Zan” è stata eliminata la cosiddetta “clausola salva-preti”, che avrebbe permesso le critiche ai comportamenti omo- e transessuali almeno nell’ambito del culto. Questo escamotage mi faceva venire alla mente il surreale personaggio del professor Stefano Aleandri nella trasmissione radiofonica di Lillo & Greg (“Quelli che si comportano così andrebbero tutti uccisi – a parte Lei, ovviamente, signor Lillo”). Era evidentemente una grande presa in giro, come a dire ai cattolici: “Continuate pure a raccontarvi le vostre balle tra di voi”.
Ha, temo, ragione da vendere il professor Fontana quando parla di questa come di una “battaglia perdente dei cattolici” affermando che “col senso di colpa di essere indietro di duecento anni, la Chiesa cerca di guadagnare il terreno perduto e limita la propria libertà prima che lo Stato gliela limiti”.
Qualche tempo fa, un coraggioso parroco organizzò un incontro con esponenti di Pro Vita & Famiglia dal titolo “Maschio e femmina li creò. Il bello di essere diversi”: ebbene, le prime a opporsi all’iniziativa furono le catechiste. Alcune di loro, inferocite, pretendevano che il parroco organizzasse, per controbilanciare, anche un incontro con organizzazioni Lgbt in modo che i ragazzi non fossero influenzati in modo unilaterale (come se non lo fossero già dall’onnipresente propaganda gender e omotransessualista). Ma – mi chiedo – se un catechista (o un prete) non crede a quello che c’è scritto nel Catechismo, quale insegnamento propone? Perché continua a fare il catechista (o il prete)?
Vorremmo che i nostri pastori ci ricordassero che “spetta a ciascuno, uomo o donna, riconoscere ed accettare la propria identità sessuale e che la differenza e la complementarità fisiche, morali e spirituali sono orientate ai beni del matrimonio e allo sviluppo della vita familiare”[10].
Che “la sessualità, nella quale si manifesta l’appartenenza dell’uomo al mondo materiale e biologico, diventa personale e veramente umana allorché è integrata nella relazione da persona a persona, nel dono reciproco, totale e illimitato nel tempo, dell’uomo e della donna”.
Che “ogni battezzato è chiamato alla castità. Il cristiano si è rivestito di Cristo, modello di ogni castità. Tutti i credenti in Cristo sono chiamati a condurre una vita casta secondo il loro particolare stato di vita. Al momento del Battesimo il cristiano si è impegnato a vivere la sua affettività nella castità”.
Che “le persone sposate sono chiamate a vivere la castità coniugale; le altre praticano la castità nella continenza”.
Che “le persone omosessuali”, come tutti, “sono chiamate alla castità. Attraverso le virtù della padronanza di sé, educatrici della libertà interiore, mediante il sostegno, talvolta, di un’amicizia disinteressata, con la preghiera e la grazia sacramentale, possono e devono, gradatamente e risolutamente, avvicinarsi alla perfezione cristiana”.
Potremo ancora, quando sarà approvata la legge, ripetere queste profonde verità dell’identità umana? Potremo ancora dire che la pratica del cosiddetto “utero in affitto” è abominevole perché lede i diritti delle donne e dei bambini? Potremo ancora dire che il cosiddetto “cambio di sesso” non esiste ma che si tratta solo di orrende mutilazioni genitali e/o di disumani bombardamenti di ormoni?
Temo di no.
Ma, purtroppo, non sarà perché noi cattolici siamo stati onorevolmente sconfitti nella lotta. Sarà perché abbiamo avuto paura di esporci, o – peggio – perché siamo d’accordo con gli avversari dell’uomo e della Chiesa, o – peggio ancora – perché la cosa non ci interessa.
Anche noi, come quei cittadini tedeschi interrogati, dopo la guerra, sui crimini del regime nazista, diremo: “Non sapevamo… Vivevamo in campagna… Non leggevamo i giornali…”[11].
Franco Gerevini
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[1] https://lanuovabq.it/it/omofobia-la-battaglia-perdente-dei-cattolici
[2] https://costanzamiriano.com/2020/05/31/verso-la-distopia-arcobaleno/
[3] http://documenti.camera.it/leg18/pdl/pdf/leg.18.pdl.camera.569.18PDL0012340.pdf
[4] https://www.centrostudilivatino.it/mantovano-audizione-in-commissione-giustizia-su-omo-transfobia/
[5] Sentenza n. 138/2010.
[6] Sentenza n. 221/2019.
[7] Sentenza n. 76/2016.
[8] Cf. https://lanuovabq.it/it/proposta-zan-un-nuovo-ddl-scalfarotto
[9] http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19861001_homosexual-persons_it.html
[10] Dalla Lettera ai vescovi della Chiesa Cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali, come le citazioni seguenti.
[11] Come ripete l’avv. Amato nelle sue conferenze.