Cari amici di Duc in altum, vi propongo qui il mio più recente contributo per la rubrica La trave e la pagliuzza in Radio Roma Libera.
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«Lo scopo di tutto questo? Sostituire alla religione e alla Chiesa cattolica una nuova religione». Si legge così nel bel libro di Massimo Viglione 1861. Le due Italie. Identità nazionale, unificazione, guerra civile (Ares, 2011): affermazione che arriva alla fine di un capitolo, intitolato Massoneria, utopismo e rivoluzione, nel quale l’autore dimostra come nella «rivoluzione italiana», compreso il «Risorgimento», il ruolo delle logge massoniche fu decisivo e fu giocato innanzitutto in opposizione alla Chiesa cattolica, con lo scopo di giungere a una nuova religione. Quale? «La religione della patria risorgimentale, nuovo culto del popolo italiano (facente parte del culto generale dell’Umanità: l’Uomo è il nuovo dio, gli uomini si costituiscono in popoli, i quali formano l’Umanità)».
A buon diritto Viglione scrive dio con la minuscola e Uomo con la maiuscola: nella nuova religione, infatti, il culto è capovolto ed è l’Umanità l’entità divinizzata. Ma ciò su cui occorre riflettere è anche la portata universale della guerra mossa dai risorgimentali italiani, con fondamentali aiuti esterni, alla Chiesa cattolica. Sconfiggere e conquistare Roma, sede del papa, voleva dire non soltanto risolvere una questione nazionale e dare all’Italia una capitale; per il nuovo culto umanitaristico significava sconfiggere il nemico di sempre: la Chiesa cattolica.
Non a caso Luigi Settembrini, massone fin da giovanissimo, parlava della «nemica Roma» e diceva: «Italia nuova e cattolicesimo vecchio non possono stare insieme; noi abbiamo fatto il papato, noi dobbiamo trasformarlo; e se l’Italia non si spapa e non si trasforma in religione, ella non ha ragion d’essere».
Programma chiarissimo. Ma come «spapare» l’Italia e, con essa, l’intero mondo cattolico?
Il metodo fu altrettanto chiaro: portare l’attacco non dall’esterno, ma dall’interno. Non seguire la strada delle persecuzioni pagane, delle eresie medievali, delle guerre protestanti, della Rivoluzione francese, ma avvelenare la Chiesa internamente, facendo crescere in essa un tumore in grado di portarla alla morte.
La massoneria risorgimentale, conscia dei fallimenti ai quali, storicamente, andarono incontro tutti coloro che vollero attaccare la Chiesa e il cattolicesimo frontalmente, si propose di conquistare il papa e la gerarchia cattolica. Scrive Viglione: «Si trattava insomma di corrompere ideologicamente i giovani sacerdoti, perché un giorno alcuni di loro sarebbero divenuti vescovi, e poi, un giorno, fra questi vescovi, sarebbe uscito un Papa! E il Papa, nella Chiesa, può tutto, anche provocarne la distruzione, secondo i loro piani».
Un piano a lunga gittata (come si legge nell’Istruzione per l’Alta Vendita del 1817), che poteva richiedere, per la sua realizzazione, anche più di un secolo, ma che avrebbe assicurato la vittoria corrompendo la Chiesa dall’interno.
Ora è molto difficile non leggere, per esempio, un documento come la Dichiarazione di Abu Dabhi, sottoscritta dal papa e dal grande imam di Al-Azhar nel febbraio dell’anno scorso, senza pensare a quanto scrive Viglione circa i piani per conquistare la Chiesa dall’interno. Tanto più che papa Francesco piace moltissimo ai massoni, i quali hanno salutato la Dichiarazione di Abu Dhabi come un momento di svolta, in senso positivo, nella storia della Chiesa. Allo stesso modo, è difficile non studiare il Concilio Vaticano II senza avvertire inquietanti reminiscenze dei piani massonici per infiltrarsi nella gerarchia cattolica.
Il Risorgimento produsse dogmi forti, primo fra tutti quello secondo il quale l’unica via al patriottismo italiano è proprio quella risorgimentale. Allo stesso modo, la narrativa imposta con il Risorgimento ha messo in un angolo chi ha voluto sottrarsi a tali dogmi e raccontare un’altra storia, comprendente anche i misfatti risorgimentali. E qualcosa di molto simile sta avvenendo oggi, a livello non più italiano ma planetario, con l’imposizione di nuovi dogmi che vanno nel senso del relativismo, dell’umanitarismo e dell’ecologismo, e con l’emarginazione di chi fa contro-informazione e contro-storia. Cambiano gli scenari, ma si conferma la sostanza: corrompere l’umanesimo cristiano trasformandolo in umanitarismo ideologico, così da mettere l’uomo al posto di Dio. E tutto ciò non in opposizione alla Chiesa cattolica, bensì con il coinvolgimento della Chiesa stessa, svuotata dei suoi contenuti precipui, riempita dei nuovi dogmi che piacciono al mondo e attivissima nel farsi interprete del nuovo verbo umanitarista.
Osservando quanto è oggi sotto i nostri occhi trova conferma, poi, un altro punto: per realizzare il piano resta fondamentale mortificare Roma e l’Italia in quanto sedi visibili del cattolicesimo. E per fare ciò occorre inoculare negli italiani valori e ideali artificiali, costruiti altrove e che mai hanno fatto parte veramente del nostro bagaglio ideale. Attenzione dunque a considerare il nostro Paese marginale e poco importante sullo scacchiere geopolitico. Per costruire il Mondo Nuovo, oggi come ieri, occorre una Nuova Italia. E i costruttori (mi verrebbe da dire i muratori) lo sanno bene.
Aldo Maria Valli
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