Caro Valli, concordo con l’editoriale di Claudio Romiti da lei ospitato: “La lotta italiana al Covid-19 è il più rilevante fenomeno di follia collettiva della storia repubblicana”.
Non passa giorno che non venga lanciato l’allarme per qualche nuovo focolaio di pazienti asintomatici.
È molto importante capire che significa che “i pazienti sono asintomatici”.
Il paziente asintomatico è quello che risulta positivo al tampone che individua la presenza del Sars-CoV-2, ma non ha sintomi di Covid-19.
Ebbene: un paziente positivo al Sars-CoV-2 ma che non presenta sintomi di Covid semplicemente, ovviamente non è malato di Covid. Punto. Ed è del tutto palese che non c’è alcuna ragione per preoccuparsi dello stato di salute di una persona che non è malata. Tizio dovrebbe forse ricorrere a un medico per curarsi una malattia che non ha? E un medico dovrebbe curare Tizio per una malattia che Tizio non ha?
Pertanto, le lugubri litanie della Protezione civile che quotidianamente snocciolano il numero dei contagiati hanno solo l’effetto di seminare e perpetuare ingiustificata angoscia tra gli italiani (angoscia questa sì patogena), lasciando credere che ogni giorno ci siano molte decine di nuovi malati di Covid. Non è così: quei numeri ci dicono solo quante persone nelle ultime 24 ore sono state registrate tra le positive al tampone del Sars-CoV-2; poiché sappiamo che la stragrande maggioranza di costoro sono asintomatici, sappiamo pure – come ho precisato – che la stragrande maggioranza di costoro non sono malati di Covid.
Che “contagiato” non significhi “malato” l’ha spiegato bene il professor Zangrillo: “In Italia ci sono focolai ma non sono focolai di malattia. In Italia abbiamo una serie di focolai che vanno controllati e identificati ma non equivalgono al focolaio di malattia. Ho parlato con Napoli, dove c’è stata finale coppa Italia e la paura di assembramento e non c’è un malato al Cotugno o al Monaldi”. E ciò perché, appunto, alla presenza di un tampone positivo “corrisponde una mancanza di malattia”.
I pazienti asintomatici non presentano sintomi, cioè non sono malati, perché ormai la carica virale – e la relativa capacità replicativa del virus – è talmente bassa che non fa più ammalare: “La carica virale dipende anche dalla capacità replicativa del virus. I virologi stanno osservando dai tamponi che il virus ha smarrito questa capacità”.
La situazione dunque è la seguente: la maggior parte dei dichiarati positivi al Sars-CoV-2 (ossia i famosi “asintomatici”) non sono malati di Covid, i restanti sono “paucisintomatici”, cioè presentano sintomi lievi equiparabili a quelli di un raffreddore o di una leggera sindrome parainfluenzale. Orbene, è noto a qualsiasi medico che di focolai di raffreddore e di leggere sindromi parainfluenzali ce ne sono a bizzeffe in tutta Italia ogni anno 365 giorni all’anno, ma nessuno si sognerebbe per questo di obbligare la popolazione ad adottare misure profilattiche di massa quali applicazione di mascherina, osservanza del distanziamento sociale ed igienizzazione o sanificazione degli ambienti comuni.
In Italia il terrore ingiustificato sta causando il prolungamento ingiustificato di misure igienico-profilattiche patentemente abnormi rispetto alla reale entità della minaccia in essere (speriamo che anche i Vescovi se ne avvedano).
Tutto ciò considerato, non si faticherà a intendere che da settimane nessuno muore più di Covid (e che quindi sono svianti i numeri che quotidianamente informano sui morti “di Covid”). Coloro che vengono ogni giorno annoverati tra i morti di Covid non sono morti di Covid, erano solo positivi al tampone ma deceduti per altre patologie. Lo chiarì bene tempo fa il professor Zangrillo: “Io oggi leggo: ancora 44 morti in Italia, una persona entra in ospedale con un infarto del miocardio, si fa un test per capire se sia o meno positivo al Covid, ma nel frattempo la situazione clinica precipita, entra in sala chirurgica ma non ce la fa, purtroppo dopo due giorni muore”. “Questa persona viene comunicata alla Protezione civile come caso Covid ma è morta di tutt’altro.”
Insomma: da tempo chi è annoverato tra i morti di Covid è morto di tutt’altro, o al più è un paziente così severamente immunodepresso ed affetto da una o più gravi malattie che – purtroppo – sarebbe deceduto anche se si fosse preso un raffreddore o una delle molte soprammenzionate sindromi parainfluenzali che circolano ogni anno indefessamente nel nostro Paese.
Giova ascoltare l’inascoltato, internazionalmente riconosciuto luminare della virologia professor Tarro, che spazza via ogni stolto allarmismo. Sul paragone tra Covid e influenza spagnola: “Questa è una colossale stupidaggine. Scientificamente sono raffronti insostenibili”. Sulla famigerata “seconda ondata in autunno” e relativa paura: “Ma non scherziamo! Ci mancherebbe altro. Paura di che? Ammesso che ci sia qui e lì qualche caso, si sa come trattare questo virus. I medici che sanno fare bene il loro lavoro lo sanno. Dico di più: non solo in autunno non ci sarà una seconda ondata, ma siccome ormai il Sars CoV2 è praticamente moribondo e sta avviandosi verso la sua fine, rinnovo a tutti l’invito a gettare le mascherine: ormai non servono più”.
A proposito di terapie, il professor Tarro ha affermato ripetutamente che il Covid (quando c’era ancora) si curava benissimo a domicilio con idrossiclorochina (noto antivirale che costa pochissimo, 6 euro la scatola) ed eparina a basso peso molecolare (altro farmaco di uso comune) per prevenire quella coagulazione intravasale che – si è scoperto a marzo – è all’origine della tromboembolia polmonare, vera causa di morte per Covid. In più, funziona benissimo il plasma iperimmune del professor De Donno.
Incomprensibilmente, l’idrossiclorochina è boicottata, ma i tentativi di boicottaggio stanno miseramente fallendo. Un articolo sul Lancet che sembrava mostrarne inequivocabilmente l’inutilità contro il Covid si è rivelato un autogol clamoroso, tanto che il Lancet stesso ha dovuto fare marcia indietro e tre dei quattro autori hanno dovuto ritirare la firma, sconfessando il loro stesso lavoro:
Ma l’assalto all’idrossiclorochina non s’è arrestato (forse qualcuno medita di arricchirsi con farmaci di mediocre efficacia, se non comprovatamente pericolosi, ma indubbiamente più profittevoli dal punto di vista economico?). Adesso è di moda citare il Recovery trial, studio inglese che dimostrerebbe incontrovertibilmente l’inefficacia dell’idrossiclorochina.
Peccato che il trial non provi niente di tutto ciò e sia stato smontato – tra gli altri – dal professor Didier Raoult di Marsiglia: in estrema sintesi, nel trial inglese l’idrossiclorochina è stata per lo più somministrata a pazienti in fase avanzata di patologia, mentre (come hanno ribadito mille volte i nostri bravi medici di famiglia e il professor Tarro) è notevolmente efficace solo se somministrata precocemente, agli esordi sintomatici.
Speriamo che la valida idrossiclorochina non venga sacrificata sull’altare dell’affarismo. E che gli affollati comitati tecnico-scientifici nostrani cessino di terrorizzare la gente fornendo quelli che, come afferma il professor Tarro, sono “numeri al lotto”:
Alessandro Martinetti