Omotransfobia / Leggi oppressive e nuovi martiri
Ci sono dozzine di articoli che illustrano i buoni motivi perché la proposta Boldrini – Zan – Scalfarotto contro l’omotransfobia (proposta di testo unificato – Pdtu – C. 107 Boldrini, C. 569 Zan, C. 868 Scalfarotto, C. 2171 Perantoni e C. 2255 Bartolozzi) non deve passare.
Ed è perciò necessario che la società civile, una volta comprese le gravi criticità di una siffatta normativa, esprima in ogni modo, anche attraverso le prossime manifestazioni di piazza, secondo lo spirito della democrazia e dello Stato di diritto, la propria contrarietà a essa.
È una legge liberticida, misogina, profondamente immorale, e soprattutto ingiusta.
Sappiamo anche che fin dall’antichità pre-cristiana i giuristi hanno sempre considerato “non leggi” le norme positive ingiuste, cioè in contrasto con la legge naturale. Sarà quindi nostro diritto e dovere sollevare obiezione di coscienza e continuare a proclamare la verità, sull’uomo, la donna, il sesso e la famiglia, a costo di essere accusati di «commettere [ o istigare] atti di discriminazione per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere» (v. art.1 p.d.t.u.) con le conseguenti sanzioni penali.
Oppure, potremmo dichiararci tutti omosessuali o trans: non saremo più licenziati, sfrattati, bocciati… potremo addurre che siamo oggetto di discriminazione e far condannare i datori di lavoro, i padroni di casa e i professori.
In questo contesto, vorrei limitarmi a una breve panoramica di episodi che si sono verificati all’estero. Casi di vere e proprie persecuzioni giudiziarie (oltre che mediatiche, ma a quelle siamo ormai già abituati, purtroppo) subite da persone che hanno coraggiosamente continuato a proclamare la verità, nonostante le leggi contro l’hate speech (i discorsi d’odio) e contro le “discriminazioni di genere” che in buona sostanza sono l’equivalente della nostra proposta di legge contro l’omo-transfobia.
Si tratta di veri e propri martiri: non hanno versato il loro sangue, ma sono stati arrestati, o multati, o hanno perso il lavoro, o hanno subito un lungo processo, o – comunque – sono stati privati dei diritti che spettano a tutti i cittadini, in odium fidei.
Il Christian Legal Center ci segnala la vicenda di Mike Overd. È un episodio che serve a sottolineare quanto sia importante una posizione netta e chiara della Chiesa su sesso e famiglia.
Insieme a un altro predicatore di strada, Michael Stockwell, Overd è stato condannato nel 2016 per aver letto brani della Bibbia sull’omosessualità in una zona commerciale di Bristol. La sentenza poi, è stata cancellata in appello, ma intanto, all’epoca, le diverse persone che hanno aggredito verbalmente i predicatori non sono state neanche fermate. I due, invece, sono stati arrestati e condannati perché, come è scritto negli atti del processo, «anche se quello che dicevano è scritto nella Bibbia, oggi configura un reato contro l’ordine pubblico». Spiegavano che proprio perché la libertà religiosa va garantita, i due andavano puniti perché mostravano «ignoranza del messaggio cristiano».
Barry Trayhorn invece è un ministro pentecostale ordinato che lavorava come giardiniere presso la prigione inglese di Littlehey, e serviva nella cappella come volontario. Dopo che un detenuto, anonimo, lo ha denunciato per aver citato 1 Corinzi 6: 9-11 nella cappella del carcere, è stato licenziato. Il giudice Slade, nel confermare il licenziamento, disse che il brano poteva essere letto nella Cattedrale di St Paul, ma non nella cappella della prigione di Littlehey.
Felix Ngole è invece uno studente cristiano che è stato espulso dal master in Scienze sociali che frequentava presso l’Università di Sheffield dopo aver fatto commenti sulla sua pagina Facebook personale a sostegno dell’insegnamento biblico sul matrimonio e sull’etica sessuale. A Felix è stato detto che le sue credenze non sono appropriate per chi entra nelle professioni attinenti ai servizi sociali. Evidentemente si tratta di professioni vietate ai cristiani. Il giudice di primo grado ha dato ragione all’Università perché quello che conta è la “percezione della discriminazione” da parte dei soggetti discriminati, non l’intenzione dell’imputato, né l’oggettiva entità delle parole “discriminatorie”. Anche in questo caso la sentenza è stata per fortuna cancellata in appello perché il giudice ha riconosciuto che un’opinione sulla morale e le discriminazioni sessuali sono due cose diverse e nessuno ha portato prove che Felix avesse mai discriminato chicchessia. Secondo il nostro Dptu, comunque, anche chi solo «propaganda idee» discriminatorie rischia la reclusione da 6 mesi a 4 anni (art. 604 bis c.p.).
La lista di casi e di storie da raccontare è davvero sterminata. Non solo avvenute nel Regno Unito (una volta considerato la “culla della democrazia”): professori come Vicky Allen o Svetlana Powell, aspiranti genitori adottivi o affidatari, come Eunice e Owen Johns, psicologi e counselors come Gary McFarlane o Lesley Pilkington hanno pagato cara l’approvazione di leggi simili alla proposta Boldrini – Zan – Scalfarotto.
Se siamo ancora un Paese civile, dobbiamo fermarla. Se siamo ancora un popolo civile dobbiamo scendere tutti in piazza e protestare con ogni mezzo contro questo abominio.
Francesca Romana Poleggi
Fonte: Osservatorio internazionale cardinale Van Thuân sulla Dottrina sociale della Chiesa
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