Cari amici di Duc in altum, vi propongo il mio più recente intervento per la rubrica La trave e la pagliuzza in Radio Roma Libera.
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Tra gli effetti positivi del coronavirus c’è stata la scomparsa dalle pagine dei giornali di Greta Thunberg e dei gretini, ma non è che l’ambientalismo ultrà sia morto e sepolto. Anzi. Un bel colpo comunque gliel’ha dato Michael Shellenberger, ambientalista e attivista del clima, “Eroe dell’Ambiente” 2008 per la rivista Time.
Il suddetto Shellenberger infatti, improvvisamente rinsavito, si è voluto scusare pubblicamente per l’allarmismo climatico da lui alimentato negli ultimi tre decenni. “Fino allo scorso anno – ha confessato – ho evitato di parlare contro l’allarmismo climatico perché mi sentivo in colpa per aver contribuito a fomentarlo, ma soprattutto perché avevo paura di perdere amici e finanziamenti. Le poche volte che ho provato a difendere la climatologia da coloro che la distorcono, ho subito dure conseguenze, quindi ho taciuto mentre i miei colleghi terrorizzavano l’umanità”.
L’ex Eroe dell’Ambiente ha anche pubblicato un libro, Apocalypse Never: Why Environmental Alarmism Hurts Us All (L’Apocalisse non ci sarà: perché l’allarmismo ambientale danneggia tutti) nel quale spiega che l’allarmismo ambientale è peggio dei cambiamenti climatici, i quali non sono il problema più grave per l’umanità.
Shellenberger dopo la conversione dice ciò che molti vedono ma non osano dire per non andare contro il climaticamente corretto. Ricorda che gli incendi nel mondo si sono ridotti del 25 per cento in vent’ anni, che le emissioni di anidride carbonica sono in calo in tutte le nazioni più ricche, che l’agricoltura industriale sta dalla parte della salute, che se volessimo ricorrere unicamente a energie rinnovabili e alimenti bio dovremmo sfruttare il territorio molto più di quanto non facciamo ora, aumentando le emissioni inquinanti.
Il vero nemico insomma non è il clima che cambia, ma lo stato d’ansia permanente creato dall’allarmismo ambientalista.
Caso non unico (anche Patrick Moore, uno dei fondatori di Greenpeace, ha deciso di lasciare l’associazione e di scrivere un libro in cui accusa i suoi ex colleghi di essere “anti-umanità, anti-scienza e anti-industria”), in un articolo su Forbes.com Michael Shellenberger ha scritto tra l’altro che “gli umani non stanno causando una sesta estinzione di massa, l’Amazzonia non è il polmone del mondo e i cambiamenti climatici non stanno peggiorando le catastrofi naturali”, ma l’articolo dopo poche ore è stato rimosso.
Schellenberger ha spiegato di essere uscito allo scoperto, per svelare le menzogne degli ambientalisti ultrà, dopo aver ascoltato le dichiarazioni sempre più isteriche degli allarmisti climatici. È il caso della deputata americana Alexandria Ocasio-Cortez, secondo la quale il mondo finirà entro dodici anni a causa dei cambiamenti climatici, e del giornalista verde Bill McKibben, che ha affermato che il cambiamento climatico è la più grande sfida che gli umani abbiano mai affrontato e spazzerà via la civiltà. Schellenberger inoltre ha detto che Greenpeace, a dispetto dell’auto-pubblicità, non ha salvato le balene e che il dogmatismo dell’associazione verde ha peggiorato la frammentazione delle foreste amazzoniche.
I timori dei cambiamenti climatici sono usati dalle organizzazioni delle Nazioni Unite e da altri gruppi della galassia ecologista come fondamento per giustificare la richiesta di riduzione della popolazione mondiale e la diffusione della pianificazione familiare comprendente anche l’aborto. E la Chiesa cattolica, purtroppo, da tempo è in preda allo stesso virus.
Tra gli “esperti” più riveriti in Vaticano ci sono John Schellnhuber, secondo il quale la “capacità di carico” del pianeta Terra non va oltre il miliardo di persone, Partha Dasgupta, economista che promuove la pianificazione delle nascite e approva il modello cinese, e Jeffrey Sachs, che considera legittimo usare e promuovere l’aborto per tenere sotto controllo la popolazione.
L’ineffabile monsignor Marcelo Sánchez Sorondo, responsabile della Pontificia accademia delle scienze nonché ammiratore della Cina comunista, inviterà mai in Vaticano anche il rinsavito Schellenberger?
Aldo Maria Valli
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Vi ricordo i miei ultimi libri
Aldo Maria Valli, Non avrai altro Dio. Riflettendo sulla dichiarazione di Abu Dhabi, con contributi di Nicola Bux e Alfredo Maria Morselli (Chorabooks, 2020)
Aldo Maria Valli, Gli strani casi. Storie sorprendenti e inaspettate di fede vissuta (Fede & Cultura, 2020)
Aldo Maria Valli, Le due Chiese. Il sinodo sull’Amazzonia e i cattolici in conflitto (Chorabooks, 2020)
Aldo Maria Valli (a cura di), Non abbandonarci alla tentazione? Riflessioni sulla nuova traduzione del “Padre nostro”, con contributi di Nicola Bux, Silvio Brachetta, Giulio Meiattini, Alberto Strumia (Chorabooks, 2020)