Cari amici di Duc in altum, vi propongo il mio più recente contributo per la rubrica La trave e la pagliuzza di Radio Roma Libera.
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Un padre, un figlio, la stessa vocazione: il sacerdozio. È davvero speciale la storia di don Andrew Infanger e don Peter Infanger. Andrew infatti è il figlio biologico di Peter.
Com’è nata questa storia?
Tutto incominciò negli anni Ottanta, quando Peter Infanger iniziò ad avere così tanti problemi nel suo matrimonio che lasciò la moglie e i due figli.
Molti gli consigliarono di chiedere il divorzio, ma un cugino gli disse qualcosa che lo fece pensare. Ricorda Peter: “Mi parlò di Dio, che conosceva il mio nome, aveva un piano per me e mi amava sopra ogni cosa”.
Diventato un cattolico praticante, Peter si riconciliò con la moglie. “Imparai a trentaquattro anni che non sapevo niente e dovevo ricominciare da capo. Dio è stato gentile con me perché si è reso conto che avevo molta strada da fare”.
In seguito, iniziò a insegnare catechismo, aiutare i poveri, visitare le carceri e svolgere tante altre attività.
Da parte sua Andrew, divenuto adolescente, iniziò a partecipare alle attività missionarie delle Catholic Youth Expeditions a Door County, Wisconsin, comunità che propone ai giovani formazione religiosa e vita all’aria aperta. Fu così che, un anno dopo, Andrew entrò in seminario a San Francisco.
Nel frattempo, la moglie di Peter morì per un tumore. Per l’uomo fu un momento di grande disorientamento ma, nello stesso tempo, in lui si fece strada l’idea di consacrare la vita al Signore.
Furono proprio Andrew e il fratello Michael a incoraggiare Peter a diventare diacono. Infine, Peter entrò nel Mundelein Seminary. Aveva cinquantanove anni.
Don Peter racconta che durante gli anni della formazione ha imparato molto, anche sul matrimonio, cose che avrebbe voluto conoscere molto prima. Così ora ha l’opportunità di aiutare altre coppie. “Predico tutti i giorni, ascolto le confessioni, consiglio le persone. Penso che Dio mi abbia dato la possibilità di redimermi per gli errori che ho fatto nella prima metà della mia vita, quindi sono felice che Dio mi abbia insegnato l’umiltà”.
Nel giorno della sua ordinazione, il figlio Andrew, che era già stato ordinato, gli chiese di non smettere di essere suo padre. Dice don Peter: “Ho cercato di rispettare questo invito. Andrew ha perso sua madre, non volevo che perdesse anche il padre”.
Spiega ancora don Peter: “Don Andrew è un eccellente predicatore e io ho imparato molto da lui. Riesce a parlare spontaneamente e senza dover prendere appunti, due cose con le quali ho difficoltà”.
Entrare in seminario alla soglia dei sessant’anni, in mezzo a seminaristi molto più giovani, non è stato facile per Peter, ma l’esperienza gli ha insegnato a lasciarsi andare, ad affidarsi a Dio: “Ho scoperto che più mi lascio andare, più sono aperto ai piccoli miracoli di Dio. Anche in tutta questa storia della pandemia ci siamo illusi di avere il controllo, invece non lo abbiamo”.
“Sono così grato – aggiunge don Peter – che Dio mi abbia risvegliato! Ora voglio amarlo e servirlo. Anche se sarà per poco tempo, va bene lo stesso. Starò con lui per l’eternità, ed è quello che dovremmo desiderare tutti”.
Nel giorno della festa del papà don Peter, che ha oggi sessantacinque anni, ha celebrato una Messa di ringraziamento e don Andrew, trentadue anni, ha concelebrato.
A.M.V.
Fonte: National Catholic Register
Nella foto, don Peter celebra Messa con il figlio don Andrew (NCR)
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