Cari amici di Duc in altum, come forse ricorderete, per alcuni mesi ho tenuto nel blog la rubrica Uomini giusti ai posti giusti, che è andata avanti per trenta puntate. Ora ho raccolto quei contributi in un librino che volentieri vi presento e vi propongo: Ai tempi di Gesù non c’era il registratore. Uomini giusti ai posti giusti (Chorabooks). Il titolo prende spunto dalla famosa, o famigerata, dichiarazione del generale dei gesuiti, padre Sosa Abascal, certamente “uomo giusto al posto giusto” all’ennesima potenza.
Qui sotto pubblico l’introduzione al librino. Buona lettura.
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Nel mio blog Duc in altum a volte uso l’ironia come arma per colpire la “Chiesa in uscita” e mettere in luce incongruenze, assurdità ed errori del modernismo imperante. L’ironia però è arma che va maneggiata con cura. Può succedere che i lettori non la colgano subito o che venga accolta male, così che, anziché provocare un sorriso (sebbene amaro), finisce con lo scatenare dure reazioni.
Quando dunque decisi di dar vita alla rubrica Uomini giusti ai posti giusti avevo qualche timore. I lettori però, a parte qualche rara eccezione, mi hanno sostenuto. “Si ride per non piangere” è stato il commento più frequente. Ma almeno abbiamo riso un po’, in questa valle di lacrime che è diventata la cattolicità.
Gli uomini giusti (ma anche le donne giuste) ai posti giusti sono tutti quelli che, andando a rimorchio della retorica dell’inclusione, dell’ascolto, della misericordia, del discernimento e di tutto il resto dell’armamentario ideologico che ben conosciamo, corrono in soccorso del vincitore per mostrarsi più realisti del re o, per meglio dire, più papisti del papa. Sono quelli che, pur dichiarandosi cattolici, non dicono e non fanno nulla di cattolico, ma sposano ogni vento di dottrina e contribuiscono a portare la Chiesa a sgretolarsi sugli scogli del pensiero mondano. Sono i paladini dell’ecclesialmente corretto, prigionieri dei luoghi comuni che piacciono alla gente che piace. Sono i conformisti del “cambiamento”, i professionisti della misericordia selettiva e della morale ad assetto variabile. Sono i lacchè del bergoglismo in servizio permanente.
La rubrica è andata avanti su Duc in altum per trenta puntate, dal novembre 2018 al luglio 2019, poi ha lasciato il posto a Strano dunque vero. Ho pensato di interromperla perché, come si sa, il gioco è bello quando è corto e poi perché ricevevo sempre più spesso messaggi da lettori che mi dicevano: “Caro Valli, lei fa bene a denunciare, ma qui rischiamo di essere travolti dallo sconforto”. Così mi sono fermato, ma con Strano dunque vero ho continuato la mia escursione nella galleria degli orrori della “Chiesa in uscita”.
Con Uomini giusti ai posti giusti ho voluto esclamare, come il bambino della favola, che il re è nudo. Mi sono guadagnato, assieme alla complicità sorridente o dolente di tanti lettori, un bel po’ di insulti e improperi. Che, per me, sono come medaglie al merito.
A.M.V.
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Vi ricordo i miei ultimi libri
Aldo Maria Valli, Ai tempi di Gesù non c’era il registratore. Uomini giusti ai posti giusti (Chorabooks, 2020)
Aldo Maria Valli, Non avrai altro Dio. Riflettendo sulla dichiarazione di Abu Dhabi, con contributi di Nicola Bux e Alfredo Maria Morselli (Chorabooks, 2020)
Aldo Maria Valli, Gli strani casi. Storie sorprendenti e inaspettate di fede vissuta (Fede & Cultura, 2020)
Aldo Maria Valli, Le due Chiese. Il sinodo sull’Amazzonia e i cattolici in conflitto (Chorabooks, 2020)
Aldo Maria Valli (a cura di), Non abbandonarci alla tentazione? Riflessioni sulla nuova traduzione del “Padre nostro”, con contributi di Nicola Bux, Silvio Brachetta, Giulio Meiattini, Alberto Strumia (Chorabooks, 2020)
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