“Non ho commesso alcun crimine. Non ho ricevuto alcuna comunicazione da parte dei magistrati vaticani. Sono pronto. Se vogliono che spieghi, lo farò”.
Angelo Becciu si difende davanti ai giornalisti e dice: “Mantengo la mia serenità. Rinnovo la mia fiducia nel Santo Padre”.
Le notizie parlano di milioni di euro di fondi della carità vaticana dirottati in investimenti speculativi e rischiosi, ma anche di denaro del Vaticano e dei vescovi italiani andati a foraggiare attività dei fratelli del prelato. Gli investimenti erano curati dal finanziere Enrico Crasso, ma Becciu dice di non aver seguito le azioni di Crasso “passo dopo passo”, e che si incontravano molto raramente. Secondo Becciu, Crasso lo informava, ma senza entrare nei dettagli. Investire denaro, precisa, faceva comunque parte dei suoi compiti quando era sostituto in segreteria di Stato: “Certo, abbiamo fatto investimenti. Li abbiamo fatti con il desiderio di farli nell’interesse della Santa Sede, non nei miei interessi personali”.
Becciu ha detto che l’incontro con il papa è stato “surreale”. Fino a poco prima, ha riferito, “mi sentivo un amico del papa e poi lì, parlando, mi dice che non si fida più di me perché aveva visto le accuse dei magistrati vaticani secondo le quali io avrei fatto appropriazione indebita”.
L’accusa di appropriazione indebita riguarda, in particolare, centomila euro che sarebbero stati sottratti al Vaticano per dirottarli a una cooperativa di proprietà del fratello del prelato, nell’ambito delle attività della Caritas diocesana di Ozieri, in Sardegna. Fondi, ha riferito Becciu, destinati a varie opere caritative e che sarebbero ancora nei conti della Caritas. Conflitto d’interessi? “Non so se fosse davvero un conflitto di interessi. Io volevo aiutare la diocesi, non mio fratello”.
Un comunicato del vescovo di Ozieri e presidente della Caritas diocesana, Corrado Melis, precisa che la diocesi “non è mai stata beneficiaria” di favori indebiti o illegittimi.
Altre accuse respinte: aver aiutato e favorito altri due fratelli (uno per lavori di falegnameria, un altro titolare di un’azienda che distribuisce cibo e bevande), fin da quando era nunzio apostolico a Cuba e in Angola. Il primo avrebbe solo “riparato due porte” e fatto lavori di ristrutturazione perché in quei paesi “era difficile trovare materiali” e quindi furono mandati dall’Italia. Al secondo, “non ho mai dato soldi, né miei né dell’istituzione”.
La famiglia Becciu ha diffuso un comunicato nel quale definisce le accuse “infondate e maliziosamente false”, e Becciu promette che farà causa per diffamazione se non saranno fornite prove.
In un commento, Lucetta Scaraffia, già collaboratrice dell’Osservatore romano dal 2012 al 2019, scrive: “Sono una cattolica che vive con dolore e angoscia questi giorni che alcuni media vogliono far passare per ‘grande pulizia in Vaticano’. Come qualcuno ha notato, in realtà quel che succede è più simile alle grandi purghe politiche dei regimi totalitari che a un serio e ponderato ricorso alla giustizia. Sono ormai molti anni, da quando cioè Benedetto XVI ha messo mano a una riforma dello Ior, la banca vaticana, che si susseguono scandali, fughe di notizie, arresti improvvisi, processi farsa. Dietro questo fuoco di sbarramento costituito da ‘operazioni di pulizia’ è difficile capire cosa succede veramente. A ciò si aggiungono le voci insistenti di possibili ricatti sulla base di scandali sessuali, più spesso omosessuali e pedofili, che avvelenano la vita e l’operato delle gerarchie vaticane. Ricordiamo che fino a pochi anni fa tutti i vescovi – e sottolineo tutti – erano tenuti a coprire di fatto gli scandali sessuali. Operazioni che oggi, se emergessero, potrebbero provocare gravi terremoti fin nelle posizioni apicali. Proviamo a fare una ipotesi: se, come molti sospettano, lo Ior è servito per decenni a ripulire il denaro sporco delle organizzazioni criminali, non è pensabile che queste ultime accettino senza fiatare che una simile risorsa venga loro sottratta. Da qui la logica ipotesi, per l’appunto, che esse cerchino d’impedire l’auspicata pulizia minacciando di rendere pubblica ai fedeli di tutto il mondo questa attività sotterranea della banca vaticana”.
Prosegue Lucetta Scaraffia: “È facile immaginare quale effetto devastante avrebbe questa pubblicità sulla vita della Chiesa. Proprio tutto ciò spiega forse le infinite difficoltà che incontra ogni tentativo di riforma economica in Vaticano. E infatti i conati di riforma finanziaria si ripetono, senza alcun vero effetto dal punto di vista della pulizia, ma ogni volta producendo contraccolpi e rivelazioni utili alle lotte delle fazioni interne. Ogni volta qualcuno viene defenestrato, qualche colpevole viene messo all’indice e di conseguenza la sua ascesa viene così bruscamente interrotta. È lecito allora un sospetto: che le operazioni di pulizia finanziaria servano solo a stabilire nuovi equilibri di potere, a far fuori gli avversari. Per fare questo è fondamentale l’appoggio dei media. Sono loro infatti a diffondere la notizia, e a creare il colpevole, che quindi è condannato a priori e senza scampo, senza possibilità di difendersi. Dunque non si arriva quasi mai a un vero processo, e se vi si arriva è spesso un processo poco credibile – le regole della giustizia vaticana cambiano sempre e si ha la sensazione che siano più che altro pro forma – sicché di fatto è quasi sempre la stampa che in realtà stabilisce chi è colpevole. Anche in questo caso, iniziato mesi fa con le denunce di malversazione a proposito dell’acquisto di un palazzo a Londra, lo scandalo è scoppiato subito, grazie a un tempestivo invio ai media delle foto dei sospettati. Trovato un capro espiatorio – il comandante dei gendarmi Giani, costretto alle dimissioni per una fuga di notizie – si è passati alla frettolosa condanna mediatica per gli accusati che infatti, nonostante nessun processo, sono stati licenziati. Una giustizia molto sbrigativa, sebbene presentata ai giornali come esemplare, è ora toccata anche al cardinale Becciu. Senza processo, senza dargli alcuna possibilità di difendersi, è stato privato del ruolo e della carica cardinalizia, con l’unico effetto di lasciare sconcertati i fedeli, e non solo loro. Ma noi non sappiamo se sia colpevole, e in assenza processo non lo sapremo mai”.
A.M.V.
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Cari amici di Duc in altum, avete letto il mio romanzo L’ultima battaglia? Se non lo avete ancora fatto, ve lo raccomando!
Vi ricordo anche gli altri miei libri più recenti.
Aldo Maria Valli, Ai tempi di Gesù non c’era il registratore. Uomini giusti ai posti giusti (Chorabooks, 2020)
Aldo Maria Valli, Aurelio Porfiri, Decadenza. Le parole d’ordine della Chiesa postconciliare (Chorabooks, 2020)
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Aldo Maria Valli, Gli strani casi. Storie sorprendenti e inaspettate di fede vissuta (Fede & Cultura, 2020)
Aldo Maria Valli, Le due Chiese. Il sinodo sull’Amazzonia e i cattolici in conflitto (Chorabooks, 2020)
Aldo Maria Valli (a cura di), Non abbandonarci alla tentazione? Riflessioni sulla nuova traduzione del “Padre nostro”, con contributi di Nicola Bux, Silvio Brachetta, Giulio Meiattini, Alberto Strumia (Chorabooks, 2020)