Cari amici di Duc in altum, vi propongo il mio più recente contributo per la rubrica La trave e la pagliuzza in Radio Roma Libera.
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“Sono incompetente”, “non ho nessun talento”, “non sono al passo con l’epoca”, “non voglio essere ostacolo per il progresso”: così monsignor Vincenzo Guo Xijin ha spiegato, durante la sua ultima Messa pubblica, la decisione di dimettersi da tutte le cariche per ritirarsi a una vita nascosta e di preghiera.
Una vicenda, quella del vescovo Guo, che può essere definita in un solo modo: un’enorme ingiustizia.
Erede legittimo di monsignor James Xie Shiguang, il vescovo della Chiesa sotterranea morto nel 2005 senza mai aver accettato di scendere a compromessi con il regime comunista di Pechino, Guo era la guida di oltre settantamila cattolici cinesi nella diocesi di Mindong, nella Cina sud-orientale, che in lui avevano visto il nuovo difensore della fede, baluardo contro le prevaricazioni del regime.
Pechino aveva tentato di imporre al posto di Guo monsignor Zhan Silu, allineato al governo e alla cosiddetta Associazione patriottica cattolica, la finta Chiesa emanazione del Partito comunista. Silu era stato scomunicato da Roma, ma due anni fa la firma dello scellerato accordo tra Cina e Vaticano per la nomina dei vescovi aveva trasformato la diocesi di Mindong in una specie di laboratorio per la verifica dell’intesa. Risultato: monsignor Zhan Silu, al quale era tolta la scomunica, veniva promosso dal papa vescovo titolare mentre monsignor Vincenzo Guo era retrocesso a vescovo ausiliario.
Per due anni Guo ha cercato di resistere, in attesa che la giustizia potesse trionfare. Ma ora che il Vaticano ha tutta l’intenzione di rinnovare l’accordo con Pechino, abbandonando di fatto al loro destino i vescovi fedeli e i cattolici della Chiesa sotterranea, ha deciso di gettare la spugna. E lo ha fatto in perfetto stile confuciano, umiliandosi davanti a tutti ma anche lasciando trasparire un sarcasmo più tagliente di qualsiasi invettiva.
“Rimane il fatto – commenta la benemerita agenzia AsiaNews, grazie alla quale abbiamo notizie di prima mano dalla Cina – che egli, un grande confessore della fede, che ha subito molte volte la prigionia, per amore all’unità della Chiesa lascia lo spazio a un vescovo ex scomunicato, da tutti conosciuto come ambizioso e assetato di potere”.
Tra l’altro monsignor Zhan Silu, “riconciliato con papa Francesco”, non ha compiuto alcun gesto di richiesta pubblica di perdono davanti alla comunità.
Riassumendo quanto è successo a lui e alla sua comunità, nell’ultima omelia rivolta ai fedeli monsignor Guo afferma: “Tutto questo è forse il segno di una nuova epoca, una pagina nuova per la Chiesa. In un momento storico così straordinario, abbiamo bisogno di personaggi con grande talento, saggezza, virtù e conoscenza, per poter stare al passo con quest’epoca, o persino precedere i passi dell’epoca guidandola. Io sono una persona che non ha nessun talento, la mia testa è ormai obsoleta e non sa come cambiare con il mutar della società; un pastore nato in un povero villaggio che non possiede nessun talento, né virtù, né saggezza, né capacità, né conoscenza; dinanzi a questa epoca che cambia così rapidamente, mi sento quasi incapace. Ringrazio Dio per avermi illuminato facendomi capire che ormai non sono più in grado di essere al passo con quest’epoca. Nonostante ciò, non voglio neanche diventare un ostacolo per il progresso. Per questo ho deciso di dimettermi presentando le mie dimissioni alla Santa Sede già nel mese scorso”.
Poi, alla fine del messaggio, il vescovo dimissionario lascia il suo breve ma significativo testamento spirituale: “Miei fedeli, dovete ricordarvi che la vostra fede è in Dio e non in un uomo. L’uomo è soggetto ai cambiamenti, ma Dio no. L’ultima raccomandazione: in ogni circostanza o cambiamento, non dovete mai dimenticarvi di Dio, non ignorare i comandamenti del Signore, non nuocere all’integrità della fede, non rallentare la salvezza dell’anima che è la cosa più importante. Nel momento in cui sto per lasciare l’incarico, vi chiedo di perdonarmi per la mia debolezza e impotenza, soprattutto per le offese recatevi durante il mio incarico! Che il Dio misericordioso sia sempre con voi, fino all’ultimo giorno della vostra vita! Il vostro incompetente pastore Guo Xijin”.
La vicenda di monsignor Guo dimostra in modo evidente e drammatico come il Vaticano sia disposto ad abbandonare i pastori più fedeli in nome di un accordo iniquo e insensato, ancora oggi tenuto segreto.
L’umiliazione inflitta a un vescovo coraggioso e fedele è una ferita inferta non solo alla Chiesa cinese, ma a tutto il popolo cattolico e specialmente a quei fratelli nella fede che in ogni parte del mondo mantengono accesa la fiammella al prezzo di persecuzioni e vessazioni d’ogni genere.
A.M.V.
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Il sito diesirae.pt ha tradotto il mio articolo per gli amici di lingua portoghese.
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Vi ricordo anche gli altri miei libri più recenti.
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Aldo Maria Valli (a cura di), Non abbandonarci alla tentazione? Riflessioni sulla nuova traduzione del “Padre nostro”, con contributi di Nicola Bux, Silvio Brachetta, Giulio Meiattini, Alberto Strumia (Chorabooks, 2020)