Troppa spazzatura spaziale. Il Vaticano si preoccupa
Di recente due pezzi di “spazzatura spaziale”, per un peso totale di quasi tre tonnellate, hanno rischiato di entrare in collisione. Un satellite russo ormai dismesso e un segmento di razzo cinese si sono sfiorati nel cielo sopra l’Antartide.
È stato un radar spaziale della Nuova Zelanda a dare l’allarme annunciando il rischio di collisione e spiegando che il rischio che il vecchio stellite russo Cosmos e il pezzo di razzo CZ-4C si scontrassero a un’altezza di 991 km sopra la Terra era di oltre il 10 percento.
Il possibile punto di collisione era stato calcolato sopra il Mare di Weddell, al largo della costa dell’Antartide. Il professor Richard Easther, astronomo dell’Università di Auckland, aveva ipotizzato che i due detriti spaziali si sarebbero scontrati generando una pioggia di frammenti che non solo avrebbero accresciuto la quantità di spazzatura spaziale, ma avrebbero potuto costituire una minaccia per i satelliti in funzione, con pesanti ripercussioni sul sistema delle telecomunicazioni.
C’è poco da fare: più aumentano gli oggetti in orbita e più cresce la possibilità di collisioni. Ecco perché sarebbe necessario darsi una regolata.
Tra le voci che con più decisione si sono fatte sentire per chiedere normative di sicurezza c’è stata quella del rappresentante della Santa Sede presso le Nazioni Unite.
Monsignor Gabriele Caccia, osservatore permanente del Vaticano al Palazzo di vetro, ha chiesto infatti che la comunità internazionale arrivi a dotarsi al più presto di misure preventive in un “quadro concordato a livello globale”, così da proteggere lo spazio dal “massiccio aumento dell’uso e della dipendenza” dai satelliti.
Il cielo sta diventando decisamente troppo affollato, ha detto l’arcivescovo Caccia. “Oggi, per fornire l’accesso a Internet, vengono lanciati così tanti satelliti che rischiano perfino di impedire agli astronomi lo studio delle stelle”, ha osservato l’arcivescovo.
Qualcuno ha calcolato che sono stati duemiladuecento i satelliti lanciati in orbita attorno alla Terra dal 1957, quando l’Unione Sovietica lanciò lo Sputnik, il primo satellite artificiale. Da tempo si parla della necessità di procedere con un’opera di bonifica dei detriti spaziali, ma finora non è stato fatto nulla.
L’arcivescovo Caccia ha dunque ragione. D’altra parte la Chiesa ha una certa dimestichezza con i cieli. Se poi oltre che di satelliti ci parlasse anche di Dio non sarebbe male. Ma questo è un altro discorso.
A.M.V.
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