Cari amici di Duc in altum, volentieri vi propongo questo contributo dell’amico e collega Alessandro Forti. Una riflessione che partendo dall’attualità risale allo “spirito” del Concilio Vaticano II mettendone in luce le connessioni.
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Resto una trentina di secondi spiazzato quando mi viene detto che Papa Francesco ha perorato la causa delle nozze civili per gli omosessuali. Sulle prime penso: non è possibile, sarà una delle tante esagerazioni giornalistiche. Controllo e scopro rapidamente che invece è proprio così.
Parole chiare e inequivocabili a favore delle unioni gay… da parte del Papa!
Un’altra trentina di secondi per capire se sono in una candid camera oppure in una di quelle sit-com americane con le risate registrate ad accompagnare le battute. Ma poi – non sentendo risate e non vedendo telecamere – accetto l’idea che tutto sta accadendo nella realtà.
Ancora un minuto di sconcerto (in totale siamo a circa due minuti, un tempo tutto sommato più che accettabile per assimilare una cosa del genere) ed ecco che il quadro mi si rischiara improvvisamente.
Perché mi stupisco? Se la Chiesa afferma che l’uomo ha diritto di violare il primo comandamento, perché dovrebbe fare diversamente col sesto?
Eh già, perché in uno dei documenti del Concilio Vaticano II (Dignitatis humanae) viene affermato il diritto dell’uomo alla libertà religiosa, con tanti saluti al primo comandamento: “Io sono il Signore Dio tuo, non avrai altro Dio all’infuori di me”.
Dunque, se è un diritto dell’uomo avere altri dei al di fuori di Lui, perché non dovrebbe essere un diritto commettere atti impuri (anche se contro natura, aggravante non da poco)?
Insomma, torniamo a uno dei temi caldi di questi tempi: se non si estirpano i cattivi semi piantati dal Concilio è impresa ardua impedire ai cattivi frutti di crescere e maturare.
Una volta che si passa dalla visione dell’Uomo in funzione di Dio (quella della teologia cattolica classica) alla visione di Dio in funzione dell’Uomo (quella che ha fatto il suo ingresso col Concilio) il baratro è spalancato.
Ai diritti di Dio si sostituiscono i diritti dell’Uomo. All’uomo, decaduto a causa del peccato e bisognoso della Grazia per tornare alla dignità di Figlio, si sostituisce l’uomo sacro in sé’ e per sé.
Non è un mistero che questa visione “umanistica” abbia caratterizzato – a volte sotterraneamente, altre volte esplicitamente – lo spirito del Concilio. Questo Papa, più esplicitamente di altri, sta facendo suo quello spirito, sta coltivando le pianticelle nate da quei semi.
E chissà: seppure nello sconcerto inevitabile, potrebbe forse non essere un male constatare, da frutti tanto avvelenati, quanto fossero velenosi certi semi.
Alessandro Forti
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