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Appello urgente per resistere al tradimento e alla rovina dell’Occidente, frutto della civiltà cristiana

Premessa al manifesto

L’Occidente, frutto più alto della civiltà cristiana, sembra trovarsi in un momento cruciale della sua storia. La crisi del Covid-19, le misure sanitarie che irrimediabilmente colpiranno la sua economia, i crescenti disordini sociali anarchici come quelli degli Stati Uniti e di altri luoghi, gli attacchi e le profanazioni dei luoghi di culto, l’indebolimento della famiglia naturale e dell’austerità dei costumi morali, il risorgere dell’islamismo radicale all’interno dei suoi confini, la crescita esponenziale dell’impero capital-comunista cinese sono tutti avvenimenti che contribuiscono a delineare un panorama tendente ad un “nuovo ordine mondiale”,  in cui i valori e i principi cristiani e di legge naturale che costituiscono la colonna portante della civiltà occidentale rischiano seriamente di sparire per sempre.

I fedeli alzano gli occhi alla Suprema Autorità Ecclesiastica per ascoltare una parola di difesa di questo frutto temporale dell’evangelizzazione della Chiesa che è la civiltà cristiana occidentale, ma sentono solo parole di biasimo e di disdegno, rivolte specialmente al suo modello economico-sociale, in larga misura basato sui principi della legge naturale e della dottrina sociale cristiana, come la famiglia fondata da genitori di sesso diverso, la proprietà privata e la libertà d’impresa.

Un cattolico fedele e amante della Chiesa, può resistere a una tale linea pastorale e politica della Santa Sede anche se avallata dal Sommo Pontefice? Può pensare il contrario, basandosi sull’ininterrotto magistero precedente molto chiaro circa i problemi citati?

Il lettore troverà la risposta nelle righe seguenti.

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Appello urgente per resistere al tradimento e alla rovina dell’Occidente, frutto della civiltà cristiana

La triplice crisi del COVID-19, dei disordini civili e del disastro economico sta scuotendo le fondamenta spirituali e materiali dell’Occidente e del mondo. Questa non è una crisi ordinaria, poiché mette in discussione le nostre usurate certezze, cambia la nostra vita quotidiana e limita la libertà della Chiesa. Di fronte a questa crisi, molti sono sbalorditi e si chiedono cosa sia andato storto.

Dove va l’Occidente? È possibile evitare il caos che si avvicina?

In questo quadro di grande rischio per l’Occidente, come laici cattolici che hanno a lungo difeso la civiltà cristiana dagli errori del comunismo e del socialismo, l’Associazione Tradizione Famiglia Proprietà e le sue organizzazioni autonome consorelle nei cinque continenti offrono la loro analisi del pericolo e il loro messaggio di speranzosa restaurazione.

I. La situazione attuale

La crisi attuale si manifesta in molteplici modi. Ma tutti presentano un’unità di obiettivi che mira a distruggere le strutture rimanenti della civiltà cristiana occidentale. Potremmo dividerli in tre categorie principali.

  1. Una crisi sanitaria che influisce su tutti gli aspetti della vita

Il mondo sta affrontando un’epidemia virale la cui origine e diffusione sembrano indirizzare a un ruolo sospetto della Cina. Questo virus ha colpito soprattutto le nazioni cristiane dell’Europa e delle Americhe, sia per quel che riguarda i gravi rischi per la salute, sia per il profondo impatto economico, sociale e psicologico delle draconiane misure sanitarie e di blocco.

La cosiddetta nuova normalità sta condizionando collateralmente la vita di centinaia di milioni di persone limitando la libertà di movimento, interrompendo il lavoro e l’istruzione, vietando o contingentando raduni ed eventi culturali e, infine, restringendo l’accesso alla Messa domenicale e ai Sacramenti.

Alla gente viene detto di abituarsi a un mondo di tristezza, isolamento e subconsumismo controllato dai tecnocrati, non diversamente dall’incubo distopico del romanzo 1984 di George Orwell.

  1. Le debolezze strutturali del nostro mondo globalizzato rivelate dalla pandemia

Una grave crisi economica bussa alla porta annunciando enormi conseguenze politiche, sociali, culturali e psicologiche. Analisti di livello internazionale prevedono uno scenario peggiore di quello della Grande Depressione iniziata nel 1929.

La pandemia rivela l’enorme dipendenza economica dell’Occidente, frutto marcio della sconsiderata dislocazione del suo settore manifatturiero soprattutto in Cina.

Il risultato è una grande debolezza politica in Occidente, che si viene a trovare molto declassato in un mondo “multipolare” in cui la Cina comunista sta assumendo il ruolo di un drago. Molti autori denunciano il graduale e inevitabile declino del potere politico, militare e diplomatico dell’Occidente sulla scena internazionale. Il mondo, come lo conoscevamo, sembra avviarsi alla fine.

  1. I disordini sociali indeboliscono ulteriormente l’Occidente

L’Occidente è indebolito da disordini sorti simultaneamente in tutto il mondo come se fossero stati innescati da una fonte comune. Tali disordini toccano questioni nodali e includono:

a) Un male importato quale l’immigrazione incontrollata, che favorisce la formazione di enclavi straniere all’interno delle nazioni. Molti neoarrivati ​​(soprattutto immigrati musulmani) rifiutano l’integrazione e l’assimilazione, il che crea un separatismo interno de facto. Ciò trasforma l’Occidente in uno “spazio aperto” multietnico, multireligioso e multiculturale senza un’identità comune o uno scopo.

b) Un altro punto cruciale come l’ascesa di politiche d’identità e di ideologie di sinistra che cercano di spazzare via tutte le vestigia e le strutture del passato cristiano: questi ideali sociali “decostruzionisti” prendono di mira la società borghese capitalista. Molti di sinistra approfittano delle differenze razziali e culturali per promuovere la lotta di classe attraverso la violenza di strada e la distruzione urbana. La rivolta promossa dal movimento Black Lives Matter negli Stati Uniti ne è un tipico esempio.

Una conseguenza dei disordini sociali è che conducono a un radicalismo che, con l’aiuto dei media, spaventa e paralizza la maggioranza silenziosa. Nei paesi in cui reagisce la maggioranza, la conseguente polarizzazione ideologica porta ad una paralisi delle istituzioni democratiche, e molte voci stanno paventando addirittura il rischio di una guerra civile.

II. L’uomo occidentale di fronte a questo quadro

L’Occidente si trova impreparato ad affrontare questa triplice crisi. Le sue fondamenta sono erose dalla terribile debolezza strutturale di una imponente rivoluzione culturale, come si è visto ad esempio con la crisi della famiglia, la cultura della morte rappresentata dall’aborto procurato e con un’ideologia LGBT aggressiva che si impone a tutta la società, persino ai bambini innocenti.

Soprattutto, l’Occidente è indebolito da una crisi spirituale. Un numero incalcolabile di fedeli abbandona la fede e vive senza Dio o senza la sua legge, non cercando più né la sua grazia né la vita sacramentale. La nostra decadenza morale ci ha indebolito e abbiamo dimenticato le nostre radici cristiane.

Privi di sostegno spirituale e sociale, molti restano scioccati e increduli di fronte a questa triplice crisi. Diversi psicologi lo chiamano un “trauma collettivo”. Potente, solido, tecnologicamente perfetto e sicuro di sé, il nostro mondo è stato scosso dalle fondamenta da un nuovo coronavirus.

In pochi mesi, insieme all’economia occidentale, sono crollate molte certezze. Queste certezze avevano alimentato l’ottimismo delle masse in un progresso indefinito. Oggi la crisi ha eroso la fiducia nei media, nella scienza, nelle autorità politiche e persino nei leader religiosi.

L’ottimismo, il tratto caratteristico del nostro tempo, sta scomparendo. L’ottimismo che due guerre mondiali non hanno potuto scuotere, ora sta svanendo in una crescente ansia per il futuro.

In tale contesto di apprensione, molti iniziano a mettere in discussione le fondamenta dell’Occidente. Chiedono: cosa è andato storto? C’è una soluzione? C’è una luce che possa guidarci durante questa tempesta, confortandoci e ridandoci fiducia nel futuro?

Queste domande portano il seme del rimorso e di una fievole nostalgia del sentiero abbandonato della virtù.

III. Un’immensa orfanità spirituale

In mezzo alle difficoltà, faremmo bene a bere dalla sorgente della cultura cristiana per riscoprire i valori spirituali che ci hanno formato. Da questa fonte spirituale provengono l’ordine, le istituzioni e le grazie cristiane che ci possono portare fuori dall’attuale triplice crisi. Solo un simile ritorno di figli prodighi alla casa paterna può rigenerare la società nella misura e nella portata necessarie.

Tuttavia, la nostra incapacità di affrontare il problema deriva dal fatto che una crisi parallela all’interno della Chiesa mina le nostre certezze, i nostri principi e valori. Questa crisi spirituale è molto più distruttiva poiché ci priva dei mezzi che ci aiutano a trovare soluzioni.

In quest’ora suprema del Cristianesimo, i fedeli sono naturalmente portati ad alzare lo sguardo alla Cattedra di Pietro, l’Autorità Suprema della Chiesa Cattolica, in cerca di una parola di conforto e di guida. Ma invece di essere il baluardo dell’Occidente, la Santa Sede sembra indifferente al suo destino. A volte sembra addirittura favorire chi attacca il mondo occidentale con inaudita intensità. L’immensa orfanità spirituale dell’Occidente è l’aspetto più terribile della situazione attuale.

Prendiamo in considerazione questi fatti recenti (tra i tanti che potrebbero essere elencati) che minano le basi della Fede:

  1. Mentre il Catechismo della Chiesa Cattolica ribadisce che gli atti omosessuali “sono contrari alla legge naturale” e “in nessun caso possono essere approvati” (n. 2357) e una successiva istruzione vaticana del 2003 condanna “il riconoscimento legale delle unioni omosessuali”, Papa Francesco ha recentemente affermato che “le persone omosessuali hanno diritto ad una famiglia… Ciò che dobbiamo approvare è una legge sulle unioni civili. Hanno diritto ad essere coperti legalmente”.
  2. Con l’intenzione di costruire un “nuovo mondo” multipolare, Papa Francesco ha lanciato Fratelli Tutti, un’enciclica che, da un punto di vista religioso, mette la Chiesa cattolica e la Sacra Scrittura sullo stesso piano delle altre religioni e dei loro libri fondanti. In nome di una fraternità naturalista universale e della sua corrispondente “amicizia sociale”, Fratelli Tutti fornisce le basi dottrinali e psicologiche per un “mondo aperto”, senza principi o confini, senza una religione definita, dove le risorse sono a disposizione di tutti allo stesso modo, e in cui i conflitti devono essere risolti attraverso il “dialogo”.
  3. L’enciclica favorisce l’invasione incontrollata dei migranti in Occidente (nel caso dell’Europa, questo significa soprattutto musulmani). Chiede la sottomissione dei paesi a organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite, che sarebbero in grado di risolvere i problemi globali, in particolare quelli legati al clima e all’ambiente.
  4. Inoltre, in contraddizione con la dottrina sociale della Chiesa, Fratelli Tutti limita la proprietà privata e l’economia di libero mercato in modo talmente ampio da negare, in pratica, la liceità morale di questi due fondamenti dell’economia occidentale. In altri punti dell’enciclica vi sono concetti che Papa Francesco continua a ripetere dall’inizio del suo pontificato e che probabilmente ribadirà nei prossimi eventi Global Compact on Education ed Economy of Francesco. Ad esempio la “decrescita sostenibile”, il risparmio energetico senza emissioni di carbonio (cioè il pauperismo come standard per il consumo) e il modello di proprietà e gestione comune praticato dai movimenti popolari di sinistra.
  5. A ciò si aggiungano gli ideali indigenisti proposti nell’enciclica Laudato si’ e nell’esortazione apostolica Querida Amazonia, che presentano lo stile di vita tribale come modello di vita sostenibile e di vita di comunità, per non parlare qui degli orrendi atti cultuali alla Pachamama in Vaticano. Entrambe queste proposte di vita confermano tragicamente le previsioni del prof. Plinio Corrêa de Oliveira sulle tendenze tribaliste presenti nella Chiesa, formulate nella terza parte della sua opera Rivoluzione e Controrivoluzione nel 1976 e in Tribalismo indigeno: ideale comunista-missionario per il Brasile del ventunesimo secolo.
  6. La passività della Gerarchia ecclesiastica durante la crisi sanitaria è stata evidente quando molte autorità religiose, andando ben oltre quanto stabilito dalle autorità politiche, hanno proibito la celebrazione della Messa e imposto la Comunione in mano. Per la prima volta nella storia, il clero cattolico ha celebrato la Pasqua senza fedeli. E molti di questi non stanno più tornando in Chiesa, aggravando una crescente apostasia.

IV. C’è il diritto di resistere a un papa che abbandona l’Occidente cristiano?

La Chiesa Cattolica è universale, lo dice già il nome. La sua missione è battezzare tutte le nazioni, insegnando loro ad osservare ciò che Cristo ha comandato (cf. Mt 28, 19–20). Pertanto, non si identifica con questa o quell’area geografica, etnia o cultura. Tuttavia, durante questi duemila anni, la civiltà cristiana occidentale è stata il frutto più visibile e duraturo dell’apostolato della Chiesa. La sua santità, lo spirito evangelizzatore, la profondità filosofica e teologica, gli ospedali, le università, le opere di carità, il vigore economico ed i fiorenti risultati nelle arti e nelle scienze portarono Papa Leone XIII a scrivere: “Vi fu un tempo in cui la filosofia del Vangelo governava la società” (enciclica Immortale Dei, n. 28).

Fino a Papa Francesco, i Sommi Pontefici hanno riconosciuto la civiltà cristiana occidentale come la figlia primogenita della Chiesa e hanno cercato di difenderla. Che madre snaturata sarebbe la Chiesa se, in una situazione in cui questa figlia primogenita rischia di morire, le voltasse le spalle o, peggio ancora, aiutasse i suoi nemici ad attaccarla mortalmente! La Chiesa si comporterebbe come un falso pastore che consegna il gregge a lupi voraci che vogliono divorarlo. Tuttavia, questo è l’atteggiamento mostrato da molte delle nostre più alte autorità ecclesiastiche.

Di fronte a questo scenario apocalittico, una domanda lacerante sorge nell’animo di innumerevoli cattolici: è lecito reagire e difendere con orgoglio la civiltà cristiana, le sue tradizioni religiose e temporali, anche quando ciò implica l’opposizione a certe linee guida emanate da queste alte autorità? È lecito resistere, nella misura massima consentita dal diritto canonico, alle politiche perseguite da Papa Francesco che minacciano l’integrità, la sicurezza e le identità culturali dell’Occidente?

Non abbiamo paura di assumere questo stato di resistenza perché la sua liceità morale è stata implicitamente riconosciuta dal silenzio di Papa Paolo VI e di numerose altre autorità ecclesiastiche alla dichiarazione delle TFP sulla politica di distensione del Vaticano con i regimi comunisti. Il documento del 1974, scritto dal Prof. Plinio Corrêa de Oliveira, fu firmato e pubblicato da tutte le TFP allora esistenti. In esso si legge:

“Con questo atto filiale diciamo al Pastore dei Pastori: la nostra anima è Vostra, la nostra vita è Vostra. Ordinateci ciò che desiderate. Solo non comandateci di incrociare le braccia di fronte al lupo rosso che attacca. A questo si oppone la nostra coscienza.

“Sì, Santo Padre – continuiamo – san Pietro ci insegna che è necessario “ubbidire a Dio prima che agli uomini”. Siete assistito dallo Spirito Santo e anche sostenuto – nelle condizioni definite dal Vaticano I – dal privilegio dell’infallibilità. Questo non impedisce che in certe materie o situazioni la debolezza a cui sono soggetti tutti gli uomini possa influenzare e persino determinare la Vostra azione. Una di queste è – forse per eccellenza – la diplomazia. E qui si situa la Vostra politica di distensione verso i governi comunisti.

“Che fare a questo punto? Le righe di questa dichiarazione non basterebbero per contenere l’elenco di tutti i Padri della Chiesa, Dottori, moralisti e canonisti – molti dei quali elevati agli onori degli altari – che sostengono la legittimità della resistenza. Una resistenza che non è separazione, non è rivolta, non è acrimonia, non è irriverenza. Al contrario, è fedeltà, è unione, è amore, è sottomissione”.

V. Resistenza

Resistere significa che incoraggeremo i cattolici a riaffermare il loro amore per la civiltà cristiana occidentale e la loro disponibilità a difendere i suoi resti e la sua cultura. Inoltre, promuoveremo la sua restaurazione con maggiore splendore e solidità, affinché l’Occidente riacquisti la leadership mondiale che merita non perché è occidentale ma perché è cattolico. La civiltà cristiana occidentale si basa su un passato bimillenario e sul fatto di avere al centro Roma, la Sede di Pietro.

Resistere significa invitare i leader e i popoli occidentali a studiare le ragioni profonde del loro declino, così come è analizzato in Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, capolavoro del Prof. Plinio Corrêa de Oliveira, e a ricorrere ai rimedi che suggerisce per far uscire l’Occidente da questa crisi esistenziale.

Resistere significa che la fine dell’Occidente non è scontata poiché, come ci ricorda il defunto leader cattolico brasiliano in quello stesso libro: “Quando gli uomini decidono di collaborare con la grazia di Dio, allora nella storia accadono cose meravigliose: la conversione dell’Impero romano, la formazione del Medioevo, la riconquista della Spagna a partire da Covadonga, sono tutti avvenimenti … che accadono come frutto delle grandi risurrezioni dell’anima di cui anche i popoli sono suscettibili. Risurrezioni invincibili, perché non vi è nulla che possa sconfiggere un popolo virtuoso e che ami veramente Dio”.

Resistere significa pubblicare rispettosamente la nostra analisi e il nostro giudizio in situazioni come la pubblicazione dell’enciclica Fratelli Tutti o il sostegno di Papa Francesco al riconoscimento legale delle unioni omosessuali: un colpo mortale per ciò che resta della civiltà cristiana occidentale.

Resistere significa denunciare con filiale e rispettosa franchezza la pericolosa contraddizione tra il trattamento privilegiato accordato dalla Santa Sede alla Cina rossa (di cui non condanna il regime comunista) e il disdegno di Papa Francesco per i grandi Paesi dell’Europa e delle Americhe, mostrato quando attacca senza misericordia le loro sovranità e il sistema economico basato sulla libera impresa e sulla proprietà privata. Tuttavia, tale sistema economico è ampiamente conforme alla legge naturale, ai Dieci Comandamenti e all’insegnamento bimillenario dei papi, come si trova nel Magistero Supremo della Santa Madre Chiesa.

Resistere significa proclamare con indomita fiducia che al di là delle tempeste spirituali, delle sfide materiali e di ogni attacco dei loro nemici, l’Occidente e la civiltà cristiana risorgeranno, adempiendo le parole profetiche della Madonna a Fatima: “Alla fine, il mio Cuore Immacolato trionferà!”.

28 ottobre 2020

Julio Loredo

presidente dell’Associazione Tradizione Famiglia Proprietà

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Aderiscono

Instituto Plinio Corrêa de Oliveira (Brazil)

Sociedad Civil Fátima la Grand Esperanza (Argentina)

Australian TFP

Österreichische Gesellschaft zum Schutz von Tradition, Familie und Privateigentum (Austria)

Federation Pro Europa Christiana (Belgium)

Canadian Society for the Defence of Christian Civilization

Acción Familia por un Chile Autentico, Cristiano y Fuerte

Sociedad Colombiana Tradición y Acción

Centro Beato Pio IX (Ecuador)

Société Française pour la Défense de la Tradition, Famille, Propriété

Deutsche Gesellschaft zum Schutz von Tradition, Familie und Privateigentum e.V. (Germany)

Irish Society for Christian Civilisation

Associazione Tradizione Famiglia Proprietà (Italy)

Stichting Civitas Christiana (The Netherlands)

Sociedad Paraguaya de Defensa de la Tradición, Familia y Propriedad

Tradición y Acción por un Perú Mayor

Philippine Crusade for the Defense of Christian Civilization

Fundacja Instytut Edukacji Społecznej i Religijnej im. Ks. Piotra Skargi (Poland)

Instituto Santo Condestável (Portugal)

Family Action South Africa

Tradición y Acción (Spain)

Helvetia Christiana (Switzerland)

Tradition, Family, Property–United Kingdom

American Society for the Defense of Tradition, Family, and Property (U.S.A.)

Tradición y Acción por un Uruguay Auténtico, Cristiano y Fuerte

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Aldo Maria Valli:
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