Il Washington Post ha chiesto al giudice della Corte Suprema, justice Clarence Thomas, di ricusarsi dal supremo organo giudiziario del Paese. Si tratta di una richiesta all’apparenza bizzarra, ma che risponde a determinate – e piuttosto disperate – ragioni politiche.
Nella carriera del giudice afroamericano, infatti, c’è un momento di grande difficoltà, che ora sta tornando a galla, dove protagonista era proprio Joe Biden.
Nel 1991, Joe Biden diffamò in mondovisione il giudice Thomas, accusandolo di molestie senza uno straccio di prova
Nel 1991, il presidente George H. W. Bush aveva nominato alla Corte Suprema Clarence Thomas, un giudice di circoscrizione federale. Una collaboratrice di Thomas, Anita Hill, disse all’FBI che anni prima si era sentita molestata da Thomas con conversazioni a contenuto pruriginoso e ripetuti inviti ad uscire con lui. Questi dettagli misteriosamente – diciamo così – finirono ai media, con l’effetto di mettere in dubbio un’elezione alla Corte Suprema che pareva non avere ostacoli di sorta.
Le accuse sconce diventarono, ovviamente, il tema principale delle audizioni della commissione di senatori che dovevano approvare la nomina. Commissione a capo della quale c’era lui, il senatore Joseph R. Biden. Le illazioni di Biden e soci contro il giudice nero finirono così in diretta televisiva nazionale.
Il giudice Thomas negò le insinuazioni, e difese il suo onore – e quello di tutti i neri conservatori, cioè di quei neri che non soddisfano l’ordine imposto dalla sinistra americana, dove il nero deve essere un povero e automaticamente votante per i Democratici – con un discorso deciso e toccante.
Nelle immagini del video potete vedere il sorrisetto del capo-inquisitore, il senatore Joe Biden. In pratica, nel 1991, Joe Biden diffamò in mondovisione il giudice Thomas, accusandolo di molestie senza uno straccio di prova, tutto per non fare approdare alla Corte Suprema un conservatore o forse – è la tesi implicita della difesa di Thomas – per non elevare un afroamericano non-democratico, quindi fuori dallo stereotipo, oggi vivissimo, della minoranza oppressa.
Potete capire perché i Democratici vogliono chiudere la partita subito e neanche lontanamente passare dalle parti della Corte Suprema
Proprio lui, quel Joe Biden eletto presidente dai network TV, che dovrebbe quindi giurare sulla Bibbia postagli dal giudice Thomas, il più anziano dei membri della Corte Suprema.
Ora forse potete capire perché i Democratici vogliono chiudere la partita subito e neanche lontanamente passare dalle parti della Corte Suprema, dove i giudici di estrazione conservatrice sono 6 contro 3, e dove l’anziano del gruppo è proprio Thomas. L’obiettivo è quello di creare una situazione di stallo (quattro a quattro).
Qualcuno — e il Washington Post in primis lo sta facendo capire — inizia a sentire la terra franare sotto i piedi, perché sanno che la Suprema Corte potrebbe ribaltare tutto — motivo per il quale oggi il mainstream d’oltreoceano cerca di mistificare la situazione e offuscare figura di Trump, financo inventandosi il fantomatico rischio di un divorzio con Melania.
Thomas, cresciuto cattolico e studente di scuole cattoliche, alla Corte Suprema è con Neil Gorsuch (una nomina di Trump) un proponente della legge naturale: la dottrina di filosofia del diretto contro la quale il progressismo si scaglia da secoli.
Immaginare un nuovo incontro tra il candidato Biden e il giudice Thomas è qualcosa che nemmeno nella trama di un film: una storia dolorosa, due universi contrapposti, convergono ancora una volta.
Noi un po’ di terrore, fra i Democratici e l’impero dei network asserviti, iniziamo a fiutarlo.
Roberto Dal Bosco
Cristiano Lugli
Fonte: renovatio21.com
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