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Le mosse di Trump, la Corte Suprema e un software sospetto

Trump sapeva da tempo che nel 2020 ci sarebbe stata una frode elettorale e che il caso sarebbe finito davanti alla Corte Suprema. Ecco perché ha nominato giudici della Corte Brett Kavanaugh e Amy Coney Barrett, che nel 2000, quando erano entrambi giovani e brillanti avvocati, si occuparono del riconteggio dei voti in Florida nel caso Bush v. Gore. Infatti, Kavanaugh all’epoca lavorò per la campagna di George W. Bush e seguì proprio la vicenda del riconteggio in Florida, e Amy Coney Barrett fornì ricerca e assistenza informativa alla squadra di legali dello studio Baker Botts che rappresentò il presidente Bush.

A ricordare le due nomine decise da Trump è, su LifeSiteNews, Steven Mosher, fondatore e responsabile del Population Research Institute.

La squadra legale di Trump, scrive Mosher, è convinta delle carte in proprio possesso e non mollerà la presa. Se saranno ricontate le schede, si vedrà che Trump ha vinto il secondo mandato. Molteplici le azioni legali promosse sia nei tribunali statali sia davanti alle corti federali per chiedere che le schede elettorali fraudolente e difettose siano eliminate.

Il giudice Samuel Alito ha già ordinato a tutti i consigli elettorali della contea della Pennsylvania di separare i voti arrivati in ritardo. Si tratta di decine o addirittura centinaia di migliaia di voti che, se giudicati irregolari, daranno a Trump i venti voti elettorali dello Stato.

Data la gravità delle questioni in gioco, quasi tutte le cause finiranno davanti alla Corte Suprema, e in un caso è già successo.

L’ultima volta che la Corte Suprema dovette occuparsi di un’elezione fu appunto nel 2000, ma se il caso Bush v. Gore, scrive Mosher, fu un uragano legale di categoria uno, il caso Trump v. Biden sarà di categoria cinque. E nell’occhio del ciclone ci saranno i nove giudici della Corte Suprema, tra i quali Brett Kavanaugh e Amy Coney Barrett, le cui nomine, volute da Trump, appaiono ora in una nuova luce. Non può essere certamente casuale che Trump abbia voluto nel tribunale più alto due avvocati che vissero in prima persona la vicenda Bush v. Gore.

Intanto, intervistata da Fox News, Sidney Powell, ex procuratore federale e ora membro della squadra legale di Trump, ha dichiarato che la frode elettorale ai danni di Trump sarebbe avvenuta anche mediante l’uso di appositi software e il ricorso a un algoritmo utilizzato per calcolare i voti necessari a Biden per vincere in aree specifiche.

“Penso che i software siano stati ampiamente utilizzati, ma non dai contatori di voti. Sono stati usati da agenti democratici che hanno potuto accedere a questi programmi attraverso i punti di accesso del governo. E li hanno usati illegalmente per cambiare i voti”.

“Ci dovrebbe essere un’indagine – ha proseguito Sidney Powell – da parte dei più fidati funzionari dell’intelligence militare del presidente, che possono entrare nel sistema e vedere cosa è stato fatto. Abbiamo alcune prove di quel che è successo. Qualcuno è effettivamente entrato nel sistema e ha cambiato i risultati della votazione”.

Secondo Sidney Powell la squadra legale di Trump ha testimoni “eccellenti” e porterà le accuse in una causa federale. “C’è stato uno sforzo enorme e coordinato per rubare questa elezione a noi, il popolo degli Stati Uniti d’America, per delegittimare e distruggere i voti destinati a Donald Trump, per fabbricare voti per Joe Biden”.

Quando poi la giornalista Maria Bartiromo di Fox News fa notare a Sidney Powell che Nancy Pelosi, democratica, speaker della Camera dei rappresentanti, avrebbe degli interessi nella Dominion Voting Systems, la società produttrice del software incriminato (e c’è poi da segnalare che l’ex capo dello staff di Nancy Pelosi, Nadeam Elshami, fu assunto dalla Dominion come lobbysta) la Powell risponde:  “Ovviamente hanno investito in questo software per motivi personali e lo stanno usando per commettere questa frode, per rubare voti. Penso che abbiano rubato voti anche a candidati democratici, nel loro stesso partito, e questi dovrebbero essere altrettanto indignati da tutto ciò. Bernie Sanders avrebbe potuto benissimo essere il candidato democratico, ma loro hanno rubato voti a chiunque volessero rubarli”.

È interessante notare che i difetti rilevati nei sistemi di conteggio di voto sono andati tutti tutti in una sola direzione: a favore dei Democratici.

Risulta inoltre che il fornitore di tecnologia elettorale Dominion Voting Systems nel 2014 fece cospicue donazioni alla Fondazione Clinton.

Una società, la Dominion Voting System, con una lunga storia di accuse di brogli elettorali e interferenze nelle elezioni di varie nazioni, tra cui il furto di dati nel censimento in India.

A.M.V. 

Fonti:

bitchute.com 

greatgameindia.com

lifesitenews.com

msn.com

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