“Noi, giovani medici aspiranti specializzandi, tenuti in ostaggio dal ministero in piena pandemia, tra attese e ritardi”
Cari amici di Duc in altum, ricevo dai medici aspiranti specializzandi una lettera che è insieme un grido di dolore e una denuncia. Ventiquattromila medici, in piena pandemia ed emergenza sanitaria, tenuti in ostaggio dal ministero e impossibilitati a iniziare a dare il loro contributo in corsia. Una vicenda che fa da spia della crisi della sanità italiana, tra rinvii, ritardi, disorganizzazione e mancanza di programmazione.
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L’odissea dei giovani medici, aspiranti specializzandi, comincia già a maggio, quando tutti attendevamo il bando per il concorso di specializzazione, che di solito si tiene a luglio. La pandemia e la cattiva organizzazione del ministero hanno fatto sì che il concorso sia stato rimandato a settembre, il giorno 22, con il bando pubblicato il 24 luglio.
Tale bando prevedeva alcune tappe ben precise: pubblicazione della graduatoria il 5 ottobre, successiva apertura della fase di scelta e assegnazioni il 12 ottobre.
Il concorso effettivamente si è svolto, ma fin da subito sono emersi disagi in merito ad alcune domande “ambigue”, subito prontamente sono segnalate.
Il 5 ottobre, mentre eravamo tutti in attesa, alle ore 12, al posto della graduatoria, il ministero dell’Università e della Ricerca scientifica ha annunciato lo slittamento, a causa dei molti ricorsi sopraggiunti: si tratta di medici, già in possesso di borse di specializzazione o già specialisti, che in base al bando non avrebbero diritto ai punti curriculum e di corsisti di medicina generale del II e III anno che non possono essere inseriti in graduatoria.
Inizia così la nostra odissea. Un susseguirsi di attese e rinvii, di comunicati giunti in tarda serata senza nemmeno un accenno di scuse.
Il 26 ottobre il Mur pubblica la graduatoria, che però rimane provvisoria.
Solo il 9 novembre verrà pubblicato il tanto agognato e atteso “cronoprogramma” (parola che ricorrerà spesso), il quale prevedeva: per il 23 novembre l’apertura della fase di scelta delle tipologie di scuola e relative sedi; per il 27 novembre la chiusura la fase di scelta (alle ore 12); per il 30 novembre le assegnazioni.
Peccato che le scelte verranno aperte solo nella tarda serata del 23 novembre e prolungate fino al 30 novembre alle ore 12.
Anche questa volta, però, non sarà così. La fase di scelta rimane aperta fino al 30 novembre alle ore 23:59, per poi essere chiusa e riaperta nuovamente nella giornata del 1° dicembre fino alla mezzanotte.
Dopo tanta attesa e agonia, ci siamo. Il 3 dicembre sono previste le assegnazioni.
I circa 14500 medici vincitori di borsa conosceranno la sede in cui iniziare a lavorare.
Ma non sarà così.
Senza alcun rispetto, e addirittura smentendo le voci che prevedevano ulteriori ritardi, il 3 dicembre, intorno alle ore 19:30, il ministero pubblica un comunicato che annuncia un ulteriore rinvio delle assegnazioni.
Bisognerà attendere il 15 dicembre per la sentenza del Consiglio di Stato in merito al ricorso sulla domanda 87. Solo DOPO avremo un nuovo cronoprogramma.
Ed eccoci quindi a oggi.
Ventiquattromila medici bloccati nel limbo, tenuti in ostaggio dal ministero.
Ventiquattromila medici che, in piena pandemia ed emergenza sanitaria, sono tenuti a casa perché impossibilitati a iniziare a dare il loro contributo in corsia, costretti a rifiutare proposte di lavoro perché incapaci di garantire continuità o costretti a licenziarsi con largo preavviso dagli incarichi attuali.
La presa di servizio è attualmente prevista per il 30 dicembre.
Quando ci siamo iscritti al concorso sapevamo che avremmo conosciuto le nostre assegnazioni il 12 ottobre e avremmo quindi avuto più di due mesi per organizzare le nostre vite. Molti di noi, infatti, potrebbero doversi trasferire dall’altra parte del Paese. Ma a oggi, se la presa di servizio rimane confermata per il 30 dicembre, saremo costretti a traslocare in piena pandemia, durante le festività, avendo in sostanza solo dieci giorni di tempo per stravolgere le nostre vite!
Siamo medici e queste scelte non ricadono solo su di noi, ma su tutti i cittadini italiani, sul Servizio sanitario nazionale e sulla medicina del territorio, dato che la continuità assistenziale e le Uscar (Unità speciali regionali per il Covid) attualmente sono tenute in piedi anche da noi. La profonda crisi della sanità italiana è stata già ampiamente messa in luce in questa pandemia, eppure ciò non è bastato per tutelare noi medici, noi giovani medici già ampiamente bistrattati. È bene affrontare, infatti, la questione “imbuto formativo”, perché ricordiamolo: abbiamo partecipato al concorso in 24 mila, ma solo poco più di 14500 di noi avranno accesso alla scuola di specializzazione e ciò è frutto di una mancata programmazione decennale che oggi determina un’enorme carenza di specialisti, non di medici. Quelli ci sono, e sono precari.
Noi giovani medici veniamo ancora trattati come “studenti” che rincorrono i propri sogni, ma siamo professionisti della sanità e come tali meritiamo rispetto e dignità.
È necessario che ora i responsabili si assumano le responsabilità di tale tracollo!
Siamo stanchi di rinvii e della mancanza di chiarezza finora dimostrata dal Mur!
Chiediamo di accelerare le fasi di assegnazione e avere al più presto un nuovo programma!
Finora non ne è stato rispettato nemmeno uno.
Vergognoso.
Siamo medici!
#SBLOCCATESSM2020
Gli aspiranti specializzandi in ostaggio