In Terra Santa. Viaggio nei luoghi del Mistero
Cari amici di Duc in altum, vi propongo il mio più recente contributo per la rubrica La trave e la pagliuzza, in Radio Roma Libera. Si parla del libro di padre Vincent Nagle Viaggio in Terra Santa.
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Se non siete mai stati in Terra Santa, oppure ci siete stati e desiderate rivivere l’esperienza ripercorrendo il pellegrinaggio nei luoghi santi, consiglio il libro Viaggio in Terra Santa. Vedere e credere: leggere il Vangelo nei luoghi di Gesù, di padre Vincent Nagle (Ares, 272 pagine, 15 euro) un diario semplice ma intenso attraverso il quale l’autore, religioso americano che fa parte della Fraternità sacerdotale dei missionari di san Carlo Borromeo, mette a disposizione le sue conoscenze per aiutarci a far parlare le pietre, quelle pietre, ma anche per ricordarci che “terra santa” è ovunque incontriamo il Signore.
Scrive padre Nagle: “Prima di venire in Terra Santa, avrei giurato di possedere una fede concreta, secondo l’insegnamento che i miei maestri mi hanno trasmesso. Eppure, senza accorgermene, avevo relegato le vicende di Gesù al di fuori della storia, nella sfera dell’inconoscibile. La visita ai luoghi del Vangelo mi ha riempito di gioia e di stupore. Ho potuto dire: è andata proprio così, è successo veramente ciò che dicono i Vangeli. Oggi, dopo tanti anni, sto ancora scoprendo le conseguenze di quella bellissima sorpresa”.
C’è una parolina che nel viaggio di padre Vincent Nagle ricorre spesso, ed è la parolina magica che emoziona chi va in Terra Santa: la parolina “qui” o, se preferite, “hic”, in latino. Poter dire “qui” è nato Gesù, “qui” c’era la sua casa, “qui” ci fu l’annuncio dell’angelo a Maria, “qui” abitava Giuseppe, “qui” si recò Maria per visitare la cugina Elisabetta eccetera eccetera, sembra niente, ma cambia tutto.
La parolina “qui” ci ricorda che la nostra è fede incarnata, che Dio è veramente venuto nel mondo, in questo mondo, che Dio per amore si è fatto uomo ed ha avuto bisogno della nostra collaborazione per realizzare il suo piano di Salvezza. Sapere e vedere che Gesù ha vissuto qui, ha toccato queste pietre, ha respirato questa aria è veramente una sorpresa continua. Ed ecco perché ogni viaggio in Terra Santa, se fatto con fede, si trasforma in una preghiera di ringraziamento e di lode, all’insegna dello stupore.
Dalla chiesa di Sant’Anna a quella dell’Annunziazione, dalla casa di Giuseppe alla Grotta del latte, da Nazareth a Betlemme, da Cana a Cafarnao, dal Monte delle Beatitudini al Monte Tabor, da Betania al Tempio di Gerusalemme, dal Cenacolo ai Getsemani, è un continuo, sorprendente intersecarsi di geografia, storia, teologia, spiritualità.
Padre Nagle in questi luoghi si muove con leggerezza e discrezione, e al termine di ogni tappa regala al lettore un breve riflessione. Così, per esempio, dopo averci accompagnati tra gli ulivi del Giardino dei Getsemani, e dopo averci ricordato che qui un angelo discese dal cielo per sostenere Gesù il quale, nella sua umanità stremata, arrivò a sudare sangue, l’autore commenta: “La libertà di Gesù, nella sua umanità, ha avuto bisogno di essere sostenuta per non tradire il rapporto con il Padre, per penetrare fino al cuore del dramma senza fermarsi alla superficie. Questo ci dice molto su cosa significhi vivere la compagnia di Cristo”. Quando incontrai la Chiesa, ricorda padre Nagle, ero felice come un bambino davanti a un bellissimo regalo, e pensavo che sarei stato felice e contento per tutta la vita. “Così, quando mi capitava di soffrire, mi assaliva il dubbio che la compagnia cristiana non fosse mai stata vera. Non avevo capito che la compagnia della Chiesa è come quella dell’angelo a Gesù: Dio non ce la dona per risparmiarci le prove, ma per aiutarci a viverle per la salvezza nostra e del mondo”.
In Terra Santa ci sono stati tanti scavi. Per trovare le tracce dei luoghi di Gesù c’è stato bisogno di andare letteralmente in profondità, portando spesso alla luce strati sovrapposti. È il caso del luogo chiamato San Pietro in Gallicantu, che ricorda la triplice negazione di Pietro e dove gli scavi hanno portato alla scoperta di un monastero bizantino del quinto secolo e, più sotto ancora, di una signorile casa ebraica, forse la casa di Caifa, dove Gesù fu processato. È possibile, dunque, che questo sia il luogo in cui Pietro disse di non essere amico di Gesù e di non conoscerlo neppure. Un tradimento in piena regola, fino a quando il gallo cantò. E allora Pietro scoprì la verità su se stesso: non era quel lottatore che fino a poco prima aveva ritenuto di essere, ma un poveraccio, un debole, un bisognoso di aiuto e di salvezza. E fu proprio in quel momento che Pietro si aprì anche alla verità su Gesù: il Maestro non era il condottiero venuto per assicurare la liberazione degli oppressi, non il comandante in grado di correggere tutti gli errori della storia, ma il salvatore della sua vita, pronto ad accogliere le sue debolezze. “Così, nell’istante stesso in cui si scopriva assolutamente bisognoso di misericordia, Pietro si trovò di fronte agli occhi il perdono gratuito ed eterno di Gesù”.
Proprio sotto il santuario di San Pietro in Gallicantu, tra i resti della casa privata, gli scavi archeologici hanno rivelato la presenza di alcune cisterne e all’interno di una di esse sono stati trovati graffiti cristiani che inducono a identificarla come il luogo della prigionia di Gesù. Spesso, infatti, questi luoghi erano usati come prigioni. È dunque possibile che qui Gesù abbia trascorso la notte, totalmente isolato e nelle tenebre, prima di essere portato da Pilato. E ancora una volta siamo portati a riflettere. Una cosa è leggere che Gesù fu prigioniero, un’altra è vedere dove e in quali condizioni fu tenuto effettivamente.
A ogni pagina padre Nagle ci aiuta a ricavare una lezione dai luoghi che ci descrive. Con una costante: “Se scegliamo di essere cristiani, è perché siamo convinti che il cristianesimo sia una storia bella, che dice cose giuste e umane, più di qualunque altra storia. È diverso, però, scoprire che questa storia è proprio vera, cioè che i fatti si sono svolti realmente secondo quanto affermiamo per fede. La possibilità di vedere i segni che confermano con evidenza la veridicità dei testi sacri può avere un impatto profondo e duraturo sul nostro rapporto con il Mistero”.
Aldo Maria Valli