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Lettera a Mattarella / Il dovere di vaccinarsi e tutti gli altri doveri dimenticati

Cari amici di Duc in altum, ricevo e volentieri vi propongo questa lettera al presidente della Repubblica Mattarella. Il tema è il “dovere” di vaccinarsi evocato dal capo dello Stato. Ma con quale credibilità, si chiede l’autore della lettera, si può mettere tanta enfasi su tale dovere mentre mille altri doveri sono totalmente dimenticati?

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Caro presidente Mattarella,

non ho ascoltato l’integrale Suo discorso di fine d’anno. Ma ho sentito, da alcuni conoscenti e poi da qualche notizia sui media, che tra le altre cose Lei ha detto che “vaccinarsi è un dovere morale” e che Lei adempirà a questo dovere prima possibile. Mi rallegro per la sua sollecitudine e il suo alto senso civico. Sentendo queste parole ho pensato: meno male che una volta tanto, dopo l’asfissiante litania dei diritti senza fine, finalmente si parla di doveri. Un respiro di sollievo!

Ma il sollievo è durato ben poco. Qualcosa non torna nel Suo appello, a pensarci bene. Chi stabilisce o ha stabilito, come undicesimo comandamento, il “dovere di vaccinarsi”? Ammesso per ipotesi (da dimostrare) che questo dovere nel caso specifico esista, coloro che vi fossero soggetti avrebbero qualcosa da dire anche sui doveri di altri “soggetti” (questa volta nel senso di liberi attori delle loro azioni).

Forse sarebbe bene ricordare alle case farmaceutiche, che sono state così rapide e solerti a confezionare questi vaccini, che esse hanno il dovere morale e scientifico, di pubblicare integralmente i risultati delle loro sperimentazioni, ciò di cui siamo ancora in attesa; il dovere, anche, di attendere qualche anno, prima di mettere in circolazione prodotti di un genere assolutamente nuovo i cui effetti a lunga scadenza non sono noti. Lo ha detto la FDA (equivalente statunitense della nostra AIFA): ci vorrebbero una ventina di anni per conoscere bene quali e quanti possibili effetti imprevisti a lunga scadenza potrebbero avere alcuni di questi vaccini. Intanto ci si limita a dire che “non si sa se il vaccino abbia effetti indesiderati sulla fertilità”. Secondo Lei, signor Presidente, non ci sarebbe invece il dovere di saperlo e di dirlo per tempo, per il bene di chi si vaccinerà a scatola chiusa?

Lei stesso, signor Presidente, avrebbe il dovere, se fosse informato, di informare gli italiani che anche autorevoli rappresentati dell’OMS hanno espresso pochi giorni fa la loro incertezza sulla reale efficacia dei vaccini ormai in circolazione, dicendosi dubbiosi sul fatto che gli stesi vaccinati potrebbero essere propagatori dell’epidemia.

Sarebbe anche bene ricordare che la crisi da pandemia, almeno nel nostro paese, è stata ed è soprattutto una crisi di insufficienza e debolezza del nostro sistema sanitario, che avrebbe il dovere morale e istituzionale di garantire un numero sufficiente di medici e di posti letto, invece di tagliare a più non posso sulle spese “essenziali”. Perché di questo dovere non si parla? Perché il dovere di riformare la nostra sanità non rientra fra le priorità? Se avessimo ancora la proporzione di posti letto per numero di abitanti di trent’anni fa l’emergenza Covid sarebbe stata almeno dimezzata in quanto a gravità.

Esiste poi il dovere sanitario di dare direttive precise ai medici territoriali su come intervenire nelle prime fasi della malattia da Covid-19, per evitare il sovraffollamento ospedaliero. Esperienze numerose attestano che medici di buona volontà guariscono quasi al 100% i malati di Covid con terapie semplicissime a domicilio, evitando così centinaia e migliaia di ospedalizzazioni, prevenendo l’aggravamento della patologia ed evitando la morte. Ma in questo campo regna l’inerzia da parte del governo. Ci si informi in merito, invece di comunicare solo i numeri delle terapie intensive e dei morti giornalieri, dovuti in gran parte a questa fondamentale trascuratezza nelle cure precoci a domicilio!

Perché poi non parlare del dovere politico, oltre che morale, di spiegare agli italiani perché lo stato di emergenza è stato proclamato il 31 gennaio 2020 ed è entrato in vigore il 1° febbraio successivo, senza che neppure i cittadini lo sapessero, mentre si continuava a ripetere da parte delle massime istituzioni (anche da parte Sua, signor Presidente) che l’Italia non aveva nulla da temere, che eravamo sicuri dal virus, ecc. ecc. Se veramente non c’era nessun pericolo, perché si è deciso uno stato di emergenza? E se c’era un motivo per l’emergenza, perché non si sono presi subito provvedimenti adeguati, per esempio cominciando ad attrezzare centri anti-Covid e ospedali, attendendo invece la fine di febbraio, dopo i primi casi a Codogno, per parlare dei “doveri” di cautela degli italiani? Sempre i doveri dei cittadini, mai i doveri di chi governa e amministra la sanità pubblica!

Non si dimentichi, signor Presidente, che anche l’AIFA ha il dovere di spiegare perché l’idrossiclorochina, che essa ha cancellato dai piani terapeutici previsti per il Covid in seguito a un articolo falso scritto da falsari su una ex-prestigiosa rivista scientifica, non è stata ancora riabilitata e permane a suo riguardo un divieto. L’articolo contro l’idrossiclorochina è stato smentito clamorosamente nel giro di pochi giorni, e prove concrete sul campo attestano che il farmaco è molto efficace nelle prime fasi dell’infezione da Covid-19. Ma l’AIFA non si smuove dalla sua errata decisione e non la rivede. L’AIFA non ha forse un dovere di chiarire e di chiarirsi? Invece c’è solo un grande silenzio e il muro di gomma. E come avere ancora fiducia in una tale istituzione, quando ci garantisce la sicurezza del nuovo vaccino, se essa non si è dimostrata affidabile in cosa ben più modesta?

Esiste poi il dovere politico e civico di rispondere in modo ufficiale e chiaro a tutti coloro che hanno sollevato obiezioni e addirittura accuse al sistema di governo a colpi di Dpcm, perché contrario alla Costituzione. Lo hanno detto giuristi, ex-membri della Corte costituzionale, politici, intellettuali, giornalisti. Lei, signor Presidente, e il nostro attuale governo, non vi siete minimamente preoccupati di dissipare questi dubbi o rispondere a queste obiezioni. Quando qualcuno ottempererà a questo dovere di chiarezza e trasparenza?

Inoltre, c’è anche il dovere di garantire ai lavoratori la possibilità di lavorare per poter mangiare. Ma se si continua a usare l’unica arma delle chiusure, mettendo in ginocchio interi settori e condannando al fallimento intere categorie, solo perché il sistema sanitario non è adeguato (cioè perché non si adempiuto a uno dei doveri prima ricordati), con quale coraggio ci si presenta agli italiani dicendo che è loro dovere vaccinarsi? Ci si dica quanto verrà a costare allo Stato una campagna così massiccia di vaccinazioni a decine di milioni, a fronte delle spese ordinarie di una medicina di territorio più funzionante ed efficace, che al momento manca. Così potremo renderci conto se il gioco vale la candela.

Vede, signor Presidente, quanti doveri esistono? E se ne potrebbero aggiungere molti altri. Prima di ricordare ai semplici cittadini il non dimostrato dovere di vaccinarsi, ricordi a chi “di dovere” almeno qualcuno di questi doveri ancora gravemente inadempiuti. Se questi doveri verranno onorati, i cittadini torneranno a fidarsi e non ci sarà bisogno di ricordare loro che “devono vaccinarsi”, perché allora ci si vaccinerà di buon grado, ascoltando volentieri i consigli di governanti e scienziati onesti in cui si può riporre fiducia.

Questo è il primo dovere delle istituzioni: essere e dimostrarsi onesti per meritare fiducia. Fuori della fiducia, fondata sull’onestà e la trasparenza, resta solo il legittimo sospetto. Purtroppo, le istituzioni col loro comportamento hanno alimentato molta sfiducia e diffidenza. E mi permetta, per concludere, una domanda: in una società in cui viene riconosciuto perfino il diritto di porre fine alla propria vita – leggi: eutanasia – e quello di abortire – leggi: diritto di uccidere un essere umano innocente nel seno di sua mamma – davvero non c’è posto per un piccolo e modesto diritto come quello di NON vaccinarsi?

Lettera firmata

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