Cari amici di Duc in altum, vi propongo il mio più recente intervento per la rubrica La trave e la pagliuzza in Radio Roma Libera. Si parla della legge del compromesso morale, sempre più applicata dalla Chiesa cattolica, e dei suoi sviluppi.
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L’unico modo per resistere alla “legge del compromesso morale” è di non scendere a compromessi. Si può riassumere così la riflessione proposta da Benjamin Wiker sul National Catholic Register a proposito della tendenza, ormai prevalente all’interno della Chiesa e proprio a partire dai suoi vertici, di legittimare i comportamenti morali che fino a ieri costituivano peccato.
Dopo aver visto come funziona la legge del compromesso morale nel caso di contraccezione e aborto, in un nuovo intervento l’autore affronta la questione di come la legge viene applicata al matrimonio omosessuale.
Ma prima di tutto ricordiamo che cosa dice la legge: “Ciò che ieri era considerato barbaro, immorale e inimmaginabile, oggi è considerato moralmente accettabile come atto di carità in circostanze limitate e domani sarà accettato in tutte le circostanze come diritto umano fondamentale e parte del progresso generale della società civile, tanto che si riterrà inimmaginabile vivere senza”.
Ci sono diverse lezioni che abbiamo imparato dall’applicazione dalla legge del compromesso morale.
In primo luogo, è storicamente chiaro che negli ultimi duecento anni i laicisti si sono continuamente sforzati di trasformare cose che un tempo i cristiani consideravano “barbare, immorali e inimmaginabili”, come la contraccezione, l’aborto e l’infanticidio, in “diritti umani fondamentali”.
In secondo luogo, quando i cristiani, scendendo a compromesso, consentono che ciò che un tempo consideravano immorale venga fatto in circostanze limitate, ecco che puntualmente i laicisti (che in precedenza sostenevano che quel dato comportamento non era affatto immorale e chiedevano che fosse accettato in alcune circostanze) affermano che quello stesso comportamento deve essere considerato un diritto fondamentale in ogni circostanza.
In terzo luogo, è evidente che, rispetto a qualunque comportamento per i cristiani sia moralmente inimmaginabile in un determinato momento, i laicisti sono già all’opera perché domani quello stesso comportamento sia considerato un diritto.
Quando papa Francesco, circa le unioni civili per le coppie dello stesso sesso, dice che, “come atto di carità in circostanze limitate”, “quella che dobbiamo creare è una legge sull’unione civile”, perché “in questo modo [gli omosessuali] sono coperti legalmente”, contraddice quanto detto nel 2003 sotto san Giovanni Paolo II, quando la Congregazione per la dottrina della fede, guidata allora dal cardinale Ratzinger, spiegò che “il rispetto per le persone omosessuali non può portare in alcun modo all’approvazione del comportamento omosessuale o al riconoscimento legale dell’omosessualità” (Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali, n. 11).
E, così facendo, Francesco applica proprio la legge del compromesso morale. Qualunque sia la sua intenzione, il tentativo di consentire il riconoscimento legale delle unioni omosessuali apre la strada all’approvazione del comportamento omosessuale come diritto legalmente riconosciuto.
La linea seguita dalla Chiesa segue un percorso ben riconoscibile. Dove ieri c’era chiarezza, in conformità con l’insegnamento consolidato, ora c’è confusione, e la confusione è essa stessa una sorta di compromesso che prepara la strada per il completo ribaltamento dell’insegnamento di domani. Circa l’omosessualità, la legge del compromesso morale garantirà che l’insegnamento della Chiesa sul matrimonio sarà presto ridotto alla totale irrilevanza culturale, legale e persino ecclesiale, così com’è già successo per la contraccezione. L’eccezione legale diventerà presto un diritto conclamato che ribalterà ogni morale, anche tra i cristiani.
“Il compromesso morale del papa – osserva Wiker – è scritto sulla sabbia, ma la sabbia si stava già spostando prima che lui incominciasse a scriverci sopra”. La Chiesa non fa che adeguarsi al mondo.
Dai matrimoni omosessuali si passerà alla poligamia e successivamente al riconoscimento legale dei matrimoni poliamorosi, con miscele indiscriminate di maschi, femmine e transgender. Ciò che oggi, almeno per alcuni, è inimmaginabile, domani sarà considerato un diritto.
Arriveremo a discutere della legalizzazione della pedofilia? Inimmaginabile, si dice. Ebbene, ricordiamo che era un comportamento legale e considerato morale nella Grecia pagana e a Roma, così come il matrimonio omosessuale nella stessa Roma e altrove. Fu il cristianesimo a cambiare la situazione, precisamente evitando di scendere a compromessi con il mondo circa le sue dottrine in materia di sessualità e matrimonio, e indipendentemente da ciò che la società pagana considerasse morale o lecito. Ma una volta consentito un piccolo compromesso, la legge del compromesso morale non si ferma mai. Così, se oggi il papa apre al riconoscimento delle unioni omosessuali, il suo successore avrà a che fare con il riconoscimento del diritto alla poligamia e al poliamore, sia eterosessuale sia omosessuale sia transgender. È solo questione di tempo.
La verità molto semplice è dunque questa: l’unico modo per resistere alla legge del compromesso morale è non scendere a compromessi, anche e soprattutto quando il compromesso appare come un atto di carità. Questo è senz’altro il compito più difficile per qualsiasi papa, ma è proprio il compito che definisce oggi la missione del papato e il suo magistero.
Titolo originale: The Only Way to Resist the “Law of Moral Compromise” is Not to Compromise
Fonte: National Catholic Register
[Benjamin Wiker è Senior Fellow al Veritas Center for Ethics and Public Life e direttore degli Human Life Studies alla Franciscan University di Steubenville. Il suo ultimo libro è In Defense of Nature: the Catholic Unity of Environmental, Economic, and Moral Ecology. Il suo sito web è www.benjaminwiker.com]