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Se un cardinale scrive alla Costituzione

“Cara Costituzione, sento proprio il bisogno di scriverti una lettera, anzitutto per ringraziarti di quello che rappresenti da tanto tempo per tutti noi. Hai quasi settantacinque anni, ma li porti benissimo!”

Incomincia così la lettera che l’arcivescovo di Bologna, il cardinale Matteo Zuppi (da molti accreditato come prossimo papa) ha sentito il bisogno di scrivere alla Costituzione.

Come dite? Che la cosa è un po’ strana?

E perché mai? Un cardinale di santa romana Chiesa non può forse scrivere a chi gli pare?

Come dite? Che da un cardinale vi aspettereste una lettera al nostro Dio creatore e al suo Figlio unigenito Gesù Cristo, non alla Costituzione?

Evidentemente non avete capito molto della Chiesa in uscita.

Quindi, anziché fare tante storie, ascoltate che cosa dice Zuppi.

“Ti voglio chiedere aiuto, perché siamo in un momento difficile e quando l’Italia, la nostra patria, ha problemi, sento che abbiamo bisogno di te per ricordare da dove veniamo e per scegliere da che parte andare”

Come dite? Che da parte di un cardinale di santa romana Chiesa vi aspettereste una richiesta di aiuto non alla Costituzione ma a qualche santo, magari a san Francesco e santa Caterina, patroni d’Italia o, visto come siamo messi, a santa Rita, nota come la santa dei casi impossibili?

Con voi, scusate se ve lo dico, non c’è speranza. Ma vi sembra possibile che un cardinale dei nostri giorni, di questa Chiesa dialogante e inclusiva, si rivolga ai santi, come si faceva una volta?

Ascoltate Zuppi: “Come cristiano la luce della mia vita è Dio, che si è manifestato in Gesù. È una luce bellissima perché luce di un amore, esigente e umanissimo, che mi aiuta a vedere la storia dove Dio, che è amore, si manifesta. Mi insegna ad amare ogni persona, perché ognuno è importante. Mi chiede di farlo senza interessi perché l’unico interesse dell’amore è l’amore stesso, quindi gratuitamente, senza convenienze personali, in maniera universale. Fratelli tutti!”.

Come dite? Prosa zuccherosa? Smaccato politicamente corretto? Adulazione del papa regnante con le parole “Fratelli tutti”?

Scusate, ma chi siete voi per giudicare? Ascoltate piuttosto l’eminentissimo cardinale: “Cara Costituzione, tu ci ricordi che non è possibile star bene da soli perché possiamo star bene solo assieme”.

Come dite? Demagogia spicciola?

Guardate: penso proprio, per dirla con Francesco, che voi siate vecchie comari con la faccia di peperoncini all’aceto.

Cito ancora dalla lettera di Zuppi: “In sostanza ci dai il fondamento di una società basata su una vera fratellanza ed eguaglianza e non solo una fredda e impersonale imparzialità”.

Come dite? Che un cardinale di santa romana Chiesa dovrebbe porre il fondamento della fratellanza in Dio Padre e non in una Costituzione?

Zitti! E ascoltate: “Cara Costituzione, abbiamo tanto bisogno di serietà…”.

Sì, sì, serietà. No, non santità, ha detto serietà!

Ascoltate ancora: “Abbiamo bisogno di vero amore politico!”.

Che significa “amore politico”? Ma che domande! Voi non potete capire!

Ascoltate piuttosto questo brano sulla salute: “…la salute non è solo un fondamentale diritto dell’individuo, ma interesse dell’intera collettività. Questo non vale solamente per difenderci meglio dai contagi o per gestire in maniera più efficiente il sistema sanitario, ma perché l’attenzione alla salute di tutti e di ciascuno è uno dei presupposti basilari di una vera cittadinanza attiva”.

Come dite? Che sembra il discorso di un sindacalista, non di un cardinale?

E io dico che voi vecchie comari dal cuore nero dovreste vergognarvi di parlare così di un cardinale quasi papa!

Ascoltate. “… siamo per davvero sulla stessa barca!” scrive Zuppi con mirabile sintesi.

Come dite? Che la barca dei Soros, dei Klaus Schwab, dei Bill Gates e compagnia bella è ben diversa dalla scialuppa dei poveracci gettati sul lastrico dai lockdown?

Ma basta! Abbiate il buon gusto di tacere! Come direbbe papa Francesco, siete mummie da museo!

A.M.V.

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Aldo Maria Valli, Semel in anno

(Cronache dal futuro, Interviste pazze, Cattolici su Marte)

Semel in anno licet insanire” dicevano gli antichi. “Una volta all’anno è lecito impazzire”. Quando le cose si mettono male, una risata può essere terapeutica. E può anche servire per dire la verità a fronte di un dispotismo soffocante. Vecchia storia: quando il conformismo dilaga, solo il giullare, attraverso la satira, riesce a proporre squarci di verità. E allora “insanire” può diventare addirittura dovere civile, se vogliamo usare parole grosse. Come diceva Victor Hugo, “è dall’ironia che comincia la libertà”.

Semel in anno lo trovi qui, qui e qui

Aldo Maria Valli:
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