Sono anni che non guardo un solo fotogramma del Festival di Sanremo. Non per spocchia o per snobismo, ma perché trovo che il Festival sia di una noia mortale, scontato, ripetitivo, prolisso. E, chissà perché, le canzoni sono tutte brutte.
Se dunque qui parlo di Sanremo non è perché lo abbia seguito, ma perché, leggendo qualcosa qua e là e vedendo le segnalazioni dei lettori, ho saputo che nel Festival di quest’anno c’è stato (e, a quanto pare, non è la prima volta) una sorta di spot omosessualista, con bacio sodomita e derisione della fede cattolica. Insomma, roba da gay pride o giù di lì.
Non ho visto le immagini in questione e non intendo guardarle, tuttavia non voglio lasciare senza una parola gli amici che mi hanno scritto. E il mio consiglio è molto semplice: spegnere.
Proprio perché stanco, ripetitivo e noioso, il “rito” sanremese, per guadagnare un po’ di interesse e far parlare di sé, ricorre sempre a qualche “trasgressione”. Il che conferma quanto sia stanco, ripetitivo e noioso, perché oggigiorno non c’è nulla di più scontato della presunta trasgressione. Dico presunta perché, mi chiedo, che razza di trasgressione può mai essere quella omosessualista in un mondo che ormai è tutto un inno alla “diversità”, all’omosessualità e all’identità di genere? Oggi come oggi, trasgressivo sarebbe, caso mai, esaltare l’eterosessualità.
Comunque, ripeto: spegnere, non guardare, ignorare. È l’unica ricetta che mi sembra possibile. Anche perché colpisce al cuore lo share, la divinità televisiva che muove il tutto. E poi recitare preghiere, specie per coloro che, purtroppo, sanno quello che fanno.
A proposito, non sarebbe male se il signor vescovo di Ventimiglia- Sanremo (il quale, fra l’altro, è un bravo vescovo) si presentasse davanti al teatro sede del Festival e, munito di abbondante acqua santa, recitasse appropriate orazioni. Questa sì che sarebbe una bella trasgressione!
A.M.V.