Un effetto collaterale, ma non trascurabile, del Covid è la divisione (la chiamerò polarizzazione) che si sta venendo a creare all’interno delle famiglie, e anche tra amici, per la diversità di vedute sulla pandemia, sui vaccini e in generale sul modo di vivere la vicenda e affrontare la questione.
Generalizzando, si può dire che due sono le posizioni in campo. Una è quella di coloro che aderiscono alla narrativa prevalente, l’altra è quella di coloro che non vi aderiscono. Definirò i primi come i disciplinati e i secondi come i dissidenti.
La narrativa prevalente, riassumendo, parla del Covid come di un virus pericoloso, condivide l’allarme generalizzato, raccomanda il ricorso ai vaccini e approva le misure che limitano alcune libertà.
La narrativa non allineata afferma che il virus è sì molto contagioso ma non molto mortale (lo è solo per gli anziani e i già portatori di altre patologie), è dubbiosa circa il ricorso ai vaccini e vede in alcune misure di contenimento una indebita limitazione delle libertà.
Ripeto: sto generalizzando e riassumendo. So bene che ci sarebbe molto altro da aggiungere e precisare, ma diciamo che questo è lo schema.
Il punto è che le due visioni stanno sfociando in una chiara divaricazione anche tra persone che appartengono alla stessa famiglia e allo stesso nucleo di amici. Circa i vaccini, per esempio, non è difficile vedere che la polarizzazione è netta, con pochissime possibilità di arrivare a una posizione comune.
Forse la vicenda del Covid ha portato e sta portando allo scoperto differenze culturali e antropologiche che già esistevano ma che, in mancanza di un casus belli, covavano sotto la cenere. Di fatto, la diversità di orientamento si sta rivelando molto profonda.
La fede religiosa, in questo quadro, ha naturalmente una certa importanza, ma è trasversale. Ci sono persone religiose e credenti all’interno di entrambi gli schieramenti. Così che nemmeno il richiamo alla fede comune può funzionare da elemento di connessione.
Quando parlo di polarizzazione non mi riferisco solo alla diversità di vedute, ma anche alla tendenza a etichettare l’altro. I disciplinati ritengono che i dissidenti siano ciechi e fuori di senno, i dissidenti considerano i disciplinati povere marionette che si lasciano manipolare.
Stando così le cose, ogni possibilità di dialogo e di composizione (anche a causa di comunicazioni che avvengono sempre di più a distanza) è eliminata. Tanto è vero che, sia da una parte come dall’altra, di fronte alla diversità la conclusione è spesso una sola: “Con te non parlo più, tanto è inutile”.
Direte: ma il distanziamento morale, politico e ideologico c’era anche prima del Covid e del distanziamento sociale.
Vero, ma non in questa misura e non con queste caratteristiche di irriducibilità.
Tanto più che la questione dei vaccini mette ora le persone di fronte a una scelta concreta e quindi la polarizzazione, a questo punto, non riguarda solo le idee, ma una decisione relativa a un atto: fare o non fare il vaccino?
Un dissidente, contrario per diversi motivi al vaccino, che cosa fa nel momento in cui i familiari e gli amici disciplinati gli raccomandano di vaccinarsi? E un disciplinato, favorevole al vaccino, che cosa fa nel momento in cui un familiare e un amico dissidente solleva il proprio problema di coscienza?
Difficile rispondere. Sta di fatto che il nostro tessuto sociale, che già prima non brillava per coesione, ora che la frattura percorre le famiglie e le cerchie degli amici è più sfilacciato che mai.
C’è un modo per far sì che questa diversità diventi un fattore di crescita e non sia una lacerazione destinata a lasciare conseguenze durature e profonde?
Il sottoscritto, in quanto appartenente allo schieramento dei dissidenti, ritiene che chi ha scatenato la vicenda Covid, e ne sta beneficiando, sapeva benissimo che ci sarebbe stata la divisione e anzi se la augurava, perché fa parte della realtà che si voleva determinare: un’umanità sfibrata e confusa, dunque più manipolabile. Ma, ovviamente, quando esprimo questa mia valutazione da dissidente, i disciplinati mi accusano di complottismo, mentre a me viene facile accusare loro di essere conformisti e inquadrati.
Il che conferma che questo effetto collaterale del Covid, che ho chiamato polarizzazione, tanto collaterale non è.
A.M.V.