In una zona ad alto rischio di conflitto anche un francobollo può scatenare guerre. La regione autonoma del Kurdistan iracheno ha emesso una serie di sei francobolli per celebrare la visita di papa Francesco a Erbil. In uno dei francobolli c’è una mappa del Grande Kurdistan, comprendente i territori che per storia, lingua e popolazione sono curdi ma ora fanno parte degli Stati confinanti: Turchia, Iran e Siria. Il governo turco si è offeso, perché il francobollo sarebbe una minaccia alla propria integrità territoriale. Quanto alla Turchia, è ben nota l’avversione (eufemismo) di Ankara verso i curdi. E infatti il ministro degli Esteri turco non ha mancato di far sentire la sua voce: “Qualche impudente autorità nel Krg (il governo regionale curdo, ndr) ha osato abusare della nota visita per esibire le sue irrealistiche aspirazioni contro l’integrità territoriale dei paesi confinanti con l’Iraq”. Poi la minaccia: “Le autorità del Krg si trovano nella posizione più appropriata per ricordarsi delle amare conseguenze di simili propositi illusori. Aspettiamo una immediata, chiara e urgente correzione del grave errore”.
Anche l’Iran ha protestato, tramite il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Saeed Khatibzadeh, che ha parlato di “atto ostile” e ha chiesto il ritiro del francobollo incriminato.
Tutte queste reazioni hanno spinto il governo di Erbil a una rapida marcia indietro. Il portavoce del governo curdo, Jotyar Adel, ha precisato che il francobollo con la mappa del Grande Kurdistan non è stato approvato, ma fa parte di una serie di proposte inviate all’esecutivo da alcuni artisti.
L’emittente curdo-irachena Rudaw, diffondendo le immagini delle emissioni celebrative per la visita di Francesco, non ha però fatto cenno al fatto che si tratterebbe solo di una proposta. Nel francobollo al centro della polemica il profilo del papa si staglia chiaramente sul Grande Kurdistan.
Il giornalista e scrittore curdo Muhammad Sheikh Othman ha dichiarato che “il Grande Kurdistan non è un sogno vuoto né un’ambizione dannosa, ma un diritto legittimo, riconosciuto dalle convenzioni internazionali e persino dalla Carta dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite ed è noto come la più grande nazione senza uno Stato nel mondo. La Turchia conosce perfettamente i confini del Grande Kurdistan, poiché è stato il primo cospiratore a dividere questo paese”.
La regione autonoma del Kurdistan iracheno è stata una delle tappe del viaggio di papa Francesco in Iraq, dal 5 all’8 marzo scorso. Il 7 marzo il papa ha celebrato allo stadio Franso Hariri di Erbil la messa domenicale alla presenza delle principali autorità politiche e religiose. Da Erbil il papa si è recato in elicottero nelle città di Ninive di Mosul e Qaraqosh, nella Piana di Ninive, devastate dall’occupazione dello Stato islamico dal 2014 al 2017.
Le polemiche per il francobollo dimostrano “la follia dell’intera avventura di Francesco in Medio Oriente”, ha detto a Church Militant l’analista del Medio Oriente Robert Spencer.
Spencer, storico dell’Islam, ha sostenuto che il papa “non ha idea della forza persistente e della complessità delle antiche animosità”. Il pontefice, secondo Spencer, si sarebbe lasciato “manipolare” da persone molto più consapevoli di lui, come il grande imam egiziano Ahmed al-Tayyeb e il grande ayatollah iracheno Ali al-Sistani.
A dimostrazione della complessità della questione, il Fronte turkmeno iracheno (ITF), che rappresenta gli iracheni di origine turca, ha diffuso una dichiarazione che “condanna l’emissione da parte del governo regionale di francobolli speciali per la visita di papa Francesco a Erbil”, perché su uno dei francobolli compare “una mappa divisiva che minaccia l’unità delle terre irachene, compresi i governatorati di Kirkuk e Mosul. Questo passo è considerato una minaccia diretta alla sicurezza irachena, regionale e internazionale”, ha affermato Arshad al-Salihi, capo dell’ITF e vice del governatorato di Kirkuk.
Il quotidiano conservatore turco Millî Gazete ha definito i francobolli “scandalosi” e ha attaccato papa Francesco per essersi unito al “governo curdo regionale iracheno, strumento dei sionisti nella regione”. Il papa, ha aggiunto il giornale, è il “rappresentante della mentalità dei crociati, che è stata la causa della morte di due milioni di persone e che ha distrutto l’Iraq”.
Le terre abitate dai curdi, conosciute come Grande Kurdistan, furono divise tra Turchia, Iran, Iraq e Siria in base all’accordo Sykes-Picot del 1916.