Tra i tanti sintomi della follia dell’epoca in cui stiamo vivendo possiamo aggiungere anche questo. Ce lo dicono alcune cronache che lasciano senza parole.
Un filmato diffuso dalla BBC dimostra che i dispositivi di protezione individuale, gettati in mare anziché essere smaltiti correttamente, si stanno riversando sulle barriere coralline vicino alla capitale filippina, Manila. Secondo una stima dell’Asian Development Bank, durante il picco dell’epidemia di Covid-19, la città ha prodotto fino a 280 tonnellate di rifiuti sanitari extra al giorno, in buona parte finiti in acqua.
I gruppi ambientalisti, avvertendo che la plastica contenuta all’interno delle maschere facciali si sta rompendo e viene consumata dalla fauna marina, esortano il governo filippino a migliorare la gestione dei rifiuti sanitari, per prevenire un ulteriore inquinamento dei mari.
Howard Johnson, della BBC, si è unito ai subacquei dell’Anilao Scuba Dive Center, un gruppo che promuove il turismo marino sostenibile nel Sud-Est asiatico.
Nel video prodotto da Howard Johnson e Virma Simonette è possibile constatare lo scempio causato dai dispositivi gettati in mare. Ma il problema riguarda tutto il mondo e anche il Meditarreaneo.
Di fronte alle celebri spiagge della Costa Azzurra francese, come Cannes o St. Tropez, i subacquei continuano a trovare mascherine, guanti e bottigliette di disinfettante.
Laurent Lombard, subacqueo e fondatore dell’organizzazione no profit Opération Mer Propre (Operation Clean Sea), ha lanciato l’allarme. Durante le operazioni di pulizia del mare, il gruppo si è imbattuto in una situazione sconcertante. “Presto – ha commentato – in mare potrebbero esserci più mascherine che meduse”.
Julie Hellec, portavoce dell’Operation Mer Propre, ha dichiarato alla CNN di non aver mai visto nulla di simile in quindici anni di immersioni.
Hellec stima che i rifiuti Covid recuperati durante la pulizia del mare siano circa il 5% del totale dei rifiuti che Opération Mer Propre raccoglie di solito, ma l’organizzazione pensa che la quota possa aumentare rapidamente.
Il problema, come si diceva, è mondiale. Alla fine di febbraio i responsabili dell’organizzazione Oceans Asia, con sede a Hong Kong, hanno denunciato il ritrovamento di “masse di mascherine chirurgiche sulle coste” nelle isole Soko.
“Quando all’improvviso hai una popolazione di sette milioni di persone che indossano una o due mascherine al giorno, la quantità di spazzatura generata sarà notevole”, hanno scritto sul loro sito web.
La produzione di mascherine è aumentata enormemente durante la pandemia. Un recente studio sulla rivista Environment, Science & Technology stima che ogni mese vengano utilizzati 129 miliardi di mascherine per il viso e 65 miliardi di guanti.
Nick Mallos, direttore senior dell’organizzazione senza scopo di lucro Ocean Conservancy, ha definito questi numeri “sbalorditivi”.
“Sfortunatamente – dice Mallos – la spazzatura viaggia”, e una mascherina gettata ai bordi di una strada o in un corso d’acqua può facilmente finire in mare.
Gli ecosistemi e la fauna marina ora hanno nuovi nemici. Oltre ai sacchetti e a tanti altri oggetti di plastica, ci sono anche i dispositivi di protezione che gli umani utilizzano e gettano.
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