Negli Stati Uniti l’Università di Dayton, cattolica, per la quaresima ha deciso di proporre agli studenti una Via Crucis pro-LGBTQ, aperta anche a studenti eterosessuali che vogliamo però sostenere la causa omosex e transex.
Secondo quanto spiega l’ateneo, prima di partecipare alla Via Crucis gli studenti avranno l’opportunità di prendere parte a cinque riunioni interattive di pianificazione e di preghiera. Un ministro pro-LGBTQ “aiuterà a guidare il team attraverso un processo riflessivo e creativo semplice ma potente”. Alla base c’è “la volontà di collegare le esperienze reali delle persone nella comunità LGBTQ all’esperienza della passione di Cristo”.
Il genitore di una studentessa ha espresso preoccupazione per l’iniziativa. “La quaresima – ha scritto – è riflessione sulla morte di Gesù sulla croce”. L’Università di Dayton, al contrario, attraverso la Via Crucis pro-LGBTQ “induce gli studenti a peccare”. Un tale evento “è offensivo anche per i genitori e va fermato”. Infatti, “non riflette gli insegnamenti della Chiesa cattolica e potrebbe spingere gli studenti a un pericoloso percorso di transizione medica nel peccato”.
Le stazioni della Via Crucis “queer” (il termine impiegato per indicare coloro che non sono eterosessuali) implicano un paragone tra le sofferenze di Cristo e le sofferenze delle persone omosessuali e transessuali. Secondo una parrocchia cattolica di San Francisco che ha ospitato a sua volta una versione “queer” della Via Crucis lo scorso anno, “il cammino di Gesù verso il Calvario e la morte simboleggiano le stesse difficoltà che affrontiamo in momenti diversi della nostra vita, soprattutto come fedeli LGBTQ”.
Durante la prima stazione, quando Gesù è condannato a morte, la riflessione proposta ai fedeli afferma che anche i cattolici LGBTQ sono “condannati ingiustamente”.
I funzionari dell’Università di Dayton difendono la Via Crucis pro-LGBTQ sostenendo che si tratta di un percorso “con quegli studenti interessati a un’esperienza della Via Crucis che possa portarli più a fondo nella relazione con Dio, dove possono sapere di essere amati. Gli studenti trascorreranno del tempo in preghiera in ogni stazione, scriveranno una riflessione basata sulla loro esperienza e pregheranno insieme”.
L’ateneo – prosegue la nota – “è pienamente consapevole dell’insegnamento della Chiesa sull’espressione sessuale, il matrimonio e l’identità di genere; i nostri ministri del campus rispettano questi insegnamenti”. L’obiettivo è “garantire che tutta la programmazione relativa agli studenti LGBTQ esprima gli insegnamenti della Chiesa in modo autentico”.
Ammesso che i funzionari dell’università siano veramente consapevoli della condanna esplicita della Chiesa degli atti omosessuali come “intrinsecamente disordinati” e dell’insegnamento secondo il quale l’inclinazione omosessuale è “oggettivamente disordinata”, non è chiaro se tali insegnamenti siano trasmessi agli studenti.
L’università propone ai giovani Ally Training, un seminario che “educa le persone, all’interno della tradizione cattolica e marianista dell’Università di Dayton, in modo che possano supportare meglio la comunità LGBTQ” afferma il sito web dell’università. “Ally Training include attività esperienziali e discussioni guidate, progettate per fornire conoscenze, abilità e attitudini che ti aiuteranno ad allearti efficacemente con la comunità LGBTQ”.
Il genitore cattolico che ha scritto per protestare ha detto all’università che se si vuole essere veramente amici delle persone con attrazione per lo stesso sesso occorre fare una sola cosa: incoraggiarle alla castità.
Le espressioni usate dall’università per promuovere le sue iniziative, ha aggiunto il genitore, sono le stesse degli attivisti LGBTQ e “denotano un allontanamento dal complesso degli insegnamenti cattolici”.
Fonte: LifeSiteNews