Papa Francesco ha scritto una lettera alla Comunità di Bose. Mentre il fondatore, Enzo Bianchi, si rifiuta di lasciare la sua casa nei pressi del monastero, come richiesto dal delegato pontificio padre Cencini, il sito del monastero informa che è arrivata dal Vaticano una lettera di Francesco.
“Mercoledì 17 marzo – si legge – abbiamo ricevuto una lettera di papa Francesco datata 12 marzo, che pubblichiamo integralmente. Mentre esprimiamo a papa Francesco la nostra profonda gratitudine per questo gesto di vicinanza e di sostegno, gli assicuriamo la nostra costante intercessione per Lui e per il suo ministero”.
La vicenda Bianchi continua a restare oscura. A ormai dieci mesi dal decreto pontificio che gli ha intimato di andarsene dal monastero da lui fondato, Enzo Bianchi non ha ancora ubbidito, ma i motivi della condanna non sono mai stati resi noti e lo stesso Bianchi afferma di non conoscerli.
La visita apostolica ordinata dal papa ha portato allo scoperto una generica “situazione tesa e problematica nella comunità per quanto riguarda l’esercizio dell’autorità del fondatore, la gestione del governo e il clima fraterno”, il che non spiega perché il Vaticano sia arrivato alla determinazione di ricorrere a una pena tanto pesante come l’allontanamento da Bose. Provvedimento ancor più clamoroso se si pensa che Bianchi è sempre stato considerato in linea con Bergoglio, il quale nel 2014 lo nominò consultore del Pontificio consiglio per l’unità dei cristiani e nel 2018 uditore, ma con diritto di parola, al sinodo dei vescovi sui giovani.
Ma ecco il testo della lettera inviata dal papa alla comunità.
Al Priore e ai fratelli e sorelle della Comunità monastica di Bose
Città del Vaticano, 12 marzo 2021
Caro Fr. Luciano, Priore, e fratelli e sorelle della Comunità monastica di Bose,
come ho già fatto a voce durante l’udienza concessa al Delegato Pontificio ad nutum Sanctae Sedis e al Priore il 4 marzo u.s., alla vigilia del mio viaggio apostolico in Iraq, desidero esprimervi di tutto cuore la mia vicinanza e il mio sostegno in questo periodo di dura prova che state attraversando per vivere con fedeltà la vostra vocazione.
Sono ben al corrente di quanto in questi ultimi mesi le gravi difficoltà che avevano portato alla Visita apostolica e all’emanazione del Decreto singolare si sono purtroppo accresciute a causa del prolungato ritardo frapposto all’esecuzione delle decisioni della Santa Sede ivi contenute.
In questo contesto, ritengo opportuno ribadire quanto scrivevo nella lettera inviata in occasione del 50° anniversario della fondazione della Comunità monastica, invitandovi a “perseverare nell’intuizione iniziale” di una vita fraterna nella carità e di una testimonianza di ricerca della radicalità evangelica nella preghiera, nel lavoro e nell’ospitalità. La dimensione ecumenica che vi caratterizza e il vostro anelito operoso per l’unità dei cristiani sono tesoro prezioso che la Chiesa vuole custodire, vegliando sulla sua autenticità e fecondità.
Non lasciatevi turbare da voci che mirano a gettare discordia tra voi: il bene dell’autentica comunione fraterna va custodito anche quando è alto il prezzo da pagare! Così come la fedeltà in tali momenti consente di cogliere ancor più la voce di Colui che chiama e dà la forza di seguirlo.
Anche la presenza accanto a voi del Delegato Pontificio, P. Amedeo Cencini, FdCC, e il suo operato in sintonia con il Card. Segretario di Stato sono segno della mia costante sollecitudine: non sentitevi abbandonati in questa tappa impervia del vostro cammino! Il Papa è accanto a ciascuno di voi. Che nulla e nessuno vi tolga la certezza della vostra chiamata e della sua bellezza e la fiducia nel futuro!
Invoco su di voi lo Spirito Santo affinché vi dia la forza e il coraggio, mentre continuiamo il nostro itinerario quaresimale verso la Pasqua di morte e risurrezione.
Mi affido alla vostra preghiera e vi assicuro la mia. Con la mia benedizione.
Francesco
Nel blog di Enzo Bianchi il fondatore di Bose ripercorre la vicenda, e le polemiche, dal proprio punto di vista in una nota intitolata Silenzio sì, Assenso alla menzogna no!
Da parte sua il delegato pontificio, padre Amedeo Cencini, in una nota risponde a Bianchi accusandolo sostanzialmente di mentire.