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La “Sacrosanctum Concilium” nella riflessione di un musicista di chiesa

Periodicamente si fanno commemorazioni a proposito di discorsi, documenti, eventi. La Chiesa, naturalmente, non sfugge a tutto questo. Uno dei documenti più commemorati è la Costituzione conciliare sulla liturgia Sacrosanctum Concilium. Ma di cosa facciamo memoria? Cosa abbiamo ritenuto, per usare il linguaggio paolino nella prima lettera ai Corinzi, quando sono state richiamate alla nostra memoria le vie che la Chiesa (attraverso i padri conciliari) ci ha indicato in Cristo? E che cosa abbiamo perduto?

In questo libro, Un canto nuovo. La musica sacra nel sesto capitolo della “Sacrosanctum Concilium”, Chorabooks 2021, Aurelio Porfiri tiene in primo piano la sua personale prospettiva, quella del musicista di chiesa, ma fa anche considerazioni sul panorama liturgico generale, esposte con il desiderio di solleticare lo spirito critico dei molti amanti della liturgia.

Porfiri si focalizza sul capitolo VI della Sacrosanctum Concilium, commentando le parti che riguardano la musica sacra, ma sottolinea che questi passaggi non possono comprendersi senza avere sullo sfondo l’intero documento conciliare. Al paragrafo 10 della SC viene detto: “Nondimeno la liturgia è il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e, al tempo stesso, la fonte da cui promana tutta la sua energia. Il lavoro apostolico, infatti, è ordinato a che tutti, diventati figli di Dio mediante la fede e il battesimo, si riuniscano in assemblea, lodino Dio nella Chiesa, prendano parte al sacrificio e alla mensa del Signore”.

Culmine e fonte: queste le parole decisive.

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Aurelio Porfiri, Un canto nuovo. La musica sacra nel sesto capitolo della “Sacrosanctum Concilium”, Chorabooks 2021

 

Aldo Maria Valli:
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