Il nuovo libro di Marco Tosatti / Sul rapporto tra neomodernismo trionfante e deviazioni morali

È uscito da alcuni giorni l’ultimo libro di Marco Tosatti, Galleria neovaticana. Modernismo, vizi innominabili e corruzione ai tempi di Bergoglio (prefazione di Carlo Maria Viganò, introduzione di Maike Hickson), Edizioni Radio Spada, 128 pagine, 12 euro. Propongo qui la nota editoriale firmata da Piergiorgio Seveso.

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di Piergiorgio Seveso*

Se le Edizioni Radio Spada fossero una persona e dovessero firmare un documento, siglerebbero il foglio con due parole che fanno sì che la nostra casa editrice sia tale, che sia degna della propria causa e degna di sé: coraggio e realismo.

Ci vuole coraggio ad affrontare, frontalmente e senza fronzoli rassicuranti o ipnotici sofismi, la crisi terribile e incapacitante che l’edificio storico e sociale della Chiesa sta attraversando. Non una fase critica, non un periodo di ripiegamento ed involuzione, di quelli di cui la storia è ricolma, ma una crisi unica ed eversiva che ne svuota dall’interno il contenuto salvifico e ne riduce drasticamente la capacità apostolica, crisi di dottrine eretiche ed empie, crisi di prassi ora deboli, ora scellerate, crisi di uomini. In ultima analisi si tratta di una crisi di Fede che trova la sua origine nella rinascita del modernismo, intronizzato sotto le colonne tortili del baldacchino di San Pietro da Roncalli e da Montini.

Di questi Castore e Polluce della sovversione, di questi artefici della più grave, avvilente e imbastardente catastrofe che il Cattolicesimo Romano (ovvero la Chiesa militante) ha dovuto subire nella sua storia, Jorge Mario Bergoglio è fedele discepolo, tardivo epigono, rinnovata eco. Nulla di più, nulla di meno.

Ci vuole altrettanto realismo anzitutto per non perdere il senso della misura e del limite in tutto ciò che facciamo (che è poco e comunque mai abbastanza, date le attualità necessità ecclesiali) e in secondo luogo per vedere le amplissime debolezze e divisioni di quel Cattolicesimo Romano residuale, sarei tentato di scrivere, marginale, che tenta di mantenersi tale e di non snaturarsi in amplessi adulterini con la Rivoluzione.

Come in ogni esercito vinto (ma non domo) regnano tra le nostre file confusione, disperazione, foghe allucinatorie, involuzioni psicotiche e pose da commedia dell’arte, accanto beninteso alle silenziose virtù oranti e riparatrici di tante anime buone che spesso preferiscono il silenzio al tramestio della pubblica piazza. Dal punto di vista però delle pubbliche “buone battaglie”, può una semplice casa editrice, pur se integralmente cattolica, cambiare quest’ordine di cose, avventurarsi in percorsi reazionari e controrivoluzionari che non le competono, capeggiare insorgenze che rischierebbero ben prima che il deserto, il ridicolo?

Rispondiamo francamente e incontrovertibilmente: no, non può, non deve e, rebus sic stantibus, non lo farà. Può invece contribuire all’istruzione e alla pietà di molti, alla formazione di una sana e ricca cultura cattolica, estranea alla lettera e allo spirito del Concilio Vaticano II, ed infine a fare la cronaca e fors’anche la storia di questi anni drammatici e perniciosi.

Questo libro dell’operoso Marco Tosatti, impreziosito editorialmente da una prefazione di monsignor Carlo Maria Viganò, rientra in questa inesausta raccolta di materiali che serviranno a scrivere la storia della Chiesa negli anni a venire e ancora più propriamente la storia degli anni bergogliani.

Con coraggio e realismo, non recusamus laborem, non retrocediamo di fronte all’onere di darlo alle stampe, non ci tiriamo indietro di fronte a materie e argomenti che certamente sono scabrosi e ripugnanti ma possono fornire ai nostri lettori un’altra angolatura da cui osservare l’annosa crisi dottrinale che sta attraversando la compagine ecclesiale.

Proprio per questo, aggiungiamo a questa nota editoriale qualche breve postilla.

Per scelta – di vita e di linea editoriale – non siamo usi osservare il mondo dal buco delle serrature, né abbiamo vocazioni scandalistiche, né tantomeno avalliamo il tipico automatismo secondo il quale alla proclamazione di dottrine ereticali si accompagnino necessariamente disordini morali. Ci possono essere banditori di dottrine violentemente eterodosse che non manifestarono, né manifestano alcun disordine comportamentale e al contempo custodi della Fede romana, non privi di abbondanti mende.

Quello che a noi interessa è annotare il rapporto storico tra neomodernismo trionfante e taluni casi di devianze morali, che per loro stessa natura non possono rimanere estranee al governo della Chiesa, alle scelte gerarchiche e ai posizionamenti dottrinali e sociali delle attuali “gerarchie”. Lo facciamo senza entrare nel merito dei singoli casi e delle particolari evenienze, peraltro copiose ed impressionanti, citate nel libro. Non potremmo farlo, non vogliamo farlo, tanto è forte l’olezzo che promana da esse. Per la loro attendibilità ci affidiamo all’acribia e alla passione documentaria del nostro scrittore.

Un chiarimento ulteriore: quanto segue non è e non può essere letto come un centone di cronache giudiziarie o come una speculazione sui mormorii di un confessionale. Per carità e giustizia, nulla possiamo dire sul foro interno di ogni singola persona citata e nulla vogliamo stabilire contro la presunzione d’innocenza e il beneficio del dubbio cui vanno soggette anche le sentenze definitive dei tribunali umani. Ai dossier e alle inchieste riportate sono seguite polemiche, difese, contrattacchi, precisazioni: a ognuno il diritto – e persino il dovere – di approfondire. Non è questo il punto: non è alla singola tessera del mosaico che bisogna guardare ma all’intera opera, al suo senso complessivo, all’orizzonte che delinea.

In fondo, ripetiamo l’antico adagio: de minimis non curat praetor. Di fronte alle attuali gerarchie, dimentiche dei diritti di Dio e danzanti intorno alla statua della Cibele dell’antropocentrismo e del relativismo religioso, tutto ci appare piccolo, minore, meschino, corollario, per quanto turpe possa essere.

Un ringraziamento di cuore all’autore del volume, all’autrice dell’introduzione e al prefatore, che con quest’opera entrano di diritto nella grande famiglia di Radio Spada e a voi cari lettori, buona lettura!

*presidente dell’Associazione Edizioni Radio Spada

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