Pfizer: “Servirà la terza dose”. Si va verso uno stato permanente di emergenza sanitaria?
Le persone che hanno ricevuto il vaccino Pfizer avranno “probabilmente” bisogno di una terza dose entro 6-12 mesi e in seguito un’iniezione ogni anno. Tutto ciò deve però ancora essere confermato, stando a quanto annunciato dal presidente del Consiglio di amministrazione del gigante farmaceutico Albert Bourla che ha anche aggiunto che le varianti giocheranno un ruolo chiave.
“È estremamente importante ridurre il numero di persone vulnerabili al virus”, ha spiegato Burla, stando a dichiarazioni riportate dal canale CNBC. Un ruolo importante nell’evoluzione della situazione è giocato dalle varianti: “Attualmente non sappiamo tutto quello che c’è da sapere” sul virus.
Pfizer-BioNTech aveva annunciato già a febbraio uno studio clinico sugli effetti della somministrazione di una terza dose di siero.
Fonte: rsi.ch
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Verso lo stato permanente di emergenza sanitaria
“Non c’è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non verrà alla luce” (Luca, 12:2). Parole che valgono anche per i vaccini anti-Covid.
Studiosi rigorosi e intellettualmente onesti, non piegati al politicamente corretto della sanità di Stato, sostengono da tempo che non vi sono dati ed evidenze che la protezione immunitaria da vaccini duri nel tempo. Anzi, vi sono parecchi studi robusti e indipendenti che mostrano che l’immunità da infezione naturale o da immunizzazione vaccinale non va oltre i 6-8 mesi. Ma non si poteva dire, pena essere tacciati di essere no-vax e negazionisti.
Adesso la verità sta venendo a galla e non si potrà più nascondere.
È infatti la stessa azienda produttrice Pfizer (che possiede tutti i dati delle fasi di sperimentazione clinica) ad ammettere che il limite di copertura immunologica è breve e a proporre di aggiungere una terza dose e di ripetere la vaccinazione ogni 8-12 mesi.
Ma così la vaccinazione diventa un trattamento ripetuto, in uno stato di emergenza sanitaria permanente.
Lettera firmata