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Libro / Per (ri)scoprire l’adorazione eucaristica

“Quando noi facciamo l’adorazione davanti al Santissimo, siamo come davanti a un sole che si irradia; non siamo lì per dirgli i nostri bisogni (li sa già), non siamo lì per ricordare al Signore di essere buono (lo è già perché è la pietà infinita), non siamo lì per ottenere un intervento (è Lui l’intervento). Certo, il Signore dice “bussate e vi sarà aperto” (Mt 7,7), ma per prima cosa andiamo a Lui per sottometterci al suo sguardo. L’adorazione è fare spazio per riceverlo. Addirittura, secondo san Giovanni della Croce, Dio crea guardando. Io mi sottopongo al suo sguardo ed Egli guardandomi mi crea. In che senso? Guardandomi porta la sua presenza in me”.

Queste parole sono di padre Serafino Tognetti. Le scrive nel suo bellissimo libro Adorazione, titolo asciutto e perentorio, com’è giusto che sia per pagine in cui ogni parola va dritta al cuore del lettore.

Tra le tante citazioni possibili, ho scelto quella che ho proposto all’inizio perché parla della comunicazione non verbale, della cui importanza troppo spesso ci dimentichiamo nel nostro rapporto con Dio.

Diciamolo francamente: noi spesso parliamo troppo, anche quando ci rivolgiamo al buon Dio. Invece nell’adorazione silenziosa, davanti al Santissimo, abbiamo la possibilità di rimettere le cose a posto: di lasciarci guardare dal Signore. Ed è efficacissima l’immagine ricordata da padre Serafino: guardandomi, Egli porta la sua presenza in me, Egli entra in me, e così mi trasforma, mi converte. L’iniziativa è sua. Io devo solo lasciarmi guardare.

Scrive ancora padre Serafino: “Mi piacerebbe fare una prova: mettere due persone di fronte a guardarsi fisse negli occhi e vedere quanto tempo resistono; dopo un po’, forse qualche istante soltanto, uno dei due non resisterà e dovrà abbassare o spostare lo sguardo. Se invece chiedo alle stesse persone di parlarsi, possono andare avanti anche tre ore consecutive. Lo sguardo nel silenzio è penetrante e probabilmente san Giovanni della croce non aveva tutti i torti. Quando ci si ama molto, ci si guarda, si riesce a reggere lo sguardo perché lo sguardo è l’entrare nell’altro”.

Questo libro è un piccolo tesoro. Mi limito, per dimostrarlo, alla sezione in cui padre Serafino fa l’identikit dell’uomo eucaristico. Chi è? L’uomo eucaristico prima di tutto è un uomo che ama, poi è un uomo che crede, un uomo in festa, un uomo purificato, un uomo chiamato alla santità, un uomo che diventa preghiera, è povertà assoluta ed è umile.

Ognuna di queste definizioni meriterebbe una trattazione. Nel loro insieme, dice padre Serafino, conducono alla pienezza, che nel cristianesimo si trova in massimo grado nella verginità consacrata.

Lo so, non capita tutti i giorni, nella Chiesa di oggi, di trovare un monaco, un sacerdote, che parli così, ed ecco perché padre Serafino Tognetti è speciale.

Padre Serafino, monaco e sacerdote della Comunità dei figli di Dio fondata da don Divo Barsotti, per aiutare il lettore a cogliere l’intensità del rapporto d’amore con Dio vissuto in pienezza, cita proprio una pagina del fondatore: “Tutta la vita è in questa fuga incontro a te (…) fuga in un deserto sempre più solitario e vuoto, che non è abbandono del mondo per una vita eremitica o la pace di un chiostro, ma è come il sibilo di una freccia che taglia l’aria per fermarsi vibrando nel bersaglio. Così l’anima non evita il mondo, ma lo passa, lo trapassa in un volo deciso, dritta al suo fine che è Dio”.

Quando don Divo scriveva queste parole aveva ventisette anni. E sono le parole di un innamorato. Tanto più che poco prima aveva scritto: “Andiamo via, fuggiamo via o Gesù: andiamo lontano fintanto che non saremo indisturbati e soli”.

Se il ventisettenne don Divo diceva a Gesù che voleva vivere come una freccia e scappare con lui, a novantadue piangeva perché sentiva che Gesù è poco amato. In mezzo c’è una vita d’amore. E di adorazione.

Fate abitualmente l’adorazione eucaristica? Non la fate? Vorreste farla? Non ne trovare il tempo? Non ne cogliete il senso? Vorreste farla meglio? In ogni caso il libro di padre Serafino è altamente consigliabile. “Salutare e necessario”: così, nella prefazione, il cardinale Angelo Comastri definisce l’invito di padre Serafino all’adorazione eucaristica. Ha ragione. Ed è bello che il cardinale termini i suoi pensieri introduttivi con una preghiera al Signore Gesù. Una preghiera che termina così: “E donaci sacerdoti santi: sacerdoti che ci facciano innamorare dell’Eucaristia. Amen”.

A.M.V.

Padre Serafino Tognetti, Adorazione, Etabeta, 160 pagine, 13 euro

Aldo Maria Valli:
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