“Conoscere e ringraziare il Partito”. Ecco la libertà religiosa secondo Pechino
Conoscere, ringraziare, ascoltare, seguire il Partito: questo lo slogan che le autorità cinesi hanno messo al centro di una serie di iniziative per coinvolgere le religioni nelle celebrazioni in vista del centenario del Partito comunista cinese, che sarà festeggiato in tutto il Paese nel prossimo mese di luglio.
Il programma delle celebrazioni comprende seminari, conferenze, viaggi, visite, mostre: tutte le attività sono proposte ai fedeli delle varie religioni presenti in Cina, compresi i cattolici che aderiscono alla Chiesa ufficiale, totalmente sottoposta al Partito.
L’asservimento è tale che il Consiglio dei vescovi e l’Associazione patriottica nazionale hanno decretato che il centenario sarà l’evento più significativo per la Chiesa in Cina.
Quando si dice “conoscere”, spiega AsiaNews, si intende ovviamente conoscere la storia del Partito, ovvero “assimilare una profonda educazione comunista”.
Sotto il titolo Ama il Partito, ama la Patria, ama il Socialismo, nel Fujian si sono svolte alcune conferenze e visite a luoghi significativi del comunismo cinese, con la presenza di oltre cinquanta rappresentanti di tutte le religioni ufficiali (buddismo, taoismo, islam, cattolicesimo, protestantesimo).
“Il resoconto ufficiale dell’evento – scrive AsiaNews – sottolinea l’emergere di una Chiesa di Stato, totalmente obbediente all’imperatore. Una solenne cerimonia di innalzamento della bandiera si è svolta nella chiesa cattolica di Changting. Questa è stata la prima volta che le cinque principali religioni della provincia del Fujian hanno tenuto insieme una cerimonia di innalzamento della bandiera in un luogo di attività religiosa”.
Anche nel Guangdong si sono tenuti seminari sul “conoscere, ringraziare, ascoltare, seguire il Partito”. Il locale Comitato permanente della Chiesa ha approfondito temi legati alla “Chiesa indipendente, autogestita, auto-elettiva”, ovvero la cosiddetta Chiesa patriottica, che lascia che sia il Partito a decidere nomine e ordinazioni dei vescovi.
A Pechino un seminario sulla storia del Partito è stato guidato da Liu Yuanlong, vicepresidente e segretario generale dell’Associazione patriottica nazionale, e da monsignor Ma Yinglin, presidente del Consiglio dei vescovi, uno dei vescovi a cui papa Francesco ha tolto la scomunica.
“Nel suo discorso conclusivo – racconta la cronaca ufficiale – monsignor Ma Yinglin ha sottolineato che la storia ha dimostrato in pieno che senza il Partito comunista non ci sarebbero la Nuova Cina, nessun socialismo con caratteristiche cinesi e nessuna vita felice per noi oggi. La comunità cattolica in Cina dovrebbe rispondere attivamente all’iniziativa di amare il Partito, amare la patria, amare il socialismo, sostenere fermamente la leadership del Partito comunista cinese, sostenere il sistema socialista con caratteristiche cinesi, seguire con fermezza la via del patriottismo e amare e adattarsi attivamente alla società socialista”.
Anche a Shifang si è svolta una conferenza sulla storia del Partito, a cura di Luo Min, vicedirettore dell’Ufficio municipale di Shifang, sul tema Sviluppo dello studio della storia del Partito e propaganda educativa nei circoli religiosi. Un rappresentante del Fronte unito, Tang Jun, ha esortato la Chiesa cattolica a “unire patriottismo e amore per insegnare la storia del Partito”.
A Pasqua a Zhengzhou un sacerdote, Wang Yuesheng, davanti all’entrata della chiesa, chiusa per le misure contro il Covid (ma molti altri luoghi pubblici sono aperti) ha illustrato ai presenti il contenuto di alcuni cartelloni [come si può vedere nella foro sopra il titolo] dedicati alla “gloriosa storia della fondazione del Partito comunista”.
Ecco come il Partito comunista cinese intende la libertà religiosa.
Fonte: AsiaNews