Cari amici di Duc in altum, l’Istituto Plinio Corrêa de Oliveira ha pubblicato uno studio controcorrente sulle misure che sono state applicate per fronteggiare la pandemia da Covid-19. Lo studio, ricco di fonti verificabili, sfata numerosi dogmi della visione fondata sul terrore. Si tratta di un testo esaustivo ma, a causa della sua dimensione, non lo posso pubblicare integralmente sul blog. Ho deciso dunque di dividerlo in puntate. Qui trovate la terza. Fornirò l’apparato delle note in occasione dell’ultima puntata. Buona lettura!
di José Antonio Ureta e Frederico Abranches Viotti
Istituto Plinio Corrêa de Oliveira
La “logica del peggio” evidenziava esclusivamente i rischi di diffusione del virus di origine cinese, ma non prendeva in considerazione i danni collaterali derivanti dal confinamento della popolazione, incluso per la salute pubblica.
Il manifesto dell’Ipco ha evocato uno di questi danni collaterali: la sospensione delle campagne di vaccinazione dei bambini nei paesi poveri, per raccomandazione dell’Oms (!), per evitare che gli assembramenti di adulti nelle cliniche diffondessero il virus, nonostante il rischio di una ricomparsa di epidemie come polmonite, tubercolosi e malaria che questa sospensione delle vaccinazioni tradizionali comporterebbe. Di fatto, secondo il professor Battacharya, “ottanta milioni di bambini in tutto il mondo ora sono a rischio di queste malattie” [35].
Si veda, ad esempio, l’impatto nella lotta alla malaria, il 94% delle cui vittime risiede in Africa. Uno studio pubblicato lo scorso settembre sulla rivista Pedriatic Research afferma che “le risposte alla pandemia [i lockdowns] possono sfociare nella riduzione della distribuzione della rete insetticida di lunga durata, della polverizzazione residuale interna, delle campagne stagionali di chemioprofilassi della malaria, dell’accesso a test diagnostici rapidi e del trattamento efficace della malaria” [36]. La previsione dell’Oms, secondo l’articolo, è che vi sia il 102% in più di morti relazionate con la malaria nell’Africa subsahariana, il 70% delle quali sarebbe tra i bambini di meno di cinque anni.
Con il passare del tempo, sono emersi altri effetti negativi dei confinamenti nei paesi poveri. La denutrizione infantile fa sì che i bambini più piccoli abbiano deficienze immunologiche e difficoltà di apprendimento. Ebbene, lo stesso studio del Pediatric Research afferma: “I lockdowns, con la chiusura simultanea delle scuole, colpiranno anche l’accesso ai pasti nelle scuole, che per molti bambini sono una delle poche fonti consistenti di alimentazione. Così, la pandemia ha esposto ancor di più i bambini alla fame, alla malnutrizione e, di conseguenza, agli impatti negativi nello sviluppo cognitivo” [37].
Nei paesi sviluppati o in via di sviluppo, a causa delle restrizioni di movimento e della paura del contagio, milioni di persone hanno smesso di fare i primi consulti per l’individuazione precoce del cancro o di problemi cardiovascolari o hanno sospeso i controlli medici periodici per il trattamento del diabete, di disturbi psicologici e psichiatrici, così come dell’abuso di alcol e di stupefacenti.
Uno studio pubblicato dalla Camera dei Lords del Regno Unito, dal titolo Lockdown 1.0 e la pandemia un anno dopo: cosa sappiamo sull’impatto?, riconosce che “vi sono evidenze del fatto che la salute pubblica è stata colpita negativamente durante la pandemia, poiché molte malattie non sono state identificate o non sono state trattate”. Lo studio cita come esempio una relazione del Public Health England, secondo la quale a settembre 2020 “la metà delle persone con peggioramento delle condizioni di salute non ha cercato un consulto medico”, avendo previamente avuto “una caduta nei ricoveri ospedalieri tra aprile e giugno 2020” e una “diminuzione dell’identificazione di persone con demenza e Alzheimer, dovuto al non accesso dei pazienti ai servizi di valutazione e diagnostica” [38].
A sua volta, uno studio pubblicato dall’Institute for Fiscal Studies ha scoperto che ad aprile 2020, primo mese del blocco nazionale, “la salute mentale è peggiorata in media dell’8,1%”, mentre un altro studio, dell’Università di Glasgow, pubblicato nell’ottobre 2020, ha scoperto che “c’è stato un aumento dei livelli di ansia e di pensieri suicidi durante lo stesso periodo” [39].
La rivista scientifica The Lancet ha diffuso uno studio ancora più allarmante, concludendo che “il personale sanitario deve prepararsi per l’aumento di morbilità e mortalità nei prossimi mesi e anni”. Intitolata Effetti acuti indiretti della pandemia Covid-19 sulla salute fisica e mentale nel Regno Unito: uno studio basato sulla popolazione, la ricerca ha calcolato – sulla base di dati relativi a oltre dieci milioni di pazienti – il crollo delle prime consultazioni per casi acuti di salute mentale e fisica. A eccezione di eventi acuti relazionati all’alcol, si è avuta evidenza di una riduzione nelle visite mediche per tutte le patologie: ansia, disturbi alimentari, disturbi ossessivo-compulsivi, automutilazioni, malattie mentali gravi, attacchi ischemici transitori, insufficienze cardiache, infarti del miocardio, angina instabile, tromboembolismo venoso e peggioramento dell’asma. Quattro mesi più tardi, le visite mediche per tutte le malattie non avevano ancora recuperato i livelli precedenti al blocco, tranne quelle per angina instabile ed eventi acuti relativi all’alcol [40].
Questa previsione è stata confermata recentemente dalla pubblicazione degli ultimi dati dell’Istituto nazionale di statistica: le morti in residenze private in Inghilterra e Galles sono aumentate del 30% nel 2020 rispetto alla media degli anni precedenti. Ciò ha rappresentato 41.321 “morti in eccesso”, specialmente per malattie cardiache (+66%), diabete (+60%) e Parkinson (+65%), benché il Covid-19 sia stato responsabile solo dell’8% del totale [41].
Ancora più drammatico è stato l’effetto dei lockdowns sulla salute mentale dei bambini e dei giovani, ai quali è stata negata la convivenza sociale, tanto necessaria in questa tappa della vita, a causa della chiusura delle scuole. Il Collegio reale degli psichiatri ha pubblicato sul suo sito internet un’analisi, dal titolo Il Paese nelle grinfie di una crisi di salute mentale con i bambini tra i più colpiti, nel quale rivela che, rispetto al 2019, tra aprile e dicembre dello scorso anno c’è stato un aumento del 28% del numero di bambini e giovani indirizzati ai servizi di salute mentale, del 20% delle sessioni di trattamento, e del 18% delle assistenze di emergenza, inclusa la prevenzione di abusi contro minori.
La dottoressa Bernadka Dubicka, direttrice del Dipartimento del bambino e dell’adolescente del Collegio reale degli psichiatri, ha dichiarato: “I nostri bambini e giovani stanno soffrendo l’impatto della crisi di salute mentale causata dalla pandemia e sono a rischio di malattia mentale per il resto della vita. Come psichiatra in prima linea, ho visto l’effetto devastante che la chiusura delle scuole, la separazione delle amicizie e l’incertezza causata dalla pandemia hanno avuto sulla salute mentale dei nostri bambini e ragazzi” [42].
Se persino in un paese economicamente e culturalmente sviluppato come il Regno Unito ragazzi e adulti hanno pagato un enorme prezzo sanitario nel fallimentare tentativo di ridurre la circolazione del coronavirus, si immagini il costo per la salute pubblica nei paesi meno sviluppati
Una dittatura sanitaria e politico-ideologica col pretesto del bene comune
L’aspetto più paradossale della situazione attuale è che i responsabili di questo disastro di salute pubblica sono gli stessi che, in nome della protezione della popolazione, stanno approfittando delle circostanze eccezionali per imporre una vera dittatura sanitaria alla stessa popolazione che intendono proteggere.
L’Ipco avvertì un anno fa che i suddetti responsabili stavano ricattando i loro cittadini: accettare un maggiore controllo statale sulle loro vite come condizione per uscire dal lockdown. All’epoca, si trattava principalmente di cercare di imporre delle app per il monitoraggio delle persone attraverso i telefoni cellulari.
Con le riaperture parziali dopo il primo lockdown sono arrivate ulteriori restrizioni imposte da governi che ora detengono poteri eccezionali basati su uno “stato di emergenza sanitaria” inesistente nella maggior parte delle leggi nazionali. L’elenco non esaustivo di tali restrizioni include: coprifuoco; obbligo di indossare le mascherine (anche per quei pochi bambini che avrebbero potuto ancora frequentare lezioni di presenza); il controllo della temperatura e l’obbligo di lavarsi le mani con gel igienizzante per poter entrare nei luoghi di lavoro o nei negozi; test molecolari e test antigenici per viaggiare o anche per entrare nei luoghi di lavoro.
Senza dubbio, la misura più scioccante è stata quella di imporre, in Italia e altrove, l’uso di guanti usa e getta per amministrare la Santa Comunione, così come l’obbligo di riceverla sulla mano, andando contro sia l’autonomia della Chiesa a regolamentare il proprio culto sia contro i diritti dei fedeli riconosciuti dalla legislazione canonica e liturgica. La cosa più dolorosa è stato vedere le autorità cattoliche piegarsi, senza la minima costrizione, a queste esigenze o addirittura imporre restrizioni più drastiche di quelle stabilite dalle autorità sanitarie.
Un’altra forma scandalosa di dittatura sanitaria è stato il fatto che le autorità hanno imposto, come trattamento primario per i contagiati da Covid-19, un protocollo sommario, consistente nell’assunzione di un analgesico/antipiretico e nell’attendere a casa la progressione della malattia. In molti paesi ai medici di famiglia è stato vietato di trattare i loro pazienti Covid-19 con farmaci che fino ad allora erano liberamente disponibili in qualsiasi farmacia, privi di gravi effetti collaterali e la cui efficacia contro Sars-Cov-2 era stata documentata in diversi studi pubblicati in riviste scientifiche dopo peer review [43].
Peggio ancora, diversi medici sono stati minacciati di sanzioni dai rispettivi ordini professionali per essere stati fedeli al loro giuramento di Ippocrate, che li obbliga a cercare il bene dei loro pazienti. Il caso più noto è stato quello del professor Didier Raoult (fondatore e direttore dell’Istituto ospedaliero universitario Mediterranée Infection a Marsiglia, difensore di un protocollo di intervento precoce basato su idrossiclorochina e atromizina), vittima di una denuncia all’Ordine dei medici di Francia e di una denuncia dinanzi alla giustizia penale. La cosa sorprendente del caso è che, proprio mentre gli venivano rivolte tali denunce, il suo ospedale aveva già curato 5.419 pazienti infetti, di cui solo ventidue erano morti, cioè con un tasso dello 0,4%, mentre il tasso medio di decessi negli altri ospedali della regione era stato più di cinque volte superiore (2,1%) [44]. La giustizia francese ha appena dato ragione al professor Raoult nella prima di tre cause intentate da lui contro i suoi detrattori, ma nessun giornale o sito di informazione ne ha finora dato notizia [45].
Lo spettro di una dittatura sanitaria, tuttavia, ha raggiunto il suo apice con la campagna vaccinale e le proposte di renderla obbligatoria. Ora, la vaccinazione rappresenta un rischio inutile per le persone in cui la malattia avrà un effetto lievissimo o lieve, come nel caso dei bambini, dei giovani e degli adulti sotto i settant’anni anni senza comorbidità, nonché per le persone immunizzatesi naturalmente avendo già sofferto il Covid-19. Tanto più che non è garantita l’efficacia dei vaccini nella prevenzione di nuove varianti del coronavirus (come accade annualmente con i virus dell’influenza stagionale) e, soprattutto, perché tali vaccini sono stati approvati solo in via sperimentale e con urgenza, senza rispettare i protocolli usuali, con l’aggravante che alcuni di questi vaccini sono basati sul un nuovo metodo del RNA messaggero, le cui potenziali conseguenze genetiche a lungo termine sono sconosciute.
Va ricordato che dopo la tragedia del Talidomide, responsabile di diecimila casi di difetti congeniti nei bambini, i cui effetti collaterali vennero notati solo pochi anni dopo, questi protocolli iniziarono a richiedere tempi più lunghi. Seppur rispettando i protocolli vigenti, il laboratorio francese Servier – a causa del suo farmaco Mediator, indicato per reprimere la fame grave nelle persone sovrappeso, ma che ha causato danni alle valvole cardiache e ipertensione arteriosa polmonare, provocando circa duemila morti – è stato appena condannato in ultima istanza per “pubblicità ingannevole aggravata” e “omicidi e ferite involontarie”. Come guarderanno i futuri medici i frettolosi “test universali” a cui sono stati sottoposti i vaccini anti-Covid e i loro possibili effetti?
Consapevoli che l’articolo 6 della Dichiarazione universale sulla bioetica e i diritti umani richiede il consenso libero, previo e informato dei pazienti per qualsiasi intervento preventivo o terapeutico, i governi sono andati surrettiziamente avanti nel loro piano. Prima hanno imposto la vaccinazione obbligatoria per gli operatori sanitari negli ospedali e nelle case per anziani, e ora stanno cercando di imporre un “passaporto vaccinale” per i viaggi internazionali e anche per i viaggi nazionali, all’interno dei rispettivi paesi [46]. Il metodo del ricatto soft è già in atto: il presidente della Commissione europea ha approfittato di uno spazio sul New York Times per avvertire i potenziali turisti statunitensi che solo chi è già vaccinato potrà recarsi in Europa per le prossime vacanze estive [47].
In paesi come Israele e Danimarca, questo passaporto sanitario è già richiesto per entrare in ristoranti, cinema e altri luoghi pubblici, o per partecipare a eventi di qualsiasi tipo, creando un regime di apartheid tra persone vaccinate e non vaccinate [48].
Nel suo documento dello scorso anno, l’Ipco deplorava la collusione di papa Francesco e delle autorità ecclesiastiche cattoliche con l’imposizione dei lockdowns a soppressione o limitazione del culto pubblico.
A questa rinuncia dei pastori alla propria missione si è poi sommata la connivenza a promuovere un presunto obbligo morale di vaccinarsi per proteggere gli altri, come risulta dall’intervista rilasciata da papa Francesco al TG5 [49] e dalla dichiarazione congiunta della Pontificia accademia per la vita, della Conferenza episcopale italiana e dall’Associazione italiana medici cattolici [50], nonché dalla dichiarazione congiunta della prima con la Commissione vaticana Covid-19 [51]. Questa Commissione, che fa parte del Dicastero per lo sviluppo umano integrale, ha anche prodotto un opuscolo di propaganda, dal titolo Vaccini anti-Covid-19: kit per i rappresentanti della Chiesa, dove dice: “Troverete qui informazioni sui vaccini anti Covid-19, risorse per sostenere la preparazione di omelie, frasi di papa Francesco, link a informazioni utili, brevi messaggi per siti web, bollettini parrocchiali e altri tipi di media. La Guida al coronavirus per la famiglia (Covid-19) è pensata per aiutare le comunità locali a combattere la disinformazione” [52].
Questa pressione morale sulla coscienza dei fedeli, nel senso di un presunto obbligo morale a vaccinarsi, è tanto più disorientante in quanto papa Francesco e gli organismi sopra citati mettono a tacere quasi del tutto la necessità per gravi motivi che rendono lecito l’uso di vaccini “contaminati” dall’impiego di colture cellulari provenienti da aborti, nonché il dovere di esprimere opposizione all’uso di tali colture da parte dei laboratori [53].
Ai margini della dittatura sanitaria e nella misura in cui, con il pretesto della salvaguardia della salute della popolazione, le libertà pubbliche venivano limitate, veniva imposta gradualmente una dittatura politico-ideologica. Oltre alle restrizioni alla libertà di andare e venire, essenziali in una democrazia, ci sono state drastiche restrizioni alla libertà di manifestare, una violenta repressione delle proteste e persino un monitoraggio da parte delle agenzie statali di spionaggio degli attivisti contrari al confinamento [54].
Come nei regimi totalitari del XX secolo, è stata imposta anche una “verità ufficiale” in nome della scienza [55], il che è una contraddizione in termini, poiché la natura stessa delle scienze sperimentali è quella di rivedere continuamente i propri postulati alla luce delle nuove scoperte, oltre al fatto noto che la comunità scientifica è molto divisa su diversi aspetti dell’epidemia e sulla risposta più adeguata da dare a essa [56]. Tuttavia, la libertà di opinione è stata drasticamente ridotta con il pretesto di combattere le fake news [57], creando un clima di paura anche in mezzo alla comunità scientifica [58].
L’aspetto più grave è che mentre i totalitarismi del passato usavano la forza dell’apparato statale per imporre il “pensiero unico”, oggi, con il pretesto di combattere il Covid-19 e tutelare la salute, sono le istituzioni del settore privato che si occupano di “cancellare” gli avversari della linea ufficiale [59].
La piattaforma Youtube vince forse il primo premio nello zelo per l’ortodossia per l’eliminazione di qualsiasi video che dubiti dei dogmi del nuovo catechismo sanitario. Sulla base delle sue Norme sulla disinformazione in ambito medico, non consente contenuti che trasmettano informazioni “in contraddizione con le informazioni fornite sul Covid-19 dalle autorità sanitarie locali o dall’Organizzazione mondiale della sanità” [60], le quali godono, ai loro occhi, dii un carisma di infallibilità. Nel suo “burocratese” pregiudizievole, Youtube è arrivato all’estremo di eliminare dalla sua rete i video di rinomati scienziati con importanti funzioni in famosi centri di ricerca, come è stato il caso di una tavola rotonda sull’uso delle mascherine organizzata dal governatore della Florida a cui partecipavano i tre redattori della Dichiarazione di Great Barrington, che occupano posizioni elevate niente di meno che a Oxford, Harvard e Stanford [61].
Non di rado, anche scienziati riconosciuti, quando sollevano domande sui protocolli farmaceutici e non farmaceutici per il controllo della malattia, vengono falsamente accusati di essere “negazionisti” o di contestare l’esistenza del coronavirus o del contagio. I veri negazionisti sono coloro che non valutano nemmeno i lavori scientifici e i risultati contrari alla versione ufficiale e cercano di mettere a tacere ogni pensiero divergente.
Ma non è tutto. Nemmeno George Orwell era arrivato a immaginare, nel suo romanzo 1984, la “cultura della denuncia” promossa da molti governi, in cui la sorveglianza e il controllo dei cittadini sono effettuati dagli stessi vicini di casa, dai colleghi e persino dai familiari che denunciano gli inadempienti alla polizia [62]. Per facilitarli nel loro ignobile compito, alcune autorità forniscono loro applicazioni digitali che consentono di fotografare o filmare i trasgressori con geolocalizzazione automatica del luogo in cui è avvenuta l’infrazione [63].
3.Continua
Le precedenti puntate sono state pubblicate (qui e qui) il 24 e 25 maggio 2021
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