di The Wonderer
È ragionevole domandarsi se abbia ancora senso analizzare i discorsi di papa Francesco. Dopo otto anni di pontificato, quasi nessuno potrà negare che questi di solito non sono altro che una noiosa e inconsistente raccolta di luoghi comuni e sciocchezze di cui prendono nota solo i suoi servili adulatori e coloro che lo utilizzano per qualsiasi scopo politico o personale.
Tuttavia, nei giorni scorsi hanno avuto luogo due eventi su cui vale la pena soffermarsi. Si tratta di un videomessaggio in occasione della Settimana nazionale della vita consacrata e di un incontro virtuale fra tre personaggi sinistri in occasione della stessa celebrazione: il cardinale Braz de Aviz, il superiore generale dei gesuiti Arturo Sosa e la suora Jolanta Kafka, presidente dell’Associazione internazionale dei religiosi.
La prima osservazione è la grossolana incoerenza del discorso bergogliano. Afferma: “Io m’interrogo sulla sterilità di alcuni istituti di vita consacrata, vedere la causa, generalmente sta nella mancanza di dialogo e di impegno con la realtà”. La verità è che la stragrande maggioranza degli istituti religiosi oggi non solo è sterile ma sta agonizzando, ed è anche vero che tutti negli ultimi decenni sono stati caratterizzati dal dialogo e dall’impegno con la realtà. Non è necessario approfondire questo aspetto per provare tale affermazione. Basti citare le suore che hanno lasciato i loro conventi per stabilirsi nei bassifondi, per stare vicino ai poveri e difendere i loro diritti, e le missionarie che hanno smesso di predicare il Vangelo in cambio dell’approvvigionamento di acqua potabile in qualche sperduto villaggio africano. Si sono immerse nella realtà sino alla noia, eppure i loro istituti religiosi agonizzano e sono irrimediabilmente condannati a scomparire.
Parallelamente, il cardinale Braz de Aviz, prefetto dei religiosi, annunciava che papa Francesco gli esprimeva il suo timore riguardo ad alcuni istituti religiosi che hanno “una certa tendenza ad allontanarsi un po’ dal Vaticano II, assumendo posizioni tradizionaliste”. La cosa curiosa è che sono proprio questi istituti religiosi, così privi di dialogo e impegno con la realtà, a non essere sterili: infatti le loro case di formazione sono ricche di giovani. La realtà, alla quale il sommo pontefice dedica tanta attenzione, evidenzia con chiarezza che i giovani che decidono di consacrare la loro vita a Dio scelgono per lo più quegli istituti che assicurano attaccamento e vicinanza alla tradizione e conseguente allontanamento dai principi pastorali inaugurati dal Vaticano II.
Sembra quindi che papa Francesco veda solo una parte della realtà, quella più conforme alle sue ideologie. L’altra parte, quella che noi vediamo, è condannata e additata come pericolosa.
Ma c’è anche un altro aspetto che deve essere preso in considerazione. Papa Francesco coglie ogni opportunità che gli viene offerta per creare divisioni all’interno della Chiesa. Nel caso che stiamo analizzando, si occupa di segnalare gli sterili incapaci di dialogare con la realtà e gli ostinati tradizionalisti che prendono le distanze dal Vaticano II. Ed è sufficiente leggere o ascoltare qualsiasi suo discorso e le sue omelie per trovare sempre una forte tensione a generare schieramenti opposti. In Argentina diremmo che si dedica ad approfondire la spaccatura, che, tra l’altro, è una pratica comune del peronismo.
L’origine di questo meccanismo intellettuale di Bergoglio viene da lontano. Uno dei suoi maestri, il defunto gesuita Juan Carlos Scannone, affermò che uno dei libri sul comodino del giovane studente Bergoglio era L’opposizione polare di Romano Guardini, dove questo autore stabilisce le sue basi filosofiche. Si riferisce a un’opposizione che si costituisce in una relazione che appare in tutte le determinazioni quantitative, qualitative e vitali della realtà. In questa relazione, i due momenti si escludono implicandosi a vicenda contemporaneamente, e addirittura presupponendosi vicendevolmente l’un l’altro. I termini non si contraddicono a vicenda come la tesi e l’antitesi di Hegel, ma solo si oppongono. Non si escludono perché sono sempre in tensione, non c’è sintesi, ma ognuno rimane fissato al suo posto.
Ma la particolarità che compare nel caso del papa è che per lui ci sono due tipi di opposti: quelli che rimarranno tali e che dovranno rimanere tali per preservare l’opposizione su cui si basa la teoria di Guardini, e gli altri opposti che, invece, devono essere distrutti. Curiosamente, i primi sono i nemici storici della fede e i secondi i suoi amici.
Bergoglio abbraccia tutti gli opposti rispetto ai quali non c’è sintesi possibile: musulmani, protestanti o abortisti, fra i tanti. Quelli che sono fuori dalla Chiesa, e che ne resteranno fuori, sono riconosciuti come opposti, rispettati e sbaciucchiati. Quelli dentro la Chiesa, invece, sono opposti pericolosi, vanno sorvegliati e, per quanto possibile, puniti. In senso stretto, non si tratta di opposti ma di nemici. Nei loro confronti non ci sono sbaciucchiamenti o ponti da costruire. S’impongono la rottura e le misericordiazioni.
Bergoglio non è solo un personaggio patetico. È un personaggio crudele e pericoloso. Come bene lo definisce il saggista argentino Juan José Sebrelli, è “il machiavellico Ignacio de Loyola travestito da dolce Francesco d’Assisi”.
Titolo originale: Bergoglio y el juego de los opuestos
Traduzione di Valentina Lazzari
Fonte: caminante-wanderer.blogspot.com