Cari amici di Duc in altum, che il pontificato di Francesco sia un fiasco totale è ormai certificato. Se i i cosiddetti tradizionalisti lo dicono da anni, ora anche i modernisti, per ragioni opposte, alzano lamenti. Date le circostanze, criticare Francesco è come sparare sulla Croce Rossa. Ma quando gli spunti di riflessione sono originali, e offrono nuove prospettive, è bene tenerli in considerazione. Come nel caso del seguente contributo che mi è stato inviato dal Giovane Prete a voi ben noto (il quale mi fa notare che, ormai, tanto giovane non è più, ma non importa: per noi giovane era e giovane resterà).
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del Giovane Prete
Caro Aldo Maria, è sotto gli occhi di tutti il fallimento clamoroso del pontificato di papa Francesco. In questi ultimi mesi al malcontento dei suoi “nemici” storici, quelli da lui definiti più volte con vari epiteti (come “dottrinari, elitari, fondamentalisti”), si è aggiunto quello dei suoi “compagni” di sempre, che scalpitano nel voler incassare, prima che sia troppo tardi, i punti necessari per tenere in piedi senza sorprese la Chiesa del futuro. In questo quadro, non bastano più le parole da Santa Marta néle eresie presenti in documenti magisteriali. È il momento di spingere la rivoluzione fino in fondo: fine del celibato sacerdotale, apertura alle ordinazioni femminili, benedizione delle coppie omosessuali, demolizione della Chiesa come “popolo di Dio gerarchicamente ordinato”, inter-comunione con i protestanti.
Risultato? La confusione è totale e la comunione tra i cattolici è in una crisi mai vista: siamo fratelli e sorelle che non si riconoscono più.
Caro Aldo Maria, volevo tentare di dare una piccola spiegazione sulla causa ultima e quindi teologica di questo esito nefasto ma inevitabile, che Romano Amerio definì “dislocazione della divina monotriade”. Che?? Un attimo… non spaventiamoci! E dopo un sorriso, cerchiamo di comprendere quest’espressione in modo semplice, perché la ritengo decisiva per capire la crisi e lo sbandamento totale in cui siamo immersi.
Noi sappiamo che il mistero della Chiesa esce dalla decisione della Santissima Trinità e quest’ultima ha un preciso ordine interno: Padre-Figlio-Spirito Santo. Nel Figlio il Padre ha fatto tutte le cose; il Figlio è il Logos, il Verbo, la Verità, e da Cristo-verità viene effuso il suo Spirito d’amore. Cosa significa questo? Se in Dio verità e carità coincidono, nella storia la carità segue la verità. Ecco il punto dimenticato dalla Chiesa docente oggi. L’amore è tale quando si costruisce nella verità. Mettere l’amore al primo posto significa de facto mettere il sentimento e la volontà prima della conoscenza. In questo modo diamo la priorità all’esperienza sulla conoscenza, alla prassi sulla ragione. Per cui vediamo queste masse di uomini e donne che agiscono “senza motivo”, “senza spiegazioni”, ma solo spinti da “ciò che sentono”. L’amore lasciato a se stesso non ha limiti perché tutto ciò che uno fa “con amore” basterebbe a qualificare quell’azione “buona”. No, Gesù ci insegna che verità e carità sono sì congiunti, ma hanno un ordine: prima viene la verità, dopo la carità, poiché è dalla bocca di Gesù-verità che viene effuso il dono dello Spirito Santo, Spirito d’amore.
Palesemente espressa dal magistero di papa Francesco, l’alterazione evidente dell’ordine trinitario, ponendo la presunta carità/misericordia al primo posto rispetto alla verità rivelata, non poteva non portare alla frantumazione dell’unità e della comunione ecclesiale, come sta avvenendo clamorosamente in Germania, ma anche silenziosamente nelle nostre comunità.
La comunione ecclesiale è un dono della Santissima Trinità che passa dalla condivisione delle verità di fede e di morale, le quali non sono accessori od orpelli inutili né tantomeno ideologie.
Un cattolico, dal punto di vista dottrinale, deve credere che il cattolicesimo sia la “vera religione” perché è chiaro che non tutte le religioni siano uguali né tantomeno volute da Dio, così come, dal punto di vista morale, egli non può essere favorevole all’aborto, all’eutanasia, all’ideologia di genere, all’omosessualismo.
La Chiesa di Bergoglio, ignorando tutto questo, vorrebbe una comunione fondata sul solo “rispetto umano”, che la Chiesa ha sempre considerato un peccato qualora la sua osservanza impedisca di testimoniare apertamente la verità per paura di perdere la stima degli altri.
È impossibile e contro la volontà di Dio fare di un peccato il cemento per costruire la sua Chiesa, che così si ritroverebbe a mancare la missione affidatale da Dio di portare tutti gli uomini in Paradiso.
Preghiamo il buon Dio che questa Chiesa umana, troppo umana torni a non vergognarsi di Cristo e del suo insegnamento, dalla cui sola amorosa obbedienza può nascere un’unità vera e una comunione profonda tra i suoi figli, uniti in un cuor solo e un’anima sola.
Foto Ansa.
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Cari amici di Duc in altum, è disponibile il mio nuovo libro: La trave e la pagliuzza. Essere cattolici “hic et nunc” (Chorabooks).
Uno sguardo sulla situazione della Chiesa cattolica e della fede. Senza evitare gli aspetti più controversi e tenendo conto dell’orizzonte dei nostri giorni, segnato dalla vicenda del Covid. Un diario di viaggio in una realtà caratterizzata da profonde divisioni, ma con la volontà di costruire, non di distruggere. E sapendo che il processo di conversione riguarda tutti, a partire da se stessi.
Il volume prende in esame questioni disparate (dal Concilio Vaticano II al pontificato di Francesco, dalla vita spirituale in regime di lockdown alle vicende vaticane, dal great reset alle questioni bioetiche) ma con un filo conduttore: l’amore per la Chiesa e la Tradizione, unito a una denuncia chiara sia delle derive moderniste sia delle nuove forme di dispotismo che limitano o negano le libertà fondamentali.
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