Risposta di monsignor Viganò a un articolo
Cari amici di Duc in altum, ricevo da monsignor Carlo Maria Viganò questa nota.
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Nota a proposito di alcune dichiarazioni del professor Roberto de Mattei recentemente apparse su Corrispondenza Romana
Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male;
ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?
Gv 18, 23
Mi è stato segnalato l’articolo Caso Viganò: l’arcivescovo e il suo doppio, apparso ieri su Corrispondenza Romana, anche in inglese, a firma del prof. Roberto de Mattei.
Non posso non esprimere il mio stupore per le affermazioni che un illustre intellettuale cattolico, salutato come paladino della Tradizione e che non ha risparmiato alla Gerarchia critiche anche severe ma sempre ponderate e giuste, ha ritenuto di dover formulare nei miei riguardi. In realtà sarebbe stato sufficiente consultarmi a voce o per lettera, per dissipare i suoi sospetti e sentirsi rassicurare sul fatto che tutti i miei scritti, le mie dichiarazioni e le interviste rilasciate sono frutto di una maturazione di convinzioni delle quali rivendico con fierezza la piena paternità.
L’idea di un mio “doppio” dev’essere frutto di qualche consigliere cui improvvidamente il prof. de Mattei ha prestato fede, senza accorgersi che così facendo si è esposto alla pubblica smentita di illazioni totalmente prive di fondamento e che, se mi è consentito, suonano anche poco caritatevoli nei miei riguardi. Colgo quindi l’occasione di questo suo articolo per smentirne le ardite e fantasiose tesi, rassicurando quanti hanno la bontà di leggermi e di ascoltarmi che non esiste nessun ghost writer, e che per grazia di Dio ho ancora il pieno possesso delle mie facoltà, non sono manipolato da nessuno e sono assolutamente determinato a proseguire la mia missione apostolica per la salvezza delle anime.
In altri tempi, de Mattei sarebbe stato orgoglioso di essere al mio fianco nella comune battaglia per la Verità cattolica, per la difesa dell’immutabile Magistero e della veneranda Liturgia tradizionale contro gli assalti dei Modernisti. Egli sarebbe probabilmente stato al mio fianco anche nella denuncia della frode pandemica e dell’intrinseca immoralità dei vaccini sperimentali prodotti con materiale fetale derivante da aborti.
I suoi recenti interventi – con il proprio nome o sotto pseudonimo – hanno dimostrato, non senza un vivo dolore, che se vi è un “doppio”, esso va cercato negli ultimi scritti del Professore; scritti che sembrano composti da un grigio funzionario di regime obbediente alla narrazione mainstream, e non dalla mente acuta e dalla fede genuina del de Mattei che conoscevo. Quantum mutatus ab illo.
+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo
22 giugno 2021
- Paulini, Episcopi et Confessoris