L’offensiva omosessualista e noi. Non sarà ora di reagire?
Cari amici di Duc in altum, il Giovane Prete (anche se lui dice che ormai non è più tanto giovane a me fa piacere chiamarlo sempre così) mi ha scritto una lettera che volentieri vi propongo. Tocca temi che non possiamo ignorare.
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del Giovane Prete
Caro Aldo Maria, ieri sono passato a salutare i miei genitori e mi sono ritrovato ad accendere la televisione. Per scelta non la tengo in canonica e quindi la vedo a distanza di qualche mese dalla volta precedente. Devo dire che resto sorpreso da come si riesca sempre a fare peggio. A parte le montagne di silicone che si potrebbero formare dallo scioglimento dei volti dei vari vip, sono rimasto colpito dallo strapotere della propaganda omosessualista. Mi sembrava di essere in guerra: in ogni programma riferimenti continui a quel mondo, in particolare negli studi sportivi in occasione degli Europei di calcio.
È evidente che siamo davanti a qualcosa non di normale, ma di patologico: l’azione della propaganda Lgbt, divenuta ora Lgbtq e non so cos’altro ancora, è a immagine e somiglianza del peccato di cui queste persone sono orgogliose: ripetuto, senza limiti, tendente a occupare tutti gli spazi disponibili.
Ci troviamo di fronte a una forma di isteria compulsiva che necessariamente vuole tutto e per questo tende a essere onnipervasiva e onnipresente. Non possono esserci spazi lasciati ad altri: sport, cinema, scuola, giocattoli, oggetti per la casa, istituzioni politiche, ristoranti con bollino arcobaleno gay friendly, giornate ad hoc, perfino spiagge inclusive, persecuzione di ogni voce alternativa fino a spegnerla dietro accuse infamanti.
Mi sembra che anche un cieco e un sordo possano capire che qui non si tratta più di difendere le persone che hanno un comportamento omosessuale da eventuali aggressioni, ma abbiamo a che fare con una vera colonizzazione ideologica, che mediante una propaganda universale si pone l’obiettivo di plagiare le coscienze di tutti, in particolare dei più giovani che non hanno gli strumenti per potersi difendere. Per questo credo che l’unica legge di civiltà non sia quella Zan, ma quella approvata dal parlamento ungherese. Una legge di semplice buon senso che passa per essere una legge nazista. Sentite il principio incriminato: “Al fine di garantire la protezione dei diritti dei bambini, la pornografia e i contenuti che raffigurano la sessualità fine a se stessa o che promuovono la deviazione dall’identità di genere, il cambiamento di genere e l’omosessualità, non devono essere messe a disposizione delle persone di età inferiore ai diciotto anni (…) Le lezioni di educazione sessuale non dovrebbero essere finalizzate a promuovere la segregazione di genere, il cambiamento di genere o l’omosessualità”.
Mi sembra l’abc di una civiltà. Eppure, si sono levate al cielo grida di rabbia di quasi tutta l’Ue, che arriva a dare l’ultimatum all’Ungheria: “O cambi la legge, o sei fuori! Incompatibile con i valori dell’Europa”.
Proviamo a fare un giochino, rovesciando il testo della legge ungherese per capire quali siano questi gloriosi valori europei.
“Al fine di garantire la protezione dei diritti dei bambini, la pornografia e i contenuti che raffigurano la sessualità fine a se stessa o che promuovono la deviazione dall’identità di genere, il cambiamento di genere e l’omosessualità, devono essere messi a disposizione delle persone di età inferiore ai diciotto anni (…) Le lezioni di educazione sessuale dovrebbero essere finalizzate a promuovere la segregazione di genere, il cambiamento di genere o l’omosessualità”.
Ohibò! Ecco a voi il volto dell’Unione europea!
A questo siamo arrivati. Come può uno Stato lasciarsi trattare come una piattaforma nelle mani dell’ideologia omosessualista e genderista? Come facciamo a non accorgerci del veleno di inimicizia che il mondo Lgbtq inserisce ovunque esso si muova? Come si fa a non accorgersi dei danni che queste teorie stanno facendo sui più giovani, soli, confusi, senza esempi grandi, chiusi nel loro mondo a forma di smartphone? Come non accorgersi che dietro tutto ciò non può non esserci lui, il padre della menzogna?
Adesso non è più possibile neppure sedersi sulla poltrona di casa e bersi una birra in santa pace davanti a una partita di calcio senza doversi sorbire le loro lezioni di civiltà: stadio illuminato con colori arcobaleno, giocatori inginocchiati in solidarietà dei razzisti neri dei Black Lives Matter, trasformazione della partita tra Germania e Ungheria in uno scontro Ue – nazismo. Mentre scrivo arriva anche la notizia dell’approvazione da parte del Parlamento europeo del Rapporto Matic, con cui per la prima volta si riconosce l’aborto come un “diritto umano”. Signori, non possiamo farci illusioni: questa è l’Europa, un continente alla deriva, senza più alcun riferimento a ciò che è vero, buono e bello, un’Europa furiosamente anticristiana, pronta a emanare leggi sempre più motivate dalla volontà di chiuderci la bocca, per sempre.
Caro Aldo Maria, non sarà ora di reagire? Di testimoniare davanti alla furia del mondo la dolce parola del Cristo, che svela l’uomo all’uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione?
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Cari amici di Duc in altum, è disponibile il mio nuovo libro: La trave e la pagliuzza. Essere cattolici “hic et nunc” (Chorabooks).
Uno sguardo sulla situazione della Chiesa cattolica e della fede. Senza evitare gli aspetti più controversi e tenendo conto dell’orizzonte dei nostri giorni, segnato dalla vicenda del Covid. Un diario di viaggio in una realtà caratterizzata da profonde divisioni, ma con la volontà di costruire, non di distruggere. E sapendo che il processo di conversione riguarda tutti, a partire da se stessi.
Il volume prende in esame questioni disparate (dal Concilio Vaticano II al pontificato di Francesco, dalla vita spirituale in regime di lockdown alle vicende vaticane, dal great reset alle questioni bioetiche) ma con un filo conduttore: l’amore per la Chiesa e la Tradizione, unito a una denuncia chiara sia delle derive moderniste sia delle nuove forme di dispotismo che limitano o negano le libertà fondamentali.
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