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Io, seminarista nella Chiesa in fiamme, vi dico: non c’è momento migliore per rispondere alla chiamata del Signore

Il fumo di Satana è penetrato nella gerarchia, ma proprio per questo la Chiesa ha ancora più bisogno di veri pastori, disposti a tutto pur di testimoniare la Verità. 

di Hunter Bradford 

Cari fratelli,

«”Guai ai pastori che fanno perire e disperdono il gregge del mio pascolo”. Oracolo del Signore. Perciò dice il Signore, Dio di Israele, contro i pastori che devono pascere il mio popolo: “Voi avete disperso le mie pecore, le avete scacciate e non ve ne siete preoccupati; ecco io mi occuperò di voi e della malvagità delle vostre azioni”. Oracolo del Signore» (Geremia 23:1,2).

Entrai in seminario sulla scia dell'”estate della vergogna” del 2018, quando la decennale storia di abusi sessuali su giovani uomini e seminaristi da parte dell’allora cardinale Theodore McCarrick esplose sulla scena pubblica. Poi ci fu il documento bomba dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò, che affermava che McCarrick faceva parte di una vasta rete.

Non avevo idea di come sarebbe stato il seminario. Per qualche ragione immaginavo ragazzi impegnati tutto il giorno a pregare nel campus, sfoggiando una tonaca e con le mani giunte. Mi aspettavo di essere circondato da tizi fedeli e ortodossi desiderosi di rispondere alla chiamata del Signore: essere suoi sacerdoti. Avevo ragione solo in parte. Ero decisamente circondato da ragazzi, ma non tutti erano fedeli, e senza dubbio c’erano zero tonache indossate dai seminaristi.

Dopo qualche tempo, mi ambientai nella comunità del seminario e nel suo programma di preghiera, vita comunitaria e ricreazione. Alcune lezioni erano noiose, altre interessanti. Purtroppo, era tutto previsto. Quello che stranamente non ci si aspettava, anche dopo l’estate della vergogna, era quanto a fondo fosse penetrato il fumo di Satana nella Chiesa.

In gran parte della gerarchia della Chiesa, il fumo di Satana è l’aria che si respira. Tuttavia, anche se penso che questo sia vero, alla fine dobbiamo rivolgere la nostra attenzione a ciò che possiamo fare al riguardo. Oltre ad ammonire il peccatore (perché è ancora una delle sette opere di misericordia spirituale), dobbiamo emendare la nostra stessa vita. Dobbiamo ascoltare Cristo e obbedirgli.

Voglio parlarvi di ciò che vorrei mi fosse comunicato in quel momento. Il cancro del modernismo continua a farsi strada attraverso ogni singola cellula del corpo della Chiesa. La gerarchia della Chiesa è malata. Entrare in seminario oggi è come correre in un edificio in fiamme. Tuttavia, se sei chiamato a donarti a Gesù come sacerdote – se il Signore ti chiama per entrare in seminario – allora al diavolo le conseguenze.

Non importa che cosa ti accadrà dopo aver risposto fedelmente a Gesù.

Stavo parlando di tutto questo con un amico e lui ha detto: «In realtà è molto semplice. Il Signore vuole che tu sia un prete? Se sì, fallo. Se no, non farlo e trova il tuo percorso. Ecco fatto. Preoccupati per le altre cose». Questa non è follia! Questo è grande amore. Non importa cosa ti accadrà dopo aver risposto fedelmente a Gesù.

Dopo essere stati gettato in prigione, rinchiusi dalle autorità e condotti due volte alla presenza del sinedrio, Pietro e Giovanni non esitarono nemmeno un secondo a predicare la verità di Gesù Cristo.

«Seguirono il suo parere e, richiamati gli apostoli, li fecero fustigare e ordinarono loro di non continuare a parlare nel nome di Gesù; quindi li rimisero in libertà. Ma essi se ne andarono dal sinedrio lieti di essere stati oltraggiati per amore del nome di Gesù. E ogni giorno, nel tempio e a casa, non cessavano di insegnare e di portare il lieto annunzio che Gesù è il Cristo» (Atti 5:40-42).

Il sinedrio li colpì e se ne andarono gioiosi. Gli uomini del sinedrio credevano di infliggere sofferenze a quei santi uomini. Non sapevano che stavano dando agli apostoli il dono del «disonore per il nome». È vero, quei ragazzi non erano vescovi o cardinali. Non erano rettori o formatori o il tuo parroco. Ma o sei fedele al Signore e alla Sua Chiesa o non lo sei.

I santi uomini non hanno giocato al gioco di tenere la testa bassa fino all’ordinazione. Lo so bene. Alcuni dei miei buoni amici in seminario ci sono cascati. «Rimarrò solo per me stesso ed eviterò polemiche in modo da poter essere ordinato. Quando sarò ordinato, allora potrò essere schietto».

Perché Gesù non ha agito in questo modo? Perché Gesù non capitolò mai davanti alle autorità del tempo? Perché i santi non hanno agito in questo modo? Perché non è cristiano!

Anche nell’Antico Testamento i tre bambini del Libro di Daniele lo sapevano. Dopo che il re Nabucodonosor ordinò al suo popolo di «cedere e adorare l’immagine d’oro» sotto la minaccia di morire in una fornace ardente, Shadrach, Meshac e Abed′nego furono accusati di disubbidienza e portati alla presenza del re Nabucodònosor, il quale li interrogò chiedendo: «“È vero, Sadràch, Mesàch e Abdènego, che voi non servite i miei dèi e non adorate la statua d’oro che io ho fatto innalzare? Ora, se voi sarete pronti, quando udirete il suono del corno, del flauto, della cetra, dell’arpicordo, del salterio, della zampogna e d’ogni specie di strumenti musicali, a prostrarvi e adorare la statua che io ho fatta, bene; altrimenti in quel medesimo istante sarete gettati in mezzo a una fornace dal fuoco ardente. Qual Dio vi potrà liberare dalla mia mano?» (Daniele 3:14,15).

Ben sapendo che sarebbero stati immediatamente gettati in un fuoco divorante, si abbandonarono senza paura alla divina provvidenza e a Nostro Signore benedetto con il tipo di coraggio ineguagliato dal più valoroso degli uomini: «Ma Sadràch, Mesàch e Abdènego risposero al re Nabucodònosor: “Re, noi non abbiamo bisogno di darti alcuna risposta in proposito; sappi però che il nostro Dio, che serviamo, può liberarci dalla fornace con il fuoco acceso e dalla tua mano, o re. Ma anche se non ci liberasse, sappi, o re, che noi non serviremo mai i tuoi dèi e non adoreremo la statua d’oro che tu hai eretto» (Daniele 3:16-18)

Stanno dicendo: “Anche se Dio non mi salverà dalla violenza o dalla persecuzione, sarò fedele”. L’ultima volta che ho controllato, non c’erano molte persone che gettavano seminaristi e sacerdoti ortodossi e fedeli nelle fornaci ardenti, ma in questi nostri giorni la fornace è solo diversa, meno letterale.

Non c’è momento migliore per essere un seminarista e sacerdote nella Chiesa.

Per i sacerdoti ora la fornace è togliere loro ogni facoltà, o chiedere che vengano rimossi perché “inefficaci” e “divisivi”. Per i seminaristi, è l’ostracismo nella comunità del seminario, l’essere etichettati come “rigidi”, “troppo in bianco e nero”, “divisivi” o, peggio ancora, è l’espulsione dal seminario.

Ma come disse il grande papa San Pio X: «Non badare alla derisione e allo scherno dei malvagi. Abbi coraggio; non devi mai cedere, né c’è bisogno di cedere. Devi andare all’attacco con tutto il cuore, non in segreto ma in pubblico, non dietro porte sbarrate, ma all’aperto, alla vista di tutti».

Questo non vuol dire che i seminaristi debbano disubbidire al loro direttore spirituale, formatore o vescovo quando questi esercitano canonicamente la loro autorità data da Dio. Questa è una cosa diversa.

C’è una scena nel film American Sniper in cui il giovane Chris Kyle torna a casa per cenare con la sua famiglia dopo aver picchiato un altro bambino nel parco giochi per aver maltrattato il suo fratellino. Suo padre a cena gli parla e dice: «Ci sono tre tipi di persone in questo mondo. Ci sono pecore, lupi e cani da pastore. Alcune persone preferiscono credere che il male non esista nel mondo. Quelle sono le pecore. E poi hai predatori che usano la violenza per depredare i deboli. Quelli sono i lupi. E poi ci sono quelli che sono benedetti, con il prepotente bisogno di proteggere il gregge. Questi uomini vivono per affrontare il lupo. Sono i cani da pastore».

Se sei chiamato a essere sacerdote, sei chiamato a essere un cane da pastore. Alcuni uomini sono nati per essere sacerdoti, per essere cani da pastore, per proteggere il gregge di Cristo dall’eterno bugiardo, che per sempre «va attorno come un leone ruggente cercando chi divorare» (1 Pietro 5,8).

Credo di essere uno di loro e so di non essere solo. Ho trascorso un po’ di tempo in una diocesi per discernere la mia vocazione al sacerdozio. Poi sono andato in una provincia domenicana, solo per perdere temporaneamente la fiducia nella mia chiamata al sacerdozio. Ora, a Dio piacendo, tornerò in seminario il prossimo agosto, e non potrei essere più eccitato.

Non abbiate paura, fratelli. Quale momento migliore potresti chiedere per essere fedele a Gesù? Solo quando arrivano i lupi puoi distinguere il vero pastore di un gregge dal mercenario.

Non c’è momento migliore di questo per essere un seminarista e sacerdote nella Chiesa.

Non indietreggiare di fronte alla corruzione dilagante e al male. Non scappare da questo ostacolo. L’unico modo per uscirne è passarci direttamente in mezzo. Affida completamente al Signore la tua vita. Abbandonati alla divina provvidenza e lasciati condurre dallo Spirito.

Non perdere mai la tua Ora Santa quotidiana. Non dimenticare mai di recitare il Rosario, il “flagello del Diavolo”, come lo chiama san Pio da Pietrelcina. La Santa Madre Chiesa ha un disperato bisogno dei suoi figli fedeli che la assistano di nuovo in salute.

«”Raccoglierò il rimanente delle mie pecore da tutti i paesi dove le ho scacciate, le ricondurrò ai loro pascoli, saranno feconde e si moltiplicheranno. Costituirò su di loro dei pastori che le porteranno al pascolo, ed esse non avranno più paura né spavento, e non ne mancherà nessuna”, dice il Signore» (Geremia 23:3,4).

Se sei chiamato  a essere sacerdote, ti esorto vivamente a correre nell’edificio in fiamme. Prendete il largo con il cuore e calate le reti per la pesca. Scendi in campo nella battaglia.

Fonte: churchmilitant.com

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