Dal Terrore al Tepore. Il pensiero unico colpisce così
Non guardo mai la televisione, ma in questi giorni, essendo stato arruolato come nonno in servizio permanente effettivo e avendo un nipote di sei anni che tifa per i colori azzurri in ogni disciplina olimpica, dal taekwondo al tennistavolo, mi ritrovo qualche volta davanti allo schermo e così, tra una partita e l’altra, tra un canestro e una stoccata, un tuffo e una mossa di judo, mi è capitato di vedere uno spot della Presidenza del Consiglio dei ministri, intitolato Riprendiamoci il gusto del futuro, nel quale alcuni noti personaggi televisivi fanno con le dita il segno di vittoria e, sprizzando rassicurazione da ogni poro, battono l’indice e il medio aperti sul braccio: “V come vita, V come vittoria, V come vaccino”.
Ora, io non sono uno che si straccia facilmente le vesti davanti a simili spettacoli. L’unica cosa che lo spot mi ha strappato è un sorriso amaro. Certo, non mi fa piacere aver contribuito, con canone e tasse, alla produzione del suddetto teatrino, ma pazienza. La vera riflessione che mi è venuta è un’altra e mi è stata ispirata dal libro Coraggio! Manuale di guerriglia culturale, nel quale l’autore, François Bousquet, a un certo punto, parlando dei moderni padroni del pensiero, sottolinea che essi non hanno nulla di grandioso o di tragico, come quelli di una volta. Scordiamoci i grandi inquisitori alla Dostoevskij (o anche alla Star Wars, se è per quello). No, oggi gli implacabili dispensatori del pensée unique sono personaggi da talk show; le vestali del conformismo assoluto sono attrici televisive e “fighette femministe” (copyright Bousquet); i paladini del vaccinamente corretto sono “ayatollah della risata” (sempre copyright Bousquet).
Il che toglie ogni gusto al confronto e alla lotta. Uno può essere animato dalle migliori intenzioni polemiche e dal più sano gusto della battaglia, ma quando poi si trova davanti un Amadeus o un Paolo Bonolis o una Mara Venier che battono due dita sul braccio… ecco, ti viene alla mente il grande Flaiano: situazione grave ma non seria.
E allora? Allora, per ritrovare la voluntas pugnandi, occorre andare oltre l’apparenza. Togliamo agli Amadeus, ai Paolobonolis e alle Maravenier i loro sorrisi di plastica e cerchiamo di scorgere il retro del teatrino. Che cosa vediamo?
Bousquet dà una risposta: i tempi non sono più quelli del Terrore, ma del Tepore. Il tepore rassicurante del focolare televisivo, attorno al quale si riuniscono le brave famigliole obbedienti e i devoti credenti, fedeli alla superstizione scientista e pronti a far propria la narrativa condivisa. Ma non cadiamo nella trappola. Quando c’è di mezzo la propaganda, occhio: gratti una Fata Turchina ed ecco saltar fuori un Mangiafuoco. Gratti un bravo Figliuolo ed ecco un Sauron. Gratti un Amadeus ridens ed ecco i Draghi.
A.M.V.